venerdì 6 febbraio 2009

United Business of Benetton. Sviluppo insostenibile dal Veneto alla Patagonia.


Dietro alla tenda dai colori dell’arcobaleno, storie di sfruttamento, violazione dei diritti umani, minacce e ricatti, povertà e corruzione.
Il testo integrale è disponibile in formato PDF->(1.6MB).

Se per “sviluppo sostenibile” si intende un percorso di crescita economica attento e rispettoso delle culture originarie, dell’ambiente in cui si attiva e in generale del tessuto politico, sociale e culturale preesistente, quello proposto e imposto dalla Benetton non lo è. Nella sua propagazione dal Veneto all’estremo sud del mondo, lo sviluppo Benetton si è dimostrato quasi sempre “insostenibile”.
In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” del 12 maggio 2008, Luciano Benetton definisce la propria strategia imprenditoriale “capitalismo più creativo, sensibile alle esigenze dei meno fortunati del mondo”, “globalizzazione dolce”. In verità Benetton non ha mai smesso di alimentare l’immagine capital-progressiva della sua azienda. Negli anni, ha riproposto, rinnovato e aggiornato tecnologicamente, un anticonformismo che tende la mano ad una certa sinistra ambientalista e umanitaria non solo italiana, riuscendo a cucirsi addosso l’immagine del capitalismo dal volto umano ed a diventare il simbolo della responsabilità sociale, il paladino del capitalismo sostenibile.
Nel suo universo multicolore, Benetton predilige i colori dell’ecologia, della sostenibilità, della responsabilità, della trasparenza, dei diritti dei più deboli. I colori Benetton sono uniti contro i mali del mondo: è questo il messaggio che viene associato al marchio. Di fronte a tutte queste belle parole quasi ci si dimentica che la Benetton è una multinazionale che fattura centinaia di milioni di euro l’anno (l’utile netto del Gruppo nel 2007 è stato di 145 milioni di euro) e soprattutto ci si dimentica di chiedersi in che modo e con quali costi ambientali ed umani tutto questo avvenga.
Il libro ricostruisce, nelle sue tappe principali, il percorso dello sviluppo “insostenibile” del Gruppo veneto. Da questa ricostruzione esce fortemente incrinata, se non del tutto smantellata, la facciata buonista, umanitaria e socialmente responsabile con cui l’azienda si presenta al mondo, o quantomeno ne viene rivelato il suo essere nient’altro che una scelta, o un’esigenza di marketing.
Ciò che emerge da questa indagine è la malafede su cui è costruito tutto l’impianto pubblicitario e mediatico della Benetton: dietro alla tenda dipinta con i colori dell’arcobaleno ci sono, infatti, storie di sfruttamento, di violazione dei diritti umani, di minacce e di ricatti, di povertà e di corruzione, tutte situazioni alla cui eliminazione l’azienda di Ponzano dice continuamente di voler contribuire.La politica di sviluppo del Gruppo veneto consiste in questo: piantare croci da una parte e sventolare bandiere della pace dall’altra occultando, con il clamore mediatico di quest’ultime, il silenzio e la desolazione delle prime.
Attraverso questo libro diventano finalmente leggibili i nomi sulle croci che il percorso imprenditoriale di Benetton ha sparso per il mondo: sono i nomi dei contoterzisti veneti ormai abbandonati a se stessi o costretti a fallire, delle operaie del sud Italia costrette a subire ricatti e pressioni, degli sfruttati e sottopagati dell’Europa dell’est, dei bambini kurdi di Istanbul, dei Mapuche della Patagonia argentina.
In questo senso, la Benetton mostra di essere una protagonista di quella che Loretta Napoleoni ha chiamato “economia canaglia”, di un capitalismo teso solo al profitto e all’ampliamento delle distanze e delle diseguaglianze tra ricchi e poveri.

AUTORE
Pericle Camuffo (Grado, 1967) si laurea il Lettere presso l’Università di Trieste con una tesi sul rapporto tra filosofia e poesia in Biagio Marin. Dal 1995 è ricercatore presso il Centro Studi “Biagio Marin” di Grado e si occupa di poesia in dialetto dell’area giuliana. Ha pubblicato saggi e articoli su diverse riviste letterarie ed è redattore di “Studi Mariniani”. Nel 2000 pubblica Biagio Marin, la poesia, i filosofi, che gli vale il Premio Nazionale “Biagio Marin” nella sezione dedicata alla critica sul poeta gradese. Ha inoltre pubblicato tre libri di viaggio: Figli delle stelle (Edizioni della Laguna, Mariano del Friuli, 1999); Cose dell’altro mondo (La Bottega del caffè letterario, Roma, 2001); Walkabout. Ventimila chilometri sulle strade dell’Australia (Stampa Alternativa, Viterbo, 2004).Alterna l’attività di ricerca a quella di insegnamento di materie letterarie presso scuole secondarie di primo e secondo grado.

Autore: periclecamuffo@hotmail.com
Editore:
www.stampalternativa.it
redazione@stampalternativa.it Stampa Alternativa / Nuovi Equilibri, Strada Tuscanese Km 4,800 – 01100 Viterbo, Italia.

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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

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