martedì 7 aprile 2009

Palestina. Carovana sotto l’assedio, la cronaca della seconda giornata

Comincia il secondo giorno della carovana, che si è divisa in tre gruppi distinti. I ragazzi della carovana sono stati ospitati per la notte nel campo profughi Dheisheh; un gruppo di attivisti rimane per continuare le iniziative di solidarietà mentre un secondo gruppo viaggia per i villaggi e di territori prossimi al muro ed al confine di Israele dove forte è il livello dello scontro e della pressione dei coloni israeliani.L’ultimo gruppo si sposta verso nord a Nablus nei campi profughi ed in particolare ci sarà una visita con partita di calcio in un penitenziario trasformato in una struttura sportiva per i ragazzi dei campi. Ieri è arrivato anche il diniego del Governo Israeliano per il passaggio della carovana a Gaza dove il progetto di Sport sotto l’assedio porta avanti progetti dal 2004. Un divieto gravissimo che sottolinea il carattere di occupazione e di prigione a cielo aperto che rappresenta la striscia di Gaza.Il clima è comunque molto positivo e bello; comincia ora la parte più faticosa del viaggio ci confronteremo con realtà anche poco conosciute; siamo venuti soprattutto per ascoltare esperienze e condividere la possibilità di costruire qualcosa di differente anche con la pratica sportiva.
La corrispondenza della mattina. [ audio ]
Siamo a pochi chilometri da Nablus in un campo profughi presso un ex carcere trasformato in uno ostello e con strutture sportive.Il clima è stato pesante al posto di blocco Israeliano dove abbiamo aspettato più di mezz’ora assistendo alle consuete scene di vessazione della popolazione palestinese. La sensazione in Cisgiordania è che con l’operazione Piombo Fuso il problema sia diventato Gaza; la pressione israeliana è minore ma i problemi rimangono ed anche i momenti di incontro ufficiali tendono a spostare l’attenzione sulla striscia. Il rifiuto israeliano a fare entrare la carovana a Gaza è una chiara scelta in tal senso; entro la serata gli attivisti stessi della carovana invieranno un comunicato ufficiale di risposta. Per domani il gruppo di Nablus giocherà un incontro amichevole di calcio e visiterà i campi profughi incontrando le associazioni con cui si stanno portando avanti i progetti in campo sportivo e ricreativo.
La corrispondenza della serata. [ audio ]
A Jayyus, villaggio a pochi chilometri da Tel Aviv, nella zona di Qualqylia, il gruppo della Carovana fin qui approdato ha potuto toccare con mano la devastazione sociale ed economica causata dalla costruzione del muro. La terra coltivata, gli oliveti, i pozzi artesiani, tutto ciò che permetteva il sostentamento della popolazione locale è stato annientato dalla barriera israeliana. L accoglienza al Charity Center è ottima, il gruppo ha giocato e ballato con le centinaia di bambini e bambine presenti nel villaggio dando vita ad un nuovo murales sulle pareti esterne della scuola, dove ora campeggia la scritta "Il muro divide, lo sport unisce". Da novembre scorso l’organizzazione Against the wall organizza ogni venerdì le manifestazioni al muro, che qui è stato costruito fin da subito, nel 2002, in meno di un mese. Numerosi sono stati gli arresti tra la popolazione di giovani attivisti.
Partendo dal campo profughi di Dheisheh il terzo gruppo si è spostato in pullman presso il Centro Antiviolenza "Mehwar Center" di Beth Shour per conoscere le operatrici e per capire quale sia la situazione dei territori palestinesi rispetto alle violenze sulle donne. Il centro che il gruppo ha visitato è al momento l’unico attivo in Palestina e può ospitare fino a 35 donne. Risulta evidente come i diritti delle donne nei territori siano quotidianamente violati, data anche l’assenza di una legislazione specifica. Ci si rifà infatti ancora alla legge giordana, che nello specifico non condanna nemmeno chi uccide o violenta la propria moglie o la propria figlia. Dopo un altro incontro con alcuni gruppi di donne del campo di Dheisheh nel pomeriggio sono iniziati workshop di fotografia, musica e teatro che hanno visto la partecipazione di decine di bambini del campo. I workshop proseguiranno nei prossimi giorni.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!