Aumenta l’insofferenza delle donne saudite nei confronti della polizia religiosa, «muttawa», il braccio esecutivo del potente clero wahabita che garantisce stabilità ai regnanti Saud, alleati di ferro degli Stati Uniti. Di recente sono aumentati gli episodi che vedono per protagoniste donne che si ribellano a norme sociali insopportabili, fondate sulla netta separazione dei sessi e sull’oppressione della popolazione femminile.
Qualche giorno fa ad Hail una donna non ha esitato a sparare in aria per impedire agli agenti della «muttawa» di arrestare l’uomo con il quale si stava intrattenendo. «Ha aperto il fuoco permettendo al suo amico di evitare il fermo immediato e la detenzione», ha riferito sconsolato ai giornalisti Mutlak Nabet, responsabile della famigerata «Commissione per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio».
In un’altra località, Mubarraz, una donna ha colpito con un pugno un agente della polizia religiosa finito poi in ospedale.
«Le donne ma anche tanti sauditi maschi non ne possono più della muttawa. Gli agenti della polizia religiosa cominciano a pagare il prezzo di tanti anni di oppressione della popolazione», ha commentato Wajada Huwaidar, una attivista dei diritti civili.
Il regime «feudale» dei Saud – ai quali Stati Uniti ed Europa garantiscono una sorta di immunità dal rispetto delle norme internazionali relative ai diritti della persona – e le gerarchie religiose si accaniscono contro le donne. L’ultima fatwa (decreto religioso) in ordine di tempo, emessa dallo sceicco Abdel Karim Bin Abdullah al-Khadir, proibisce alle donne e in particolare alle studentesse di praticare qualsiasi attività sportiva, anche all’interno della scuola. Il quotidiano arabo al-Quds al-Arabi edito a Londra, riferisce che Al Khadir, membro del consiglio degli ulema, è intervenuto per frenare il fenomeno delle attività sportive nelle scuole femminili, a suo avviso «contrarie a quanto ordinato da Allah». Per lo sceicco saudita «il ruolo della donna è quello di occuparsi della casa e in particolare della crescita e dell’educazione dei bambini».
A nominare al Khadir, uno degli esponenti dell’ala più oltranzista dell’importante consiglio degli ulema, è stata la famiglia reale saudita che pure da anni ripete di voler finalmente garantire diritti alle donne negati da decenni. Alle saudite viene ancora vietata la guida degli autoveicoli e negato il diritto di voto. La loro libertà di movimento è estremamente limitata e deve svolgersi sotto la supervisione di un «mahram», un tutore in genere appartenente alla sua famiglia.

Tratto da Nena News