martedì 1 giugno 2010

Riflessioni dopo l'attacco israeliano alla Freedom Flotilla

Come si inserisce la cronaca di quanto è successo la notte scorsa nella complessità dello scenario globale nel tempo della crisi? Come leggere forzature, azioni e reazioni intorno al quadrante mediorientale in questo momento storico?
Mentre è necessario denunciare con forza il criminale atteggiamento di Israele e richiedere l'immediata liberazione degli attivisti della Freedonm Flotilla e la fine dell'assedio a Gaza è anche importante iniziare a interrogarsi sulla complessità della situazione globale e degli assetti internazionali in crisi. A seguire una serie di interviste che pongono all'attenzione di tutt@ i nodi della complessità del  periodo che viviamo.

Gerusalemme, aspettando l'alba

In piazza per chiedere una risposta dopo l'assalto alla flottiglia pacifista in viaggio per Gaza
''Bibi, Bibi al tidag od niré otkha beHaag''. "Bibi [Netanyahu] non ti preoccupare, ci vediamo alla [Corte Internazionale di Giustizia di] Hague". E ancora: "Democratia lo bonim al gufot shel peilim": "La democrazia non si costrusce sulla pelle degli attivisti".
Sono questi i due slogan più scanditi nella centralissima piazza Parigi, nel quartiere di Rekhavia, a pochi passi dalla residenza del primo ministro israeliano a Gerusalemme. Nel resto della città la vita prosegue con i ritmi di sempre. Qui, al contrario, alle sette di pomeriggio di ieri si sono dati appuntamento circa cinquecento dimostranti. Manifestano a supporto degli attivisti uccisi la notte scorsa. In gran parte sono giovani israeliani: "Per fermare la flottiglia - spiega Ada Pesim, studentessa all'Università Ebraica - bastava un cavo di acciaio da lanciare tra le eliche. In realtà il vero problema è quello di pensare di poter imporre la democrazia con la forza. A ciò va aggiunta la sconsiderata volontà, tanto israeliana quanto egiziana, di tenere sotto assedio un milione e mezzo di persone, per lo più profughi, all'interno di una minuscola striscia di terra.

Flotilla: uccisi 9 attivisti, 487 arrestati

48 internazionali verranno espulsi subito, sono 6 non 4 gli italiani detenuti in Israele

Sono nove gli attivisti internazionali uccisi nella notte tra domenica e lunedì dai soldati israeliani che hanno assaltato le sei navi della «Freedom Flotilla» dirette a Gaza con un carico di 10mila tonnellate di aiuti umanitari. I feriti sarebbero 45, in maggioranza turchi, alcuni dei quali in gravi condizioni (Israele parla anche di sei soldati feriti). Israele intanto, attraverso le dichiarazioni fatte stamani dal vice ministro della difesa Matan Vilnai, riafferma che non lascera’ passare altre navi con aiuti umanitari diretti a Gaza, facendo capire, nonostante la strage avvenuta, non esitera’ ad usare ancora la forza.

Il crepuscolo violento del Golfo

  • Nel link la diretta horror della falla attraverso il sito della BP.


    Qualcuno ha detto che Bill Clinton davanti alla crisi del Golfo sarebbe da tempo stato fotografato sulle spiagge della Louisiana con indosso una muta; l’istinto politico mediatico del 41mo presidente daltronde era leggendario  e non si può dire che Obama abbia lo stesso talento. La performance di Obama nell conferenza stampa sul disastro Deepwater  è stata probabilmente  il meglio che ci si potesse attendere date le circostanze catatstrofiche. Assunzione della responsabilità, empatia e comprensione per la gente della Lousiana (“io vengo dalla Hawaii dove l’oceano è sacro”) e una stoccata  sarcastica allo slogan (“drill, baby drill”) della massaia populista dell’Alaska. Sarah Palin naturalmente è stata fra le più entusiaste fautrici del teorema “il Golfo è la Katrina di Obama”; contro la demagogia della destra il presidente ha impiegato i suoi punti forti: razionalità e autorevolezza.

Napoli - Occupata Università Orientale in solidarietà con gli attivisti della Freedom Flotilla

Questa mattina, 1 Giugno 2010, Palazzo Giusso (Università Orientale) è stato occupato per denunciare i crimini commessi dallo Stato di Israele, il blocco imposto alla Striscia di Gaza e il barbaro attacco al convoglio umanitario, Freedom Flotilla, che ha causato almeno 9 morti e decine di feriti tra gli attivisti a bordo, nella notte tra il 30 e 31 Maggio.

Invitiamo tutti a partecipare al blocco dell'Università!

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!