domenica 30 gennaio 2011

Italia - Acqua pubblica la corte riapre al pubblico, in tutti i settori

di Ugo Mattei

Il deposito delle sentenze della Corte Costituzionale relative ai referendum sull'acqua non può che essere accolto con soddisfazione perché fa chiarezza su diversi punti. In effetti la bontà dell'impianto abrogativo che avevamo immaginato risulta confermata in termini non equivoci sia per quanto riguarda i referendum ammessi che quelli non ammessi. Dal primo punto di vista, particolarmente importante risulta la motivazione con cui la Corte ci consente di perseguire l'abrogazione dell'intero impianto del Decreto Ronchi. Se vincerà il «sì» non soltanto il servizio idrico integrato ma anche i trasporti pubblici locali, i servizi di raccolta e disposizione dei rifiuti e diversi altri servizi locali potranno essere organizzati con un'ampia varietà di strumenti pubblicistici o a vocazione pubblicistica. L'odioso obbligo di vendita a società per azioni motivate dal profitto potrà essere sconfitto; si apriranno spazi nuovi per una gestione finalmente democratica e partecipata di quanto appartiene a tutti. Tutto ciò in pienissima armonia con il diritto europeo.

Egitto in rivolta: il risveglio del gigante


di Marco Hamam

“Heyya fawda!, E’ caos!”. Questo il titolo dell’ultimo lungometraggio del regista egiziano Youssef Chahine che descriveva, nel 2007, lo stato caotico e ingovernabile al quale è giunto l’Egitto la cui vita civile è da decenni ostaggio degli umori degli ufficiali e dei commissariati di polizia.
Una “mafia” dentro il regime, che nessuno è mai riuscito a governare. Il protagonista del film, Hatem, un ufficiale di polizia, appunto, impone le sue voglie a tutti con la minaccia continua della galera e della tortura. Persino l’amore Hatem vorrebbe imporre alla bella Nur, la sola a non aver paura del boss della polizia. Ma Hatem non sa cosa vuol dire essere rifiutato e pensa che violentandola otterrà quell’amore che nessuno gli aveva mai dato e che lui aveva sempre intimamente desiderato… Profetico il titolo, profetica la trama del film di Chahine, malgrado non creda che il regista scomparso si sarebbe mai immaginato che in Egitto esplodesse un caos di tutt’altro tipo.
Un solo slogan, scandito in tre tempi: “Il popolo / vuole / il rovesciamento del regime”. Sono queste le parole che per il terzo giorno consecutivo risuonano, più di ogni altra, in ogni angolo del più importante Paese mediorientale, ago della bilancia degli equilibri nella regione. Forse pizzicati nel loro orgoglio dalle rivolte di questo “piccolo”, relativamente periferico, paese nordafricano, che è la Tunisia - a cui non si può negare il merito di aver aperto una nuova pagina nella storia di questa regione - gli egiziani hanno deciso di sfogare la rabbia repressa e di rompere un silenzio che è durato perlomeno 30 anni, tanti quanti sono gli anni di governo che il presidente Mubarak avrebbe compiuto il 14 ottobre di quest’anno.

venerdì 28 gennaio 2011

Egitto - Gli ultimi faraoni


Magreb - Limesdi Lucio Caracciolo
Meglio un dittatore amico che il caos. O peggio un democratico nemico. Questa premessa non scritta ma inossidabile orienta da sempre le politiche occidentali verso i regimi postcoloniali in Africa e in Medio Oriente.
Che siano capi di governo o di grandi aziende spesso più influenti dei governi, i leader americani ed europei accuratamente distinguono tra princìpi e prassi. Pur proclamando ideali eterni e universali, li ignorano, qui e ora, in nome della sicurezza nazionale.
Contro il terrorismo e la proliferazione delle armi di distruzione di massa, per la garanzia degli approvvigionamenti energetici, l'importante non è la qualità del regime cui ci si appoggia ma il risultato immediato.
Non pare che i nostri leader abbiano cambiato idea, ma almeno cominciano a dubitare delle verità ricevute. Perché sono i fatti che stanno cambiando. In modo tale, e tanto rapido, da mettere in discussione decenni di doppiezza.
È davvero utile aggrapparsi a regimi che rischiano di essere spazzati via dalla protesta? Abbiamo ancora la possibilità di influenzare gli eventi, o la lunga stasi intellettuale e strategica ci condanna all'impotenza?

giovedì 27 gennaio 2011

Messico - COMUNICATO DEL CCRI-CG DEL EZLN sulla morte del vescovo don Samuel Ruiz.

ezln



Al Popolo del Messico:
Il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale esprime il suo cordoglio per la morte del Vescovo Emerito Don Samuel Ruiz García.

Nell’EZLN militano persone di diversi credi religiosi e non credenti, ma la statura umana di questo uomo (e di chi, come lui, cammina dalla parte degli oppressi, degli sfruttati, dei disprezzati) ci induce ad esprimere la nostra parola.

Anche se non sono state poche né superficiali le differenze, i disaccordi e le distanze, oggi vogliamo rimarcare l’impegno ed il percorso che non sono solo di un individuo, bensì di tutta una corrente all’interno della Chiesa Cattolica.

Don Samuel Ruiz García non si è distinto solo per un cattolicesimo praticato tra e con i diseredati, con la sua squadra ha formato anche una generazione di cristiani impegnati in questa pratica della religione cattolica. Non solo si è preoccupato per la grave situazione di miseria ed emarginazione dei popoli originari del Chiapas, ma ha anche lavorato, insieme all’eroica squadra pastorale, per migliorare quelle condizioni di vita e morte.

mercoledì 26 gennaio 2011

Messico - Addio degli indios a don Samuel.

di Hermann Bellinghausen

Don Samuel Ruiz riceve l’omaggio più gradito: quello degli indios
È interminabile il fiume di persone che sfilano davanti al feretro del Tatic Samuel Ruiz García. In migliaia, di ogni età e condizione sociale, vogliono vederlo per l’ultima volta. È molto probabile che tutti l’abbiano conosciuto, o almeno visto di persona, e forse toccato.
Dall’alba, quando sono arrivati suoi resti nella cattedrale, buona parte della popolazione di questa città è venuta a vederlo. Si sono visti ex funzionari di diversi governi. Gente arrivata di altri stati. E molti indigeni. Prima dai municipi vicini come Zinacantán e San Juan Chamula. Poi San Andrés, Huixtán, Altamirano, Amatenango del Valle, Comitán. E poi Salto de Agua, Sabanilla, Palenque. Un fiume di gente scossa. Alcuni accarezzano il vetro che copre la bara, lo baciano o dicono qualcosa a voce bassa, nient’altro per il Tatic.
Hanno officiato le celebrazioni religiose i parroci chiave nella costruzione della chiesa indigena, che è il lascito sociale, e non solo religioso, di Ruiz García. Si sono convertiti vivendo nelle parrocchie di Simojovel (Joel Padrón), Tila (Heriberto Cruz Vera), Miguel Chanteau (Chenalhó), Gonzalo Ituarte (Ocosingo). Una generazione di preti politici: chi non incarcerato, espulso dalla Migrazione, minacciato dagli allevatori o calunniato sui media locali.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!