lunedì 10 novembre 2014

Messico - La resistenza della Comunidad Indígena Ñatho de San Francisco Xochicuautla


Il Messico vive in questi giorni una forte mobilitazione per il massacro degli studenti di Ayotzinapa. Il narco-stato, la forma oggi del potere nel paese non è solo terrore cieco e anche una militarizzazione della società che si accompagna al saccheggio del territorio. A scendere in piazza oggi sono migliaia di studenti che sfidano la repressione insieme alle tante lotte di cui in molti casi sono protagoniste le popolazioni indigene. 
Una di queste lotte si svolge San Francisco Xochicuautla, che sarà la sede di inaugurazione del Primo Festival Mondiale delle ribellioni e resistenze al capitalismo.
Comunità Indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla
Stanno combattendo una lotta per la difesa del territorio. Al centro dell’opposizione è la costruzione della nuova autostrada Toluca-Lerma voluta dallo stato del Messico. 
Sono la Comunità Indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla, appartenente al Congresso Nazionale Indigeno, che insieme agli abitanti della zona fronteggiano un progetto di devastazione ambientale fatto in nomi degli interessi immobiliari ed industriali della zona.
Dalla loro parte c’è anche una sentenza 647/2011 del Tribunal Colegiado de Toluca che ha ordinato al magistrato del Tribunal Unitario Agrario con Distrito Nueve di annullare la vendita ed espropriazione di alcuni terreni. 
Ma anche di fronte ad un atto giudiziario gli interessi che stanno dietro al progetto non vogliono fermarsi. 
Lo scorso 3 novembre per la terza volta quest’anno circa 600 uomini armati della Secretaría de Seguridad Ciudadana del Estado de México sono entrati nel bosco Otomí Mexica per proteggere militarmente i lavoratori dell’Impresa Autovan, SA.
Di fronte a questa ennesima provocazione gli indigeni e gli abitanti della zona hanno raggiunto la zona ed armati della sentenza del tribunale hanno cercato un dialogo. Di fronte al fatto che i macchinari invece che fermarsi continuavano ad avanzare hanno iniziato un blocco facendo una catena umana ed alcuni di loro sono stati arrestati per essere poi scarcerati dopo alcuni giorni.
Cosa c’è in gioco?
Dietro l’illegale ed arrogante avanzata dei lavori c’è un progetto immobiliare fatto di costruzioni residenziali, accompagnate da un campo da golf ed insediamenti industriali. La nuova autostrada dovrebbe essere la strada d’accesso alla nuova speculazione. 

sabato 8 novembre 2014

Kurdistan - Sto andando a Kobanê per combattere per l’umanità

Kader Ortakaya, uccisa ieri al confine dai soldati, prima di entrare a Kobanê aveva scritto una lettera da far avere alla sua famiglia. Ortakaya ha perso la vita prima che la lettera raggiungesse i suoi genitori. Nella lettera ha scritto che andava a Kobane per combattere per l’umanità e chiedendo alla sua famiglia di sostenere la sua lotta. Ortakaya faceva parte del Partito dell’Iniziativa per la Libertà Sociale (TÖPG) e studiava all'Università Marmara.

Ecco la lettera scritta da Ortakaya alla sua famiglia prima di andare a 
Kobanê per unirsi alla storica resistenza:


“Cara famiglia,
Sono a Kobanê. Questa guerra non è solo una guerra del popolo di Kobanê, ma una guerra per tutti noi. Mi unisco a questa lotta per la mia amata famiglia e per l’umanità. Se oggi manchiamo nel vedere questa guerra come una guerra per noi, resteremo soli quando domani le bombe colpiranno le nostre case. Vincere questa guerra significa che vinceranno i poveri e gli sfruttati. Io credo di poter essere più utile unendomi a questa guerra che andando a lavorare in un ufficio. Probabilmente vi arrabbierete con me perché vi rendo tristi, ma prima o poi capirete che ho ragione.
Auguro a tutte e tutti di vivere liberamente e da uguali. Non voglio che nessuno venga sfruttato per tutta la vita per avere un pezzo di pane o un riparo. Perché questi desideri si avverino, bisogna lottare e combattere.
Ritornerò quando la guerra sarà finita e Kobanê sarà riconquistata. Quando tornerò per piacere accogliete anche i miei amici. Per piacere non cercate di trovarmi. È impossibile farlo. Una delle ragioni importanti per la quale sto scrivendo questa lettera è che non voglio che facciate sforzi per trovarmi e che ne soffriate. Se mi succede qualcosa ne sarete informati.
Se non volete che venga incarcerate e torturata in carcere, per piacere non rivolgetevi alla polizia o ad altre istituzioni dello stato. Se lo farete, io, voi e i miei amici, tutti ne soffriremo. Non dite nemmeno ai nostri parenti che sono andata a Kobanê in modo che non sarò incarcerata quando tornerò. Strappate questa lettera dopo averla letta.

venerdì 7 novembre 2014

Messico - Di nuovo in piazza. Ayotzinapa: con V di Vendetta

Si è svolta il 5 novembre una nuova giornata di mobilitazione per il massacro degli studenti di Ayotzinapa.
Intanto per la cronaca è stato arrestato l’ex sindaco di Iguala José Luis Abarca Velázquez e sua moglie, ricercati come "autori inte
llettuali" della sparizione dei 43 studenti, della morte dei tre studenti, della donna che viaggiava in un taxi e dei due membri della squadra di calcio Avispones de Chilpancingo, che sono stati aggrediti dalla polizia dei municipi di Iguala e Cocula per ordine del sindaco.
Proponiamo in attesa della cronaca della giornata una riflessione apparsa su La Jornada, quotidiano messicano, firmata da Luis Hernandez Navarro che spiega quel che sta succedendo.


In ogni marcia per esigere la presentazione in vita dei 43 normalisti di Ayotzinapa desaparecidos, centinaia di giovani partecipano coprendosi il volto con la maschera bianca stilizzata con sorriso, “bigote” e la barba a punta. La maschera riproduce quella utilizzata dal rivoluzionario inglese del secolo XVII Guido Fawkes. Gli hackers di Anonymous l’hanno resa celebre in molti paesi.

Un chiaro esempio di come la realtà imita l’arte, l’uso di questa maschera ha origine dal fil V di Vendetta (o V di Venganza in ispanoamericano), elaborata a partire da un fumetto dello stesso nome e con l’ispirazione di un altro film memorabile la Battaglia d’Algeri. Nella storia un audace attivista solitario – che nel comics si inspira al rivoluzionario britannico Guido Fawkes (1570-1606) – si propone di combattere contro il governo fascista della Gran Bretagna.

Adottata da molti movimenti contro il sistema, la maschera è diventata una icona della cultura degli indignados, in un simbolo che rappresenta la ribellione di fronte ad un potere dispotico e all’avarizia corporativa. Chi la usa occulta la sua identità dietro di essa e nello stesso tempo afferma la sua appartenenza ad un collettivo.

Nel momento centrale del film V annuncia al popolo londinese: Se vedete lo stesso che vedo io, se sentite lo stesso e se volete trovare lo stesso che voglio io, vi chiedo di apparire insieme a me nello stesso anno fuori dal Parlamento ed insieme gli daremo un 5 novembre che nessuno dimenticherà mai. Il film finisce con una scena in cui la moltitudine disarmata con la maschera, marcia con l’intenzione di distruggere il Parlamento.

giovedì 6 novembre 2014

Messico - Attacco contro la Comunità Indigena Ñatho

DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO E L’EZLN 

3 novembre 2014

Alla Comunità indigena Ñathö San Francisco Xochicuautla


Alla Sexta Nazionale e Internazionale


Ai Popoli del Mondo

Oggi, di nuovo i nostri fratelli e le nostre sorelle della Comunità Indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla, hanno difeso il loro territorio dalla distruzione e dalla voracità con cui si vuole imporre ad ogni costo un’autostrada di quelli che stanno sopra per quelli di sopra, violando le leggi messicane ed internazionali.

martedì 4 novembre 2014

Messico - Dichiarazione congiunta del Congresso Nazionale Indigeno e dell'EZLN

Sull'intromissione nelle terre comunali della Comunità indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla e l'attentato contro Lauro Baumea della Tribu Yaqui.

Alla Comunità indígena Ñathö di San Francisco Xochicuautla
Alla Tribu Yaqui
Alla Sexta Nacional e Internacional
Ai Popoli del Mondo
Una volta ancora il dolore e l’indignazione dei popoli in ribellione e resistenza, che formiamo il Congresso Nazionale Indigeno fa unire le nostre voci, rabbia e dolore, ora per i nostri specchi della Comunità indigena Ñathö di San Francisco Xochicuautla e per i difensori dell’Acqua della Tribu Yaqui.
I nostri fratelli e sorelle di Xochicuautla hanno difeso i loro boschi, opponendosi alla costruzione dell’autostrada privata Toluca-Naucalpan, perché sanno che dai loro alberi, le loro montagne, le loro vene d’acqua sorge la vita. 
Hanno vinto un processo che proibisce i lavori nelle loro terre comunali e dal 8 ottobre di quest’anno, lavoratori dell’impresa protetti da gruppi tattici della “secretaria de seguridad ciudadana del Estado de México” stanno invadendo queste terre, tagliando centinaia di alberi. Tutto questo perché al malgoverno non interessa se noi che stiamo in basso usiamo le loro leggi per difenderci, rompono le loro stesse leggi per distruggerci, perché per questo le hanno costruite.
Ci sono atti di vera e propria provocazione, persecuzione, ostilità ed ingresso illegale nel territorio comunale: l’impresa di costruzione Autovan, guidata da un tale chiamato Fernando Ambriz, ha fatto irruzione, facendo correre la voce tra la popolazione che chiunque avesse cercato di fermare i lavori sarebbe stato arrestato. 
L’impresa non ha nessun documento che avvalli la sua presenza, dato che c’è una sentenza che definisce nulle le assemblee fatte per “permettere” il passaggio del progetto e invalida il “convenio de ocupación previa” e tutto quello che c’è annesso. Una sentenza che compie quanto stabilito dal magistrato Jorge J. de Silva Cano del tribunale unitario agrario con sede a Toluca.
Nuovamente lo Stato messicano per mezzo del governatore Eruviel Ávila Villegas viola in maniera flagrante i nostri diritti e non obbedisce ai pareri giudiziari emessi dai tribunali, utilizzando ancora una volta in maniera distorta il proprio potere. Agisce così perché è contro di noi, popoli originari.
Ci fa male anche quello che sta succedendo ai nostri fratelli della millenaria ed eroica Tribù Yaqui, che stanno difendendo la vita e l’acqua: l’attentato contro la vita del compagno Lauro Baumea, a cui hanno incendiato due macchine dentro casa e a cui hanno detto che la prossima volta non saranno solo le macchine a bruciare..
Questi attentati contro la vita sono in tutto il paese, perché la mafia pericolosa che è lo stato messicano è contro tutti quelli che difendono, come noi, la terra, le sue risorse; Utilizzano la paura e il terrore perché pensano che così noi che stiamo in basso non ci muoveremo, non ci organizzeremo ma invece questa guerra che sentiamo contro di noi e che ci addolora non ci farà annichilire, perché il dolore e la rabbia che proviamo ci unisce e costruiamo ribellione e resistenza. E’ la dignità che nutre la nostra lotta.
Esigiamo che si rispetti il bosco di Otomí-Mexica e Comunità indígena Ñathö di San Francisco Xochicuautla!
Esigiamo la cancellazione della Autostrada privata Toluca-Naucalpan e che il territorio Ñatho sia protetto completamente!
Esigiamo che non si minacci la vita di Lauro Baumea e il rilascio di Mario Luna e Fernando Jimenez fratelli della tribu Yaqui!

Il loro dolore è il nostro, la sua rabbia è la nostra!

Mai più un Messico senza di noi

28 di Ottobre del 2014
Congresso Nazionale Indígeno

Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale



BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!