lunedì 30 marzo 2015

Tunisi - Intervista intorno alla Siria con Maria Al Abdeh e Giuliana Sgrena


Vi proponiamo due interviste dedicata alla Siria.
La prima è con Maria Al Abdeh durante i lavori del Forum e con lei, che oggi vive in Francia dopo essere tornata in Siria nel 2012 ed essere stata costretta a lasciare il paese poco dopo, parliamo di quello che sta succedendo.
La seconda è con Giuliana Sgrena con cui affrontiamo brevemente anche l’acuirsi del conflitto in Yemen da inquadrare nel contesto dello scontro tra Arabia Saudita e Iran.

INTERVISTA A MARIA AL ABDEH

Con te vorremmo ripartire proprio dal 2012, dal periodo nel quale le proteste in Siria contro il regime di Assad sono state ferocemente represse.

Per quaranta anni in Siria non c’è stata società civile, le organizzazioni erano tutte controllate dai servizi del regime. Nel 2012 la rivoluzione era già iniziata, in maniera molto pacifica.
In quel momento molto rapidamente tutti i leader del movimento pacifico sono stati arrestati e tutti gli estremisti sono stati fatti uscire dalle prigioni di Assad .
Vi faccio un esempio che è quello di Ghiath Matar, che era un giovane di 25 anni che partecipava ai movimenti sociali, che offriva dei fiori ai soldati che sparavano. E’ stato arrestato e restituito morto tre giorni dopo ai genitori.
Negli stessi giorni un leader estremista, che oggi governa la regione di Rutah, è stato liberato dalle prigioni di Assad. Tutto quello che si vede oggi Assad l’ha preparato dicendo che combatteva gli estremisti, ancora prima che ce ne fossero, quando invece c’erano richieste sociali di libertà, giustizia, uguaglianza e c’erano slogan come “il popolo siriano è uno”. Con la crescita della violenza, perché all’epoca abbiamo visto come il regime bombardava i civili, è chiaro che i giovani hanno iniziato ad armarsi. Inoltre il regime ha fatto uscire tutti gli estremisti che hanno, come dire, raggiunto la rivoluzione, creando così questa situazione di violenza e di caos che si vede oggi.


Adesso che si è creato uno scenario completamente nuovo con la creazione dello stato islamico proprio a partire dalla Siria, Assad viene presentato come un combattente per la libertà.

Numero uno. Ci sono delle cose molto semplici da sapere sulla Siria. Ho già detto che moltissimi estremisti sono stati fatti uscire da prigione da Assad. Numero due: la violenza di Assad è la fabbrica di tutto quello che vediamo. Molti giovani sono stati arrestati e torturati nelle maniere più orribili nelle prigioni; non ci si deve stupire che siano passati dalla parte dell’estremismo. La produzione dell’estremismo si è costruita nelle prigioni di Assad, questo è molto importante da sapere. Numero tre. Assad gode di un’ impunità internazionale. Può commettere crimini come bombardare la popolazione con prodotti chimici. E’ certo, perciò, che si è prodotto un’escalation di violenza.
Non bisogna inoltre dimenticare che Daesh e Assad continuano ad avere delle relazioni. Il petrolio è comprato e venduto tra i due stati.
L’ultimo esempio che voglio fare è rispetto alla città di Raqqa, che è stata presa da Daesh nel 2013. Daesh ha preso il più grande edifico della città. Assad ha bombardato tutta la città, tranne questo edifico. Quindi Daesh è un prodotto della modernità, di tutti i problemi contemporanei, ma anche e certamente un prodotto di Assad. Lo ha creato per dire che è il solo a poterlo combattere.
C’è una campagna in Siria che si chiama “Same Shit” per dire che Assad e Daesh sono la stessa cosa, questo è il sentimento tra i siriani. Io ho molti amici che sono stati arrestati da Assad e allo stesso tempo arrestati o ricercati da Daesh. Per noi sono la stessa cosa.


Noi dall’Europa stiamo guardando con attenzione e solidarietà la lotta dei curdi nella zona del Rojava, voi come la vedete come siriani?

sabato 28 marzo 2015

Tunisi - Intervista a Lina Ben Mhenni

Non bisogna dimenticare le libertà quando si parla di terrorismo

Incontriamo Lina al Campo Al Manar, sede del Forum Sociale Mondiale. 
Con lei affrontiamo il tema delle normative antiterrorismo che il governo si appresta a varare ed in generale le preoccupazioni condivise, come abbiamo sentito in questi giorni da molti, di un restringimento degli spazi di libertà.

Stiamo parlando di un insieme di articoli di legge che contengono tra l’altro un via libera all’azione della polizia.
Leggi che si aggiungono all’uso già spregiudicato di alcune norme, come la Legge 52 in materia di detenzione di stupefacenti che vengono utilizzate per fermare ed arrestare i giovani e soprattutto gli attivisti. Proprio nei mesi scorsi c’è stata una ampia campagna dedicata alla richiesta di riforma di questa legge.

Iniziative e mobilitazioni che che si aggiungono a campagne come "Anch’io ho bruciato un posto di polizia" per denunciare come i giovani e non solo che hanno dato vita alla rivoluzione oggi siano processati con accuse provocatorie volte a criminalizzare l’opposizione (sono già più di 130 i processi in corso) e di contro le morti e dei violenze fatte dalla polizia restino impunite.
Durante il governo di Ennadah prima e l’attuale governo pentapartito (di cui i maggiori "azionisti" sono Nida Tunes e di nuovo Ennadah) dunque la tendenza securitaria si fa strada e per questo è ancora più importante la costante attenzione e denuncia degli episodi anche piccoli di restringimento delle libertà.

Ne è un esempio il processo che si svolgerà il 31 marzo a cinque giovani ragazzi della zona di Sidi Bouzid accusati con l’articolo 27 per aver postato in Facebook dei messaggi contro l’esercito. D’altronde la legislazione tunisina di riferimento è ancora quella di inizio secolo e l’avvio dei meccanismi della giustizia tradizionale, necessari in un paese che ha attraversato la rivoluzione sono ancora ben distanti. Tutte questioni queste che vengono affrontate ancheall’interno di una nuova iniziativa dal basso Men 7a99i promossa dall’associazione Accun.

Questi argomenti, accompagnati dalla richiesta di giustizia sociale e nuovi diritti come abbiamo visto in questi giorni sono al centro dell’attenzione degli attivisti, ben consapevoli che l’avanzata di politiche securitarie non è un fatto solo locale ma si inserisce in un quadro generale.

In questo senso molti attivisti, pare lo stesso Fronte Popolare non parteciperanno alla manifestazione convocata dal governo per domenica contro il terrorismo, a cui parteciperanno molte delegazioni internazionali (per l’Italia è previsto l’arrivo di Renzi e della Boldrini).

"Al corteo ci sarà chi è causa dell’orrore del Bardo, tra cui Ennadha che è causa di quel che è successo" dicono in tanti riferendosi alle coperture date dal partito islamico all’integralismo, come è stato denunciato con forza durante le mobilitazioni dopo gli omicidi di Chokri Belaid e Mohamed Brahmi due anni fa.


Oggi invece si svolgerà la manifestazione di chiusura del Forum Sociale Mondiale che partirà nel pomeriggio dal campo Al Manar.


INTERVISTA A LINA BEN MHENNI


D. Mentre i riflettori dei media internazionali sono puntati sulla Tunisia per quello che è successo al Bardo, gli attivisti condividono delle preoccupazioni rispetto alla sicurezza ma soprattutto rispetto alla legge antiterrorismo che potrebbe limitare le libertà personali.

L. In questi giorni tutti parlano della legge antiterrorismo e io ho sentito delle proposte che mi spaventano riferite al fatto che bisogna dimenticare le libertà quando si parla di terrorismo.
Questo mi fa davvero molta paura ed ho già visto dei segnali molto allarmanti perchè vedo che ogni volta che critichiamo delle violazioni dei diritti umani, ogni volta che critichiamo la violenza poliziesca ci sono persone che ci danno addosso in nome della lotta contro il terrorismo, dicendo “Lasciateli fare, stanno combattendo il terrorismo”.

venerdì 27 marzo 2015

Tunisi - Percorsi ed esperienze post-14 del paese dei gelsomini



Autogestione ed autonomia al Village Nomad, le lotte per la giustizia climatica e per la libertà d’espressione 

Dopo la pioggia battente che ha accompagnato la manifestazione d’apertura del Forum Sociale Mondiale, mercoledì al Campo Al Manar splendeva il sole.
L’immagine del Forum è quella che ci aspettavamo: centinaia di workshop in contemporanea nelle diverse aree tematiche (Citizenship, Alternatives, Dignity, Planet, Borders, Justice), migliaia di persone che camminano con il librone del programma alla ricerca della sala… ma che inevitabilmente si perdono tra i mille corridoi delle molte Facoltà del campus. All’ingresso c’è un po’ di coda, in parte dovuta ai “controlli” che vengono effettuati casualmente tra chi entra.

La coreografia è composta da striscioni, cartelli, canti, cori, centinaia di volantini con programmi di questo o quell’argomento. Una babele. L’immagine di tante realtà, ma anche dell’innegabile difficoltà di condividere e non rappresentare. Ma questo è il Forum Sociale Mondiale: così è nato e così andrà in scena fino a sabato.
Domenica andrà in scena la manifestazione internazionale contro il terrorismo, convocata dal Governo tunisino, a cui parteciperanno in rappresentanza dell’Italia anche Matteo Renzi e Laura Boldrini. Sulle relazioni italo-tunisine c’è tanto da dire e lo faremo in un approfondimento specifico.
Oggi è proprio alla realtà tunisina che ci vogliamo dedicare, prima di passare nei prossimi giorni a “viaggiare” verso altri lidi ed argomenti.

La Tunisia e le sue molteplici espressioni.
Un paese che tra mille traversie in questi anni è stato un laboratorio aperto, denso di contraddizioni ma vivissimo, e che oggi affronta un’altra sfida: non piegarsi al terrore dell’integralismo e nel contempo contrastare l’autoritarismo che è sotteso alle nuove leggi speciali che il governo si appresta a varare, che potrebbero fortemente limitare le libertà personali.
La Tunisia, paese in cui le contraddizioni svelate dalla primavera araba sono ancora tutte aperte: quelle economiche, sociali ed anche politiche.
La Tunisia con le donne come protagoniste della scena sociale e determinanti in molte occasioni: durante il governo di Ennahda, fermando i molteplici e subdoli attacchi “dell’islamismo moderato” ai diritti delle donne, oggi, in prima fila a reclamare diritti e libertà, nell’era del nuovo governo di larghe intese capeggiato da Nida Tounes.
La Tunisia post-14, fatta di tante piccole realtà che hanno cominciato a muovere i primi passi, sperimentando la possibilità di “associarsi” liberamente al grido di “degage”.
Una Tunisia dal basso, poco raccontata ovviamente anche in questi giorni quando i riflettori del mondo si sono accessi dopo l’attacco integralista al Museo Bardo.

Le interviste che oggi proponiamo sono un piccolo spaccato di una società civile che cerca di costruire un’alternativa al terrore, consapevole che è necessario un cambiamento radicale, che non accetta le semplificazioni che vorrebbero, attraverso “l’emergenza terrorismo”, restringere spazi di libertà, faticosamente difesi e conquistati.

AUTOGESTIONE ED AUTONOMIA
Uno dei fili conduttori in questi anni delle nostre relazioni in Tunisia è stato il sostegno e lo scambio con le esperienze di base che sperimentano pratiche di autogestione ed autonomia.
Sono stati proprio questi argomenti ad essere al centro dell’incontro poche settimane fa a cui abbiamo partecipato lo scorso gennaio a Sbeitla promosso da GVC all’interno del progetto Périphérie Active.


I Centri Media Comunitari, i collettivi come Blech7ess, così come l’esperienza dei blogger indipendenti, sono lo specchio di una tensione che è reale soprattutto tra le giovani ed i giovani tunisini che mirano a costruire un modo di praticare l’azione collettiva senza deleghe, direttamente, in autonomia.
Come far sì che non solo queste esperienze possano crescere, possano esprimersi liberamente ma possano ampliarsi a tan@?
Queste sono le tematiche al centro della discussione di molte realtà che compongono lo spazio Village Nomad al Forum Sociale Mondiale.
Percorsi ed esperienze che sono oggi quanto mai fondamentali sia contro l’oscurantismo integralista religioso, sia per rompere con l’autoritarismo e con l’idea di una democrazia blindata che si vorrebbe imporre utilizzando come pretesto ciò che è successo al Bardo.
Questi percorsi ed esperienze, a volte carsici, sono stati fondamentali in tanti momenti dopo la rivoluzione, per bloccare i tentativi restrittivi delle libertà portati avanti dall’islam “moderato” di Ennahda e non solo.

Sono inoltre centrali per combattere la repressione e la criminalizzazione degli attivisti.
Ne sono esempio le campagne “Anch’io ho bruciato un commissariato di polizia” e “Men-7a99i – I miei diritti” che denunciano l’impunità nei confronti dei poliziotti e l’utilizzo di leggi (come quella sugli stupefacenti) come mezzo per criminalizzare giovani attivisti.

Abbiamo incontrato Wassim Ltaief proprio mentre si stanno ultimando i lavori di auto-costruzione delle strutture per ospitare il Village Nomad.

mercoledì 25 marzo 2015

Tunisia - In marcia fino al Bardo per la libertà contro terrore ed oppressione



In migliaia sotto la pioggia interviste con tunisin@, iracheni, nigeriani, palestinesi, curdi 

C’era attesa per la manifestazione d’apertura del Forum Sociale Mondiale 2015 che ha scelto di arrivare davanti al Museo Bardo. In orario superpuntuale alle 15.00 precise il corteo è partito da Bab Saadoun per dirigersi verso il Bardo.
Una pioggia battente ha accompagnato la partenza dei manifestanti.
Ad aprire la manifestazione le realtà tunisine, il sindacato, le organizzazioni di donne, una lunga bandiera palestinese, che non poteva mancare e poi tante e tanti, soprattutto giovani che affermano tra slogan e canti che contro il terrore ci vuole libertà. Che non si può giustificare con la lotta al terrorismo la restrizione degli spazi di democrazia, che ci vuole giustizia sociale reale.
Arrivati davanti al Bardo sono continuati gli interventi, gli slogans davanti alle transenne poste di fronte al cancello del Museo. Poliziotti e un mezzo blindato facevano bella mostra, ma come ci hanno detto tanti manifestanti "la sicurezza non è la presenza di polizia ed esercito, ma la presenza, la forza, la lotta della gente per non tornare indietro e continuare a conquistare i diritti, le libertà che ci hanno portato ad abbattere Ben Ali".
Certo la strada è complessa, come è complesso il mosaico di interessi che vorrebbero dettare le proprie leggi in questo piccolo paese ed in tutta la regione.
Il paese dei gelsomini è piccolo ma grandi sono le sfide che stanno affrontando le donne e gli uomini che oggi hanno voluto dire "non abbiamo paura".
Per noi essere insieme a loro, manifestare sotto la pioggia di Tunisi è parte del cammino per comprendere il presente e costruire un altro futuro.

24 MARZO VIDEO RACCONTO

martedì 24 marzo 2015

Tunisia - Contro terrore, autoritarismo e oppressione: si inizia dal Meeting della Coalition Climat21 e con il Forum Mondiale dei Media Liberi



Al Campo El Manara fervono i preparativi per il corteo iniziale che arriverà fino al Museo Bardo

Quando si decise di organizzare nuovamente dopo due anni il Forum Sociale Mondiale a Tunisi nessuno avrebbe potuto immaginare che l’evento sarebbe accaduto in un contesto ben diverso da quello precedente e ad una settimana dall’attacco integralista al Museo Bardo che ha drammaticamente puntato i riflettori sul paese dei gelsomini.

E’ impossibile non guardare a questa edizione del Forum Sociale Mondiale, al di là delle sue dinamiche interne e abituali, come ad un possibile spazio per sperimentare una risposta collettiva al terrore dell’oscurantismo integralista islamico. 

La barbaria dell’Isis, il suo forte presentarsi come "nuova offerta", accompagnata da un aggressivo marketing giocato all’altezza della comunicazione in rete, fondata su uno "stato islamico doc" con territorio, moneta, leggi e non solo, si iscrive dentro la ridefinizione geopolitica complessiva che attraversa il Medioriente, il Maghreb e Masrek, l'Africa, l’Euromediterraneo.

E’ in corso un complesso scontro per chi deve comandare "nel mondo islamico". Vecchi e nuovi poteri si contendono il controllo di pezzi di territorio.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!