Mordechai Vanunu da ieri è di nuovo in carcere. L’ex tecnico nucleare, che ha già scontato 18 anni di prigione (dei quali 11 in isolamento) per aver rivelato alla stampa internazionale le produzioni di ordigni atomici nella centrale di Dimona (Neghev), è stato condannato l’11 maggio scorso a tre mesi di detenzione per aver «violato» i termini della sua scarcerazione stabiliti nel 2004.
«Vergognati Israele – ha urlato Vanunu ai giudici – le spie del Mossad e dello Shin Bet (i servizi segreti, ndr) mi riportano in carcere dopo 24 anni in cui ho soltanto detto la verità». «Non sono un animale – ha aggiunto – non posso accettare la violazione della mia libertà di espressione». Vanunu, 55 anni, era stato già arrestato lo scorso dicembre mentre parlava ad una cittadina norvegese.
Avanzando «ragioni di sicurezza personale», l’ex tecnico nucleare, ha respinto una precedente sentenza dei giudici che lo obbliga a lavorare nel servizio di assistenza sociale a Gerusalemme Ovest, la zona ebraica della città. A Vanunu non è servito spiegare che avrebbe corso pericoli gravi nel recarsi in quella parte di Gerusalemme dove la popolazione lo considera un «traditore» e un «nemico» dello Stato ebraico.
Vanunu è rimasto in carcere dal 1986 al 2004 per aver rivelato al britannico «Sunday Times» le produzioni segrete all’interno della centrale nucleare di Dimona, dove aveva lavorato per diversi anni. Il suo caso venne alla luce in modo clamoroso nel 1986: una fotografia scattata fuori da un tribunale israeliano mostrò appoggiate ad un finestrino le mani di Vanunu (che era all’interno di un veicolo della polizia) con la scritta «Sono stato rapito a Roma».
Dopo aver fatto le sue rivelazioni in Gran Bretagna, il tecnico nucleare venne attirato con l’inganno in Italia e sequestrato subito dopo l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino da agenti del servizio segreto israeliano Mossad, guidati dall’avvenente «Cindy». Quest’ultima aveva avvicinato Vanunu a Londra e, fingendosi innamorata, lo convinse a raggiungerla a Roma per trascorrere una «vacanza d’amore» nella capitale italiana.
Per 18 anni si seppe poco o nulla di Vanunu – convertitosi nel frattempo dall’ebraismo al cristianesimo -, il quale una volta uscito dal carcere nella primavera del 2004 decise di vivere nella zona Est (palestinese) di Gerusalemme rifiutando ogni contatto con gli israeliani e le autorità dello Stato ebraico. Da allora ha avuto frequenti problemi con la magistratura israeliana poiché non è autorizzato ad incontrare cittadini stranieri e giornalisti internazionali ed è tenuto sotto stretta sorveglianza dai servizi segreti. Vanunu ha chiesto ripetutamente di poter lasciare Israele ma i segreti nucleari di cui è a conoscenza, sebbene vecchi di 24 anni, sono ancora considerati di importanza eccezionale dai vertici politico-militari.
Esperti internazionali, sulla base delle rivelazioni fatte da Vanunu nel 1986 e di informazioni rese disponibili proprio dalla stampa israeliana, valutano in almeno 200 bombe atomiche l’arsenale nucleare di Israele. Lo Stato ebraico, che non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione, da sempre mantiene la cosidetta «ambiguità nucleare», ossia non ammette e non smentisce di possedere ordigni atomici. (red) Nena News