Si chiamano Naji el Ali e Maryam le due navi libanesi, organizzate dal Free Palestine Movement e da Giornalisti senza Catene, che tra qualche giorno salperanno per Gaza, con l’intento di rompere l’assedio navale israeliano. A bordo della prima ci saranno 25 attivisti e parlamentari europei e una cinquantina di giornalisti. Ma a far notizia è soprattutto la seconda, la Maryam, sulla quale saliranno una cinquantina di donne, di cui trenta libanesi.

«Siamo un gruppo di donne indipendenti che intendono rompere il blocco di Gaza», ha affermato la promotrice Samar Hajj. «La nostra iniziativa non è collegata con (il movimento sciita, ndr) Hezbollah, anche se per noi è un onore appoggiare la resistenza», ha precisato Hajj, moglie del militare libanese Ali al Hajj, uno dei quattro generali imprigionati nel 2005 e scarcerati nel 2009 perché erroneamente accusati dell’attentato all’ex premier libanese Rafiq Hariri. Israele ha già avvertito che riterrà il governo di Beirut responsabile se membri di Hezbollah saliranno a bordo di qualsiasi nave che tentasse di forzare il blocco navale di Gaza. Ma un freno alla flottiglia libanese potrebbe venire dallo stesso presidente libanese, Michel Suleiman, che ieri nel  colloquio avuto ieri a Damasco con il presidente siriano Assad, ha discusso dei «pericoli» che attivisti libanesi e siriani potrebbero incontrare cercando di violare il blocco israeliano di Gaza.
Procede intanto la navigazione di una delle due navi organizzate dalla Mezza Luna Rossa iraniana cariche di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. La seconda dovrebbe partire venerdì prossimo. Le due imbarcazioni non saranno scortate da unità dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione islamica.
Continua anche la preparazione della «nave ebraica», organizzata da pacifisti ebrei tedeschi schierati con la popolazione palestinese di Gaza. I promotori hanno comunicato di aver ricevuto numerose richieste di partecipazione ed adesione.
       Israele pero’ non resta a guardare, secondo quanto riporta oggi il quotidiano Jerusalem Post,  ha contattato diversi governi occidentali per impedire la partenza di cittadini europei, in particolare dei parlamentari, alle prossime spedizioni navali dirette a Gaza per rompere l’assedio israeliano. Oggi è prevista una riunione del governo di Benyamin Netanyahu per discutere dell’ arrivo di altre navi contro l’embargo.  tratto da Nena News