venerdì 30 luglio 2010

Polizia Comunitaria: la pratica della sicurezza e della giustizia esercitate e costruite dal basso

Visita dell'Associazione Ya Basta Italia in Guerrero, Messico

Visita alla CRAC (Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie) di San Luis Acatlan

Il sistema di "sicurezza e giustizia comunitaria", che si è sviluppato nella Costa Chica e Montaña nello stato del Guerrero, nascendo come risposta indipendente a seri problemi delle comunità della zona, è uno dei più importanti processi di autonomia indigena all'interno del contesto messicano dopo l'esperienza zapatista.
In questa regione - una delle più povere e con maggiore presenza indigena - sin dagli anni '70 l'inefficenza, l'indifferenza e la corruzione degli organi statali e federali nella lotta alla delinquenza, avevano provocato un'insostenibile situazione di violazione dei diritti umani aggravata anche dalla discriminazione e da un difficile accesso alla giustizia per le popolazioni indigene.
La protezione da parte di un apparato di sicurezza e di amministrazione della giustizia efficente, che protegga i diritti collettivi e rispetti le proprie norme culturali, è la base per lo sviluppo di un'autonomia di una collettività; per questo, nel '95 iniziarono le prime grandi assemblee regionali in cui le comunità indigene decisero di impegnarsi per assicurarsi con le proprie forze un sistema di controllo del territorio.

Questo impegno nell'ambito della sicurezza è svolto senza ricevere alcuna retribuzione, come un servizio alla comunità che le persone svolgono per la propria stessa gente, per questo con maggiore dedizione e sentimento.
Esercitando il diritto all'autodeterminazione, nell'assemblea regionale ogni comunità riunita iniziò a scegliere le persone che per la durata di tre anni avrebbero svolto l'incarico di poliziotto comunitario.
La polizia comunitaria è coordinata dal comitè ejecutivo composto da comandanti regionali, eletti nella stessa assemblea regionale per il periodo di un anno.
I gruppi di poliziotti comunitari, una decina in ogni comunità, dispongono di armi semplici principalmente con la funzione di deterrente. Il comitè ejecutivo coordina circa 700 poliziotti distribuiti nelle 69 comunità integranti il sistema.
Inizialmente la polizia pattugliava semplicemente le vie di comunicazione tra i villaggi nelle zone di competenza comunitaria, consegnando poi i delinquenti agli organi statali, questo sistema rese le autorità statali ancor più indifferenti e corrotte dal momento che erano private di gran parte dei loro compiti.
Anche il sistema giudiziaro continuava a disattendere le aspettative mentre l'esperienza della polizia mostrava risultati efficaci. Per questo, nel '98 si decise di proseguire sulla strada intrapresa tre anni prima e fu istituita la Coordinadora Regional e de Autoridades Comunitarias (CRAC), un organo collegiale che opera nell'ambito dell'impartizione della giustizia e compie la funzione di ministero pubblico e di giudice di pace e penale. Esso è composto da persone di riconosciuta autorità morale e impegno nell'organizzazione, elette annualmente da un'assemblea regionale.
Nella gestione di casi di reati, comunque, si privilegia prevalentemente la conciliazione dei conflitti, stimolando il confronto tra le parti, talvolta chiamando in causa le famiglie ed i testimoni all'interno dell'assemblea della comunità. La CRAC interviene qualora ciò non sia possibile o nel caso di reati più gravi come omicidio o violenze.
Le stesse autorità instono, infatti, sul fatto che il motivo di un reato non sia da ricercarsi solamente nella persona di chi lo ha commesso, ma, anche, nel complesso di istituzioni morali e sociali in cui essa si muove e che perciò la discussione giovi all'educazione dell'intera comunità. Qualora non si riesca a trovare un accordo tra le parti la pena è la rieducazione, prevista sempre per i reati più gravi.
Definita la durata della pena, il condannanto trascorre per tutto questo tempo periodi a rotazione di 15 giorni in ogni comunità, svolgendo lavori pratici socialmente utili; tutto nell'interesse della comunità con il significato di ripagarla del torto che le ha portato.
Alla rieducazione è preposta l'idea di riabilitazione del reo stesso, evidenziata dal fatto che il lavoro si svolge a contatto con gli altri abitanti della comunità e spetta proprio a questi ultimi e, soprattutto ai più anziani, il compito di stimolare nei colpevoli riflessioni e ripensamenti. Allo stesso tempo così gli abitanti possono accettare l'errore di chi ha sbagliato e imparare a non commetterli a loro volta. Una opportunità che non esiste in nessun altro stato della repubblica: il sistema carcerario sparisce con la consapevolezza che stare entro 4 mura è il peggior principio di rieducazione.
Un ulteriore passo in avanti fu fatto nel 2002, quando, dopo quattro anni di lavoro e di discussione collettiva all'interno di ogni comunità, venne approvato un vero e proprio regolamento che contiene al suo interno le pratiche giuridiche riconosciute dai vari popoli indigeni. Il regolamento interno fornisce, infatti, un insieme di norme generali tanto delle strutture dell'organizzazione, quanto dell'amministrazione della giustizia, non trattandosi dell'adozione di un sistema "tradizionale" integrale, quanto della creazione di un sistema alternativo che si basa sull'organizzazione sociale dei popoli che vivono nella regione.
Il sistema giuridico riprende elementi del diritto positivo e li unisce a forme di risoluzione dei conflitti proprie delle culture indigene presenti nella zona, arricchendole con nuovi elementi, come, per esempio, il processo di rieducazione.
Il sistema normativo è reso originale dai criteri per la risoluzione dei conflitti: la reintegrazione dei trasgressori nella società come obiettivo della pena, la gratuità della giustiza. In secondo luogo, le autorità comunitarie mettono in risalto come sia una giustizia che corrisponde alle pratiche sociali e culturali indigene: alcuni reati "minori" per il sistema ufficiale sono considerate molto gravi dalle autorità comunitarie come il disboscamento illegale o l'inquinamento dei fiumi.
Quello che rende estremamente interessante l'esperienza del sistema di giustizia e sicurezza comunitaria è la sua efficacia, la delinquenza nella zona è diminuità del 90%, dato confermato dalle autorità ministeriali, e la legittimità conferitagli dal riconoscimento della popolazione che in gran numero si rivolge alla Coordinadora piuttosto che all'autorità giuridica per risolvere i propri problemi.

guarda il sito della Polizia Comunitaria
www.policiacomunitaria.org

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!