lunedì 2 marzo 2009

CECCHINI ISRAELIANI SPARANO ADDOSSO AD INTERNAZIONALI DELL'INTERNATIONAL SOLIDARITY MOVEMENT - FERITO VITTORIO ARRIGONI


Un cuore, due mani, un cuore pulsante e una mente ancora funzionante.

Due occhi abbastanza profondi per mettere a fuoco l'ingiustizia a portata di mira dei cecchini.
Due mani ancora funzionali per accarezzare cuccioli d'uomo figli spersi di un allah minore,
e un cuore aritmico che pompa sangue per una mente poco incline all'indifferenza dinnanzi alla tragedia.

Sono vivo, ma questo potrebbe essere tranquillamente il video della mia uccisione:

Gli spari contro i contadini e gli internazionali
Quando un proitettile (anche di rimbalzo) vi sfiora una tempia, vi assicuro è come riceve una sberla a mano aperta da un peso massimo, qualcosa in grado di mettervi al tappeto.

Così due giorni fa, a Khozaa, accompagnando agricoltori palestinesi (noi e loro visibilmente tutti civili disarmati) a lavorare nelle loro legittime terre, ad una distanza di circa 600 metri dal confine snipers israeliani hanno cercato di ammazzarmi.
I proiettili hanno colpito a meno di mezzo metro da dove mi trovavo.

Qualche giorno prima, nonostante la presenza di internazionali, gli stessi snipers avevano ferito Mohammad al-Buraim, un contadino sordomuto:

Attacco dei cecchini ai lavoratori nei campi
Vi prego di prendere visione di questi video e di diffonderli sulla rete.
Parlano chiaro di cosa sia l'assedio israeliano agli occhi di chi non a orecchie per sentire le grida di dolore di questi innocenti quotidianamente macellati "dall'unica democrazia del medioriente".
A chi non a naso per non sentire il tanfo di fascismo dietro le maschere di vittime di chi a Tel Aviv muove questi killer vestiti da soldati verso il massacro di gente indifesa,


come via mare:


http://www.youtube.com/watch?v=87NrkNV_owM
http://www.youtube.%20com/watch?

Torneremo presto di nuovo ad accompagnare i contadini palestinesi sui loro campi,
coscienti che morire se per alcuni è questione di sopravvivenza, per altri un tiro a segno come per puro svago.

restiamo umani.
Vik
ps.
ringrazio tutti coloro,
i molti che hanno versato anche un poco per contrubuire al nostro attivismo in difesa dei diritti umani violati sopra queste lande mortificate.
Le testimonianze di sostegno e vicinanza sono il nostro stimolo ad andare avanti, nonostante i timori e le minacce di chi ci vorrebbe eliminare.

Farawneh: dall'Intifada di al-Aqsa (settembre 2000), migliaia i bambini palestinesi arrestati e privati della loro infanzia.

Gaza – Infopal.

Abdelnaser Awni Farawneh, ricercatore sulla questione dei detenuti, ha dichiarato che le autorità dell'occupazione hanno arrestato, dall'inizio dell'Intifada di al-Aqsa (settembre 2000), 7.600 bambini, di cui circa 200 in stato di arresto amministrativo, senza accusa e senza processo. Nelle prigioni dell'occupazione ci sono ancora 246 bambini, molti dei quali non superano i tredici anni d'età.
Il detenuto più piccolo al mondo è il bimbo palestinese Yusef az-Zeq di 13 mesi, arrestato prima di nascere, quando era ancora nel grembo di sua madre, la detenuta Fatima az-Zeq, che lo ha partorito incatenata mani e piedi. Il neonato ha visto la luce nonostante il buio della cella; in cella ha lanciato il suo primo gemito e forse tra le mura della prigione pronuncerà anche le sue prime parole.
Il ricercatore ed ex-detenuto Farawneh afferma che l'arresto dei bambini palestinesi rientra in una politica israeliana volta ad annientarli moralmente e a privarli dalla loro infanzia. Nel rapporto di Farawneh si legge: "È preoccupante che quei bambini passino la loro infanzia e crescano dietro le sbarre, costretti ad avere a che fare con barbari carcerieri incapaci di distinguere tra un bimbo e un adulto; a imparare bene la lingua e la vita della prigione, che rimarranno scavate nella mente per sempre, invece di trascorrere i primi anni di vita liberi tra i loro cari e sui banchi di scuola, come è naturale che sia".
Centinaia di bambini hanno interrotto gli studi in seguito all'arresto e il loro futuro rischia ora di perdersi. Altre centinaia di detenuti erano bambini al momento dell'incarcerazione. Per alcuni di loro gli anni passati in prigione sono di più di quelli che avevano prima dell'arresto.
Prosegue il ricercatore: "Molti bambini sono stati messi in cella insieme a criminali che li hanno aggrediti più volte, spinti a un orientamento sessuale deviato e alla dipendenza della droga".

La legge dell'occupante.
Nel rapporto di Farawneh si ricorda come le leggi internazionali e le convenzioni sull'infanzia garantiscano ai bambini dei diritti fondamentali: che non siano privati della loro libertà, non siano arrestati senza motivo (precisando che l'arresto dev'essere adottato come soluzione estrema), siano trattati bene e detenuti in luoghi puliti e salubri e che siano assicurati loro una vita umana e il diritto di nutrirsi, vestirsi, istruirsi, curarsi, il diritto allo svago e a poter comunicare con le famiglie. Ma l'occupazione calpesta tutti gli accordi: "Non passa un giorno senza che vengano arrestati dei bambini. Tutti i bambini, durante la loro detenzione, sono picchiati e umiliati".
Farawneh riferisce che circa il 93% dei bimbi incarcerati ha subìto diverse forme di torture fisiche e psicologiche, per non parlare dei duri interrogatori cui molti bambini sono stati sottoposti: la maggior parte delle ammissioni è ottenuta con la forza e sotto le minacce. Queste ammissioni estorte vengono poi usate davanti ai tribunali militari per condannarli anche a lunghi anni di detenzione, fino all'ergastolo.

La trappola del collaborazionismo.
Farawneh ha spiegato come le forze d'intelligence israeliane inventino sempre nuovi mezzi per far cadere i bambini detenuti nella rete del collaborazionismo. Dalle testimonianze raccolte, i bambini subiscono minacce e molestie sessuali, sono costretti a spogliarsi e a essere fotografati nudi, al fine di far loro ammettere anche cose non vere, per poi punirli lo stesso; oppure devono accettare di collaborare con i servizi segreti israeliani, trasformandosi così in collaborazionisti. Purtroppo è ciò che è accaduto in molti casi.

Farawneh si appella quindi a tutte le fazioni palestinesi e ai diversi mezzi d'informazione, in particolare a quelli legati ai partiti, affinché si concentrino sull'educazione dei bambini, in modo da insegnare loro come comportarsi in caso di arresto, evitando di cadere nel "pantano del collaborazionismo". Chiede infine alle associazioni internazionali, soprattutto a quelle che s'interessano ai bambini e ai diritti umani, d'intervenire facendo sì che l'occupazione israeliana rispetti gli accordi e i trattati sull'infanzia.

Le ferite di Gaza e le nuove armi





di Dr. Ghassan Abu Sittah e Dr. Swee Ang – «The Lancet»*

Il dottor Ghassan Abu Sittah ed il dottor Swee Ang, due chirurghi inglesi, sono riusciti a raggiungere Gaza durante l’invasione israeliana. In questo articolo descrivono le loro esperienze, condividono le loro opinioni e ne traggono le inevitabili conseguenze: la popolazione di Gaza è estremamente vulnerabile e totalmente inerme davanti ad un eventuale attacco israeliano.

Le ferite di Gaza sono profonde e stratificate. Intendiamo parlare del massacro di Khan Younis del 1956, in cui 5mila persone persero la vita? Oppure dell’esecuzione di 35mila prigionieri di guerra da parte dell’esercito israeliano nel 1967? E la prima Intifada, in cui alla disobbedienza civile di un popolo sotto occupazione si rispose con un incredibile numero di feriti e centinaia di morti? Ancor di più, non possiamo non tener conto dei 5.420 feriti nel sud di Gaza durante le ostilità del 2000. Ma, nonostante tutto ciò, in questo articolo ci occuperemo esclusivamente dell’invasione che ha avuto luogo dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009.
Si stima che, in quei 23 giorni, siano state riversate sulla Striscia di Gaza un milione e mezzo di tonnellate di esplosivo. Per dare un’idea approssimativa di ciò di cui si sta parlando, è bene specificare che il territorio in questione copre una superficie di 360 kilometri quadrati ed è la casa di 1,5 milioni di persone: è l’area più densamente popolata del mondo. Prima dell’invasione, è stata affamata per 50 giorni da un embargo commerciale ma, in realtà, fin dall’elezione dell’attuale governo è stata posta sotto vincoli commerciali. Negli anni, l’embargo è stato parziale o totale, ma mai assente.
L’occupazione si è aperta con 250 vittime in un solo giorno. Ogni questura è stata bombardata, causando ingenti perdite tra le forze dell’ordine. Dopo aver spazzato via la polizia, l’esercito israeliano si è dedicato ai bersagli non governativi. Gli elicotteri Apache e gli F16 hanno fatto piovere morte dal cielo, mentre i cannoni della marina militare hanno condotto un attacco dal mare e l’artiglieria si è occupata della terra. Molte scuole sono state ridotte in macerie, tra cui l’American School of Gaza, 40 moschee, alcuni ospedali, vari edifici dell’ONU ed ovviamente 21mila case, di cui 4mila sono state rase al suolo. Circa 100mila persone sono divenute improvvisamente senzatetto.

Le armi israeliane

Gli armamenti impiegati, oltre alle bombe e agli esplosivi ad alto potenziale convenzionali, includono anche tipologie non convenzionali. Ne sono state identificate almeno quattro categorie:

Proiettili e bombe al fosforo
I testimoni oculari affermano che alcune bombe esplodevano in quota, rilasciando un ampio ventaglio di micro-ordigni al fosforo che si distribuivano su un’ampia superficie. Durante l’invasione via terra, i carri armati erano usi sfondare le mura delle case con proiettili ordinari per poi far fuoco al loro interno con proiettili al fosforo. Questo metodo permette di scatenare terribili incendi all’interno delle strutture, ed un gran numero di corpi carbonizzati è stato rinvenuto ricoperto da particelle di fosforo incandescente. Un preoccupante interrogativo è posto dal fatto che i residui rinvenuti paiono amalgamati ad un agente stabilizzante speciale, che gli conferisce la capacità di non bruciare completamente, fino all’estinzione. I residui di fosforo ancora coprono le campagne, i campi da gioco e gli appartamenti. Si riaccendono quando i bambini curiosi li raccolgono, oppure producono fumi tossici quando i contadini annaffiano le loro terre contaminate. Una famiglia, ritornata al suo orto dopo le ostilità, ha irrigato il terreno ed è stata inglobata da una coltre di fumo sprigionata dal suolo. La semplice inalazione ha prodotto epistassi. Questi residui di fosforo trattato con stabilizzante sono, in un certo senso, un analogo delle mine antiuomo. A causa di questa costante minaccia, la popolazione (specialmente quella infantile) ha difficoltà a tornare ad una vita normale.
Dagli ospedali, i chirurghi raccontano di casi in cui, dopo una laparotomia primaria per curare ferite relativamente piccole e poco contaminate, un secondo intervento ha rivelato aree crescenti di necrosi dopo un periodo di 3 giorni. In seguito, la salute generale del paziente si deteriora ed, entro 10 giorni, necessitano un terzo intervento, che mette in luce una massiccia necrosi del fegato. Questo fenomeno è, a volte, accompagnato da emorragie diffuse, collasso renale, infarto e morte. Sebbene l’acidosi, la necrosi del fegato e l’arresto cardiaco improvviso (dovuto all’ipocalcemia) siano tipiche complicazioni nelle vittime di fosforo bianco, non è possibile attribuirle alla sola opera di questo agente.
È necessario analizzare ed identificare la vera natura di questo fosforo modificato ed i suoi effetti a lungo termine sulla popolazione di Gaza. È anche urgente la raccolta e lo smaltimento dei residui di fosforo sulla superficie dell’intera regione. Queste sostanze emettono fumi tossici a contatto con l’acqua: alla prima pioggia potrebbero avvelenare tutta la Striscia. I bambini dovrebbero imparare a riconoscere ed evitare questi residui pericolosi.

Bombe pesanti
L’uso di bombe DIME (esplosivi a materiale denso inerte) risulta evidente, anche se non è stato determinato con chiarezza se sia stato impiegato uranio impoverito nelle aree meridionali. Nelle zone urbane, i pazienti sopravvissuti mostrano amputazioni dovute a DIME. Queste ferite sono facilmente riconoscibili perché i moncherini non sanguinano ed il taglio è netto, a ghigliottina. I bossoli e gli shrapnel delle DIME sono estremamente pesanti.

Bombe ad implosione
Tra le armi usate, ci sono anche i bunker-buster e le bombe ad implosione. Ci sono casi, come quello del Science & Technology Building o dell’università islamica di Gaza, in cui un palazzo ad otto piani è stato ridotto ad un mucchio di detriti non più alto di un metro e mezzo.

Bombe silenziose
La popolazione di Gaza ha descritto un nuovo tipo di arma dagli effetti devastanti. Arriva sotto forma di proiettile silenzioso, o al massimo preceduto da un fischio, e vaporizza tutto ciò che si trova in aree estese senza lasciare tracce consistenti. Non sappiamo come categorizzare questa tecnologia, ma si può ipotizzare che sia una nuova arma a particelle in fare di sperimentazione.

Esecuzioni
I sopravvissuti raccontano di tank israeliani che, dopo essersi fermati davanti agli appartamenti, intimavano ai residenti di uscirne. Di solito, i primi ad obbedire erano i bambini, gli anziani e le donne. Che, altrettanto prontamente, venivano messi in fila e fucilati sul posto. Decine di famiglie sono state smembrate in questo modo. Nello scorso mese, l’assassinio deliberato di bambini e donne disarmate è stato anche confermato da attivisti per i diritti umani.

Eliminazione di ambulanze
Almeno 13 ambulanze sono state vittima di sparatorie. Gli autisti e gli infermieri sono stati sparati mentre recuperavano ed evacuavano i feriti.

Bombe a grappolo
Le prime vittime delle bombe a grappolo sono state ricoverate all’ospedale Abu Yusef Najjar. Più della metà dei tunnel di Gaza sono stati distrutti, rendendo inutilizzabile gran parte delle infrastrutture atte alla circolazione dei beni primari. Al contrario di ciò che si pensa, questi tunnel non sono depositi per armi (anche se potrebbero essere stati usati per trafugare armi leggere), ma per carburante ed alimenti. Lo scavo di nuovi tunnel, che ora occupa un buon numero di palestinesi, ha talvolta innescato bombe a grappolo presenti sul suolo. Questo tipo di ordigni è stato usato al confine di Rafah e già cinque ustionati gravi sono stati portati all’ospedale dopo l’esplosione di queste trappole.

Conteggio dei morti
Al 25 gennaio 2009, la stima dei morti è arrivata a 1.350. Il numero è in continua ascesa a causa della mole di feriti gravi che continuano a morire negli ospedali. Il 60% dei morti è costituito da bambini.
Feriti gravi
Il numero dei feriti gravi è di 5.450, con un 40% di bambini. Si tratta in massima parte di pazienti ustionati o politraumatici. Coloro che hanno subito fratture ad un solo arto e coloro che, pur avendo riportato lesioni sono ancora in grado di camminare, non sono stati inclusi in questo conteggio.
Nelle nostre discussioni con infermiere e dottori, le parole “olocausto” e “catastrofe” sono state spesso menzionate. Lo staff medico al completo porta i segni del trauma psicologico dovuto al lavoro frenetico dell’ultimo mese, passato a fronteggiare le masse che hanno affollato le camere mortuarie e le sale operatorie. Molti dei pazienti sono deceduti nel Reparto Incidenti ed Emergenza, ancor prima della diagnosi. In un ospedale distrettuale, il chirurgo ortopedico ha portato a termine 13 fissazioni esterne in meno di un giorno.
Si stima che, tra i feriti gravi, 1.600 sono destinati a rimanere disabili a vita. Tra questi, molti hanno subito amputazioni, ferite alla colonna vertebrale, ferite alla testa, ustioni estese con contratture sfiguranti.

Fattori speciali
Durante l’invasione, il numero dei morti e dei feriti è stato particolarmente alto a causa dei seguenti motivi:

* Nessuna via di fuga: Gaza è stata sigillata dalle truppe israeliane, che hanno impedito a chiunque di fuggire dai bombardamenti e dall’invasione terrestre. Semplicemente, non c’era alcuna via di fuga. Anche all’interno dei confini di Gaza gli spostamenti dal nord al sud sono stati resi impossibili dai tank israeliani, che hanno tagliato ogni via di comunicazione. Al contrario della guerra in Libano dell’82 e del ‘06, in cui la popolazione poteva spostarsi dalle aree di bombardamento massiccio a quelle di relativa sicurezza, un opzione di questo tipo era preclusa a Gaza.

* La densità della popolazione di Gaza è eccezionale. E’ inquietante notare che le bombe impiegate dall’esercito israeliano sono “ad alta precisione”. Il loro tasso di successo, nel centrare palazzi affollati, è del 100%. Altri esempi? Il mercato centrale, le stazioni di polizia, le scuole, gli edifici dell’ONU (in cui gli abitanti erano confluiti per sfuggire ai bombardamenti), le moschee (di cui 40 sono state rase al suolo) e le case delle famiglie, convinte di essere al sicuro perché tra loro non si annidavano combattenti. Nei condomini, una sola bomba a implosione è sufficiente a sterminare decine di famiglie. Questa tendenza a prendere di mira i civili ci fa sospettare che gli obiettivi militari siano considerati bersagli collaterali, mentre l’obiettivo primario sia la popolazione.

* La quantità e la qualità delle munizioni sopra descritte ed il modo in cui sono state impiegate.

* La mancanza di difese che Gaza ha dimostrato nei confronti delle moderne armi israeliane. La regione non ha tank, aeroplani da guerra, nessun sistema antiaereo da schierare contro l’esercito invasore. Siamo stati testimoni in prima persona di uno scambio di pallottole tra un tank israeliano e gli AK47 palestinesi. Le forze in campo erano, per usare un eufemismo, impari.
L’assenza di rifugi antibomba funzionali a disposizione della popolazione civile. Sfortunatamente, anche se ci fossero non avrebbero alcuna chance contro i bunker-buster israeliani.

Conclusione
Se si prendono in considerazione i seguenti punti, è ovvio che un’ulteriore invasione di Gaza provocherebbe danni catastrofici. La popolazione è vulnerabile ed inerme. Se la Comunità Internazionale intende evitare ferimenti ed uccisioni di massa nel prossimo futuro, dovrà sviluppare una qualche forza di difesa per Gaza. Se ciò non accadrà, i civili continueranno a morire.

Articolo originale: The wounds of Gaza, «The Lancet - Global Health Network», 2 febbraio 2009.

Traduzione di Massimo Spiga per Megachip.

* «The Lancet» è la rivista medica più autorevole del mondo.

Rete Internazionale Ebraica Antisionista


Il documento di costituzione della Rete Internazionale Ebraica Antisionista.


Siamo una rete internazionale di Ebrei che si dedica senza riserve alle lotte di emancipazione degli esseri umani, di cui la liberazione del popolo Palestinese e della sua terra è una parte indispensabile. Il nostro obiettivo è la distruzione dell’apartheid israeliano, il ritorno dei rifugiati Palestinesi e la fine della colonizzazione israeliana della Palestina storica. Dalla Polonia all’Iraq, dall’Argentina al Sud Africa, da Brooklyn al Mississippi, molti Ebrei hanno fatto propria questa richiesta di giustizia e il desiderio di un mondo più giusto, unendosi ad altri in lotte collettive.

Gli Ebrei hanno partecipato in maniera determinante alla lotta dei lavoratori durante il periodo della depressione, al movimento per i diritti civili, alla lotta contro l’apartheid in Sud Africa, alla lotta contro il fascismo in Europa e a molti altri movimenti di cambiamento sociale e politico. La storica e costante pulizia etnica portata avanti dallo Stato di Israele nei confronti del popolo Palestinese per cacciarlo dalle proprie terre contraddice e tradisce questa lunga storia della partecipazione ebraica alle varie lotte di liberazione.

Il Sionismo – la moderna ideologia fondante che si è incarnata nello Stato di Israele – affonda le sue radici nel periodo del colonialismo europeo e si è diffuso immediatamente dopo il genocidio nazista. Il Sionismo si è nutrito dei più violenti ed oppressivi avvenimenti del diciannovesimo secolo, a spese dei molti sforzi e dell’impegno degli Ebrei per la liberazione. Per rivendicare questi sforzi, e un posto nei vibranti movimenti popolari del nostro tempo, il Sionismo, in tutte le sue forme, deve essere fermato.

Questo è cruciale, soprattutto per via dell’impatto del Sionismo sul popolo Palestinese e sulla regione circostante. Il Sionismo disonora anche la persecuzione e il genocidio degli Ebrei d’Europa utilizzando la loro memoria per giustificare e perpetuare il razzismo e il colonialismo europei. È responsabile del massiccio allontanamento e alienazione degli Ebrei Mizrahi (Ebrei di discendenza africana e asiatica) dalle loro diverse origini, lingue, tradizioni e culture. Gli Ebrei Mizrahi sono presenti in questa regione da più di duemila anni. Quando il Sionismo ha preso piede, le storie di questi Ebrei sono state sviate dal loro corso e messe al servizio della segregazione degli Ebrei imposta dallo Stato di Israele.

In quanto tale, il Sionismo ci coinvolge nell’oppressione del popolo Palestinese e nello svilimento delle nostre stesse eredità, lotte per la giustizia e alleanze con gli esseri umani nostri fratelli.


Ci impegniamo a: Opporci al Sionismo e allo Stato di Israele.

Il Sionismo è razzista. Si prefigge il dominio politico, giuridico ed economico degli Ebrei e dei popoli e delle culture europei sui popoli e le culture indigene. Il Sionismo non è solo razzista, è anche antisemita. Appoggia l’immaginario europeo sessista e antisemita dell’effeminato e debole “Ebreo della diaspora” e contrappone ad essa un “nuovo Ebreo” violento e militarista, perpetratore piuttosto che vittima di violenza razziale.

Il Sionismo quindi cerca di rendere bianchi gli Ebrei con l’adozione del razzismo bianco nei confronti del popolo Palestinese. Nonostante il bisogno di Israele di integrare i Mizrahi per poter mantenere una maggioranza ebraica, questo razzismo si traduce anche nell’emarginazione e nello sfruttamento economico della popolazione Mizrahi socialmente indigente. Questa violenza razziale comprende anche lo sfruttamento dei lavoratori immigrati. I Sionisti propagano il mito che Israele è una democrazia. In realtà, Israele ha istituito e sostiene politiche e prassi interne che discriminano gli Ebrei di origine Mizrahi ed esclude e ghettizza il popolo Palestinese. Inoltre Israele, sostenuta dagli Stati Uniti, mina alla base qualsiasi movimento arabo che lotta per la sua liberazione e un cambiamento a livello sociale. Il Sionismo perpetua il senso di eccezionalità degli Ebrei. Per difendere i propri crimini, il Sionismo racconta una versione della storia ebraica totalmente separata dalla storia e dalle esperienze di altri popoli. Diffonde l’idea che l’olocausto nazista sia un’eccezione nella storia dell’umanità – nonostante sia uno dei tanti olocausti, da quelli dei nativi del Nord e del Sud America a quelli in Armenia e Rwanda. Separa gli Ebrei dalle vittime e dai sopravvissuti di altri genocidi invece di accomunarci ad essi.Attraverso una condivisa islamofobia e desiderio di controllo del Medio Oriente e dell’Asia occidentale, Israele fa fronte comune con i fondamentalisti cristiani ed altri che chiedono la distruzione degli Ebrei. Insieme chiedono la persecuzione dei Musulmani. Questa promozione comune dell’Islamofobia serve a demonizzare la resistenza al dominio economico e militare dell’Occidente. Porta avanti una lunga storia di collusione sionista con regimi repressivi e violenti, dalla Germania nazista al Sud Africa dell’apartheid alle dittature reazionarie in tutta l’America Latina.Il Sionismo afferma che la sicurezza degli Ebrei dipende da uno stato ebraico militarizzato. Ma Israele non garantisce la sicurezza degli Ebrei. La sua violenza porta instabilità e paura per coloro che rientrano nella sua sfera di influenza e mette a rischio la sicurezza di tutti i popoli, incluso quello ebraico, ben oltre i suoi confini. Il Sionismo ha contribuito volutamente a creare le condizioni che hanno portato alla violenza contro gli Ebrei nelle nazioni arabe. L’odio nei confronti degli Ebrei che vivono in Israele e altrove, provocato dalla violenza e dal dominio militare di Israele, viene usato per giustificare ulteriore violenza da parte sionista.


Ci impegniamo a: Respingere il retaggio coloniale e la continua espansione coloniale

Il momento in cui il movimento sionista ha deciso di fondare uno Stato Ebraico in Palestina, è diventato un movimento di conquista. Alla stregua della conquista imperiale e delle ideologie genocide nelle Americhe e in Africa, il Sionismo si basa sulla segregazione dei popoli e sulla confisca della terra che produce pulizia etnica e dipende da un’implacabile violenza militare.I Sionisti hanno lavorato a stretto contatto con l’amministrazione coloniale Britannica contro le popolazioni autoctone della regione e le loro legittime speranze di libertà e autodeterminazione. L’immaginario Sionista di una Palestina “vuota” e desolata ha giustificato la distruzione della vita dei Palestinesi così come lo stesso tipo di razzismo ha giustificato lo sterminio dei Nativi Americani, la tratta atlantica degli schiavi e molte altre atrocità.

Dagli insediamenti in continua espansione al Muro dell’Apartheid, l’impegno di Israele al dominio coloniale lascia il suo segno danneggiando l’ambiente e distruggendo la morfologia fisica della Palestina. Il fallimento delle politiche per porre fine alla resistenza Palestinese spinge Israele verso una violenza sempre crescente e politiche che, se portate al loro estremo, terminano nel genocidio. A Gaza, lo stato israeliano rifiuta l’accesso a cibo, acqua, elettricità, aiuti umanitari e forniture mediche come arma per minare le fondamenta della vita umana.Israele, un tempo complice dell’assalto britannico e francese all’unità e all’indipendenza arabe, è ora un socio subalterno nella strategia delle forze alleate statunitensi per il controllo militare, economico e politico del mondo, in particolare nel dominio della strategica regione del MedioOriente e del Sud Ovest asiatico. Il pericolo di una guerra nucleare causata da un attacco israelo-statunitense dell’Iran ci ricorda che Israele è una bomba atomica che deve essere urgentemente smantellata per salvare le vite di tutte le sue vittime attuali e potenziali.


Ci impegniamo a: Contrastare le organizzazioni sioniste

Oltre ad aver ideato la creazione di Israele, il Sionismo ne ha determinato le politiche internazionali di dominio militare e antagonismo verso i suoi vicini e ha istituito una complessa rete globale di organizzazioni, gruppi di pressione politica, società di pubbliche relazioni, circoli nelle università e nelle scuole per sostenere e promuovere le idee sioniste nelle comunità ebraiche e nella società in generale.Miliardi di dollari USA vengono versati annualmente ad Israele per sostenere l’occupazione e il sofisticato e brutale esercito israeliano. La macchina da guerra che finanziano è una dei leader nell’industria globale delle armi, che prosciuga risorse indispensabili ad un mondo che ha un disperato bisogno di acqua, cibo, cure mediche, alloggi ed istruzione. Nel frattempo, l’Europa, il Canada e le Nazioni Unite sostengono l’infrastruttura dell’occupazione mascherandola da aiuti umanitari al popolo Palestinese. Insieme, gli USA e i loro alleati collaborano all’allargamento del dominio della regione e alla eliminazione dei movimenti popolari. Una rete internazionale di istituzioni e organizzazioni sioniste sostiene l’esercito israeliano e gli insediamenti ebraici militanti con finanziamenti diretti. Questa rete fornisce anche il sostegno politico necessario a legittimare e promuovere politiche e invii di aiuti. Nei singoli paesi, questa rete censura le critiche a Israele e prende di mira singoli individui e organizzazioni tramite schedature, violenza, reclusioni, deportazioni, disoccupazione e altri ricatti economici.La rete sionista favorisce la diffusione dell’islamofobia. Suona i suoi tamburi di guerra all’estero e spinge per una legislazione repressiva in casa. Negli USA e in Canada, le organizzazioni sioniste hanno sostenuto l’approvazione della legislazione “antiterrorismo” che prevede che chi si organizza per promuovere il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele e sostenere organizzazioni palestinesi, iraniane, irachene, libanesi e musulmane debba essere messo sotto processo in quanto sostenitore del terrorismo e colpevole di tradimento. Sia in Europa che negli USA, fantomatiche organizzazioni “ebraiche” sono attualmente in prima linea nel chiedere una guerra contro l‘Iran. Stanno comparendo crepe sia nelle fondamenta del sionismo che nello stesso dominio mondiale statunitense. Nella regione, continua una straordinaria resistenza della Palestina e del sud del Libano all’aggressione e occupazione israeliana e statunitense nonostante le risorse limitate e i molti tradimenti. Nel mondo, il movimento di solidarietà con il popolo Palestinese e contro la politica statunitense e israeliana sta acquistando slancio. In Israele, questo slancio si può vedere nel crescente dissenso che permette di reclamare due eredità degli anni ’60: Matzpen, una organizzazione israelo-palestinese ed ebraica antisionista, e il Partito Mizrahi delle Pantere Nere. In Israele c’è anche un crescente rifiuto dei giovani ad accettare la leva obbligatoria nell’esercito.In seno ai governi e all’opinione pubblica negli USA e in Europa, i costi del sostegno incondizionato a Israele vengono sempre più messi in discussione. Israele e gli USA cercano nel sud globale nuovi alleati che si uniscano alle loro conquiste economiche e militari. Il crescente rapporto tra Israele e India è un tipico esempio di questo. Condividendo l’interesse al controllo politico e al guadagno dei pochi a spese dei molti, l’élite Indiana e di altri paesi del Medio Oriente e dell’Asia occidentale collude con i piani economici e militari dell’occidente nella regione.La propaganda della Guerra Globale al Terrore da parte dell’Occidente risuona dell'islamofobia che è richiesta e promossa dall’élite indiana e ha fornito la scusa per una dura repressione del dissenso da parte di vari regimi del Medio Oriente e del sud-ovest asiatico. Nonostante questo, stanno nascendo movimenti popolari che hanno alle spalle una ricca storia di lotte anticoloniali che sfidano e finiranno per sconfiggere questa alleanza. Insieme ai nostri alleati, vogliamo contribuire ad allargare quelle crepe, finché il muro non cada e Israele non resti isolata come era isolato il Sud Africa dell’apartheid. Ci impegniamo a portare avanti la battaglia contro quelle organizzazioni che pretendono di parlare per noi, e a sconfiggerle.


Ci impegniamo a: Dare la nostra solidarietà e a lavorare per la giustizia

Mettiamo i nostri cuori, menti e impegno politico a sostegno del variegato e dinamico movimento di resistenza del popolo Palestinese e della lotta alle ingiustizie di cui le nazioni in cui viviamo sono responsabili.

Sosteniamo senza riserve il Diritto al Ritorno dei Palestinesi.

Chiediamo l’abrogazione della razzista legge israeliana sul ritorno che privilegia i diritti di qualsiasi persona che venga ritenuta Ebrea dallo Stato di Israele a stabilirsi in Palestina escludendo così i Palestinesi e trasformandoli in rifugiati.Rispondiamo con tutto il cuore all’appello dei Palestinesi a sostenere il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele.

Sosteniamo la richiesta di rilascio dei prigionieri politici palestinesi e di porre fine alla reclusione di leader politici palestinesi, donne, bambini e uomini, come metodo di controllo e terrore.

Non sta a noi decidere quale strada debba prendere il popolo Palestinese nella costruzione del proprio futuro. Non pretendiamo di sostituire la nostra voce alla sua. Le nostre strategie e azioni deriveranno dal nostro attivo contatto con coloro che sono impegnati nelle varie lotte di liberazione in Palestina e nella regione circostante. Sosterremo la loro lotta per la sopravvivenza, per difendere le proprie posizioni e per far progredire il loro movimento come meglio possono, secondo le loro modalità.Siamo a fianco dei vibranti movimenti di resistenza popolari del nostro tempo che difendono e hanno a cuore le vite di qualsiasi persona e dello stesso pianeta. Siamo a fianco dei movimenti guidati da coloro che più risentono delle conquiste, occupazioni, razzismo imperiali e del controllo e sfruttamento globale di popoli e risorse. Difendiamo la protezione del mondo della natura. Difendiamo i diritti delle popolazioni locali alla loro terra e sovranità. Difendiamo i diritti dei migranti e dei rifugiati a varcare liberamente e in tutta sicurezza i vari confini. Difendiamo i diritti dei lavoratori – inclusi i lavoratori immigrati fatti arrivare in Israele per sostituire sia la mano d’opera palestinese che quella Mizrahi – alla giustizia economica e all’autodeterminazione. Difendiamo i diritti di eguaglianza razziale e di identità culturale. Difendiamo i diritti di donne e bambini e di tutti i gruppi discriminati ad essere liberi dal giogo. E ci battiamo per il diritto universale di avere acqua, cibo, alloggio, istruzione, assistenza sanitaria e libertà dalla violenza -- le uniche basi sulle quali la società umana può sopravvivere e prosperare.Ci impegniamo a sostenere la giustizia in modo che le ferite si possano iniziare a cicatrizzare. C’è molto da sanare: le ferite inflitte dall’imposizione e dalla gestione del regime coloniale in Palestina e nella regione confinante; i traumi dell’oppressione europea degli Ebrei sfruttata dal progetto sionista; le paure e le privazioni sofferte in anni di spargimenti di sangue; le manipolazioni dellacultura e delle risorse utilizzate per sfruttare gli Ebrei Mizrahi e separarli dai Palestinesi; e i continui massacri, stupri e spoliazioni del popolo Palestinese.

La giustizia che vogliamo ottenere deve essere costruita da coloro che in tutta la Palestina, incluso Israele, e i rifugiati Palestinesi, la cui lotta per l’autodeterminazione può portare eguaglianza e libertà a quanti ci vivono e nelle terre circostanti.


Vi chiediamo di unirvi a noi.

Questi obiettivi richiedono la costruzione di un compatto movimento ebraico internazionale che sfidi il Sionismo e le sue pretese di parlare a nome di tutti gli Ebrei. Di fronte ad un avversario internazionale non basta lavorare a livello locale o nazionale. Dobbiamo trovare modi di lavorare insieme scavalcando confini, distanze, settori e lingue. C’è spazio per molte iniziative e organizzazioni, già esistenti e future, che lavorino in maniera indipendente e congiunta, collaborando e appoggiandosi l’un l’altra.

Siete contro il razzismo in tutte le sue forme? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per mettere fine all’apartheid israeliano.

Riconoscete la sovranità e i diritti sul territorio delle popolazioni locali? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per difendere la sovranità e i diritti sul territorio dei Palestinesi.

Ritenete che tutte le nostre vite dipendano dalla sostenibilità economica e ambientale?

Siete furiosi per il furto e la distruzione delle risorse mondiali? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per fermare la distruzione dell’agricoltura e della terra palestinese da parte di Israele, il furto di terra e acqua e la distruzione di villaggi e coltivazioni.

Auspicate la fine delle interminabili guerre per il petrolio e il dominio militare degli USA e dei loro alleati?

Volete porre fine alle culture militarizzate, all’arruolamento dei nostri giovani e al saccheggio delle risorse che finanziano eserciti invece delle necessità della vita?

Allora vi chiediamo di unirvi a noi per smantellare un fattore critico della macchina da guerra globale.

Vi volete dissociare dalla pulizia etnica perpetrata da Israele in Palestina e dalla distruzione di storia, cultura e autogoverno?

Ritenete che non c’è pace senza giustizia?

Vi sentite furiosi e amareggiati per il fatto che l’olocausto contro gli Ebrei venga usato per perpetrare altre atrocità?

Allora vi chiediamo di unirvi a noi per porre fine al colonialismo sionista.

Per far sì che le persone di questo pianeta possano vivere in un mondo sicuro, giusto e in pace, bisogna mettere fine al progetto coloniale israeliano. Ci assumiamo con gioia questo dovere collettivo di minare un sistema di conquista e saccheggio che tormenta il nostro mondo da troppo tempo.

http://www.ijsn.net/atranslation/236/

domenica 1 marzo 2009

IL PROGETTO DEL CAPITALE PER LE CAMPAGNE


di Joao Pedro Stedile
pronunciato il 22 gennaio 2009, durante il XIII INCONTRO DEL MST

Più che celebrare i 25 anni è necessario che riflettiamo sulle nuove condizioni della lotta di classe molto diverse da quelle dei primi anni del MST.
E questo ci richiede un grado di conoscenza sempre maggiore, un grado di attenzione sempre più accurata nei confronti di tutte le azioni che il capitale sta facendo per controllare la natura e la produzione agricola. Ora non è più solo in disputa la terra come bene di lavoro.
Agli inizi della nostra storia c’era un documento della CNBB che parlava della terra come bene di lavoro come bene della natura, di Dio che non poteva essere una merce e dovevamo affrontare il padrone della terra, il latifondista, quello che aveva accaparrato questo bene della natura. Ora sono in disputa tutti i beni della natura: l’acqua, l’aria, l’ambiente, la produzione di input che si usano per produrre gli alimenti.
Ora la lotta è molto più complessa e il nostro compito qui stamattina è questo: cercare di elencare alcuni elementi che permettano ai compagni di approfondire il dibattito, studiando. Nella logica delladiscussione di questo incontro, ieri e stamattina noi abbiamo riflettuto sul “loro” progetto per poter cominciare ora a parlare del nostro progetto, su quali possono essere le alternative. Vorrei elencare, riassumere alcunielementi già apporsi ieri e oggi nelle parole del professor Umbelino per costruire una interpretazione teorica collettiva.
Dal momento in cui si è installato il capitalismo, questo è passato per varie fasi nel suo modo di produrre In ognuna di queste fasi ha avuto una grande influenza sulla produzione agricola. E questo è successo anche qui in Brasile.
1. Nel primo periodo del capitalismo commerciale, l’obiettivo era produrre materie prime. Ci hanno imposto la colonia per controllare il territorio e la forma del capitalismo commerciale che dominava la nostraagricoltura è stata la fazenda di piantagione, la grande fazenda del periodo coloniale, che combinava lavoro schiavo ed esportazione.
2. Durante il XX secolo il capitalismo divenne industriale. Alla produzione agricola fu imposto il modello tecnologico che obbligava l’agricoltura a dipendere dall’industria. I capitalisti guadagnavano più soldi nell’industria e quindi l’agricoltura aveva un ruolo subordinato nel produrre materia prime per l’agroindustria e fornire manodopera a buon mercato e allo stesso tempo tutti gli input erano prodotti dall’industria(fertilizzanti chimici, pesticidi, macchine ecc). In questo modello c’era una logica che permetteva l’esistenza e la riproduzione del contadino, ossia il contadino poteva avere la sua terra, lavorarla a suo modo, produrre isuoi beni di sussistenza e allo stesso tempo era integrato nell’industria, fornendo materie prime e la metà dei suoi figli che diventavano operai.Questo capitalismo ebbe interesse in alcuni paesi a realizzare la riforma agraria, ossia nella maggioranza dei paesi industrializzati del mondo è stata la borghesia industriale ad assumere l’iniziativa di dividere la terra del latifondo e darla al contadino perché il contadino si subordinasse all’industria, perché era molto più produttivo del latifondo arretrato. In certo modo, si è trattato di riforme agrarie pratiche che si produsseroall’interno di una alleanza non esplicita tra borghesia industriale e contadini.
3. Ora siamo in una nuova fase del capitalismo. Il capitalismo industriale classico è entrato in crisi, negli anni 70/90. Negli ultimi anni chi controlla l’economia è il capitale finanziario, che agisce sulla produzioneattraverso imprese che noi chiamiamo transnazionali o monopoliste. Questo mutamento della forma del capitale ha avuto conseguenze gravissime nella forma di organizzare la produzione agricola. Quali sono stati i movimenti che questo capitale finanziario mondializzato ha prodotto nell’agricoltura?
a) il primo movimento è che le banche, il capitale finanziario è venuto da fuori dell’agricoltura, portato dalle imprese e ha comprato azioni, ha gonfiato le imprese che agivano in campo agricolo e in questo modo è passato a controllare l’agricoltura e le grandi imprese transnazionali, la Monsanto e la Bunge per esempio che sono le più grandi. La Monsanto è nata negli USA cento anni fa, era una piccola impresa, nessuno ne aveva sentito parlare negli anni 70 o 80. Sono pochi anni che la conosciamo. La Bunge, la Cargill, perché sono apparse ora, da pochi anni a questa parte? Perché le banche hanno investito denaro in queste imprese e loro da un’ora all’altra si sono trasformate in mostri che hanno comprato altre imprese e hanno monopolizzato il controllo della produzione Quindi l’origine del capitale della Monsanto, della Cargill, della Bunge, della Syngenta ecc non è stata frutto di una accumulazione nella attività agricola ma ha origine nelle banche. Il capitale finanziario ha quindi permesso l’azione di grandi imprese perché passassero a controllare le merci prodotte in agricoltura
b) Il secondo movimento è legato al fatto che il capitalismo si è internazionalizzato, hanno dollarizzato l’economia del mondo. Tutti i prezzi delle merci agricole sono stati internazionalizzati. All’inizio del movimento, il prezzo del mais in cruzeiro era diverso nei vari luoghi. C’era un prezzo a Sarandi, uno a Chapecò, uno in Goias ecc.. Perché in quell’epoca del capitalismo industriale il prezzo del mais era determinato dal costo di produzione. Ora qual è il prezzo del mais? E’ lo stesso a Tokio, in Messico,in Turchia, Norvegia, perché chi fa i prezzi sono le borse delle merci controllate dalle imprese. Quindi abbiamo un prezzo unico per il mais in tutto il mondo, che permette loro di accumulare un enorme tasso di profitto in dappertutto. Prima del capitale finanziario gli stati nazionali potevano influire sull’agricoltura attraverso le politiche pubbliche agricole. Ora gli stati nazionali sono stati allontanati dalle politiche pubblicheagricole. E chi determina la politica per l’agricoltura sono i grandi organismi internazionali: FMI, BC, WTO ecc.. Di modo che eleggere o non eleggere presidenti della repubblica nei paesi periferici, poco muta perchéin realtà altri controllano la nostra agricoltura.
c) Terzo movimento. Questa agricoltura totalmente dipendente dagli input industriali e dalle imprese che controllano la produzione e il commercio è diventata totalmente dipendente dal credito bancario. Le banche pubbliche e private del Brasile prestano all’agrobusiness, ogni anno, 60 miliardi di reais perché producano da 80 a 100 miliardi. In realtà le banche non danno i soldi ai fazendeiros ma direttamente alle imprese multinazionali che forniscono concimi, pesticidi, semi e macchine. La differenza tra 60 e 80/100 si divide tra salari, tasse e rendita del fazendeiro. Anche il fazendeiro ignorante che si è alleato con le imprese capitaliste non si rende contro che la maggior parte del capitale prodotto va alle imprese transnazionali. Se si interrompe il credito bancario oggi, finisce l’agrobusiness perché il fazendeiro non ha capitale sufficiente per produrre e questo è stato il risultato del movimento del capitale finanziario.
Bene, quali sono i nuovi settori di espansione del capitale in area agricola? Le priorità del capitale da qui in avanti andranno in direzione essenzialmente di cinque aree.
§ Prima di tutto controlleranno le SEMENTI, perché il controllo delle sementi transgeniche è il modo di monopolizzare e controllare che cosa produrre. E visto che c’è una legge sui brevetti che permette di riscuotere royalties, la Monsanto, nel Rio Grande del Sud, raccoglie 80 milioni di dollari all’anno di royalties, senza produrre un pacco di semi. Nessun produttore compra la soia dalla Monsanto, ma questa soia transgenica quando arriva nei porti paga royalties alla Monsanto. Perché loro, ottenendo il brevetto, hanno dichiarato che tutta la soia transgenica è loro, non importa chi la produca. Lula ha liberalizzato il mais, il cotone. Chi ha visto il film sulla Monsanto ieri sera si è reso conto del potere della Monsanto.
§ Il secondo elemento è l’ACQUA. Vi siete resi conto che questo elemento è più caro di qualsiasi altro liquido? Era l’ultimo bene che non era merce. Molte grandi multinazionali stanno facendo investimenti perché vogliono controllare le acque, controllare le fonti, i laghi, i fiumi e il consumo. Per esempio la deviazione del Rio San Francisco non ha niente a che vedere con la sete del sertao. Ma l’acqua che è pubblica verrà privatizzata e pagata sia per il consumo famigliare che per quello agricolo. Viene fattaun’opera pubblica per privatizzare.
§ La terza area in cui il capitale sta avanzando è quella del controllo della BIODIVERSITA’. Che cos’è la biodiversità? Sono le migliaia di forme differenti di vita vegetale e animale che esistono in natura. Perchévogliono controllarla? Ogni essere vivente ha una mappa del DNA diversa. In queste mappe di ogni essere vivente si possono trovare risposte per lo sviluppo dell’agrobiologia, per sviluppare nuove forme di produzione di sementi più produttive. Tutte le grandi imprese vanno in Amazzonia, verso regioni ricche di biodiversità, verso il Pantanal, verso il Cerrado, per controllare differenti forme di vita, ricercarle e trasformarle in merce.All’epoca del capitalismo industriale la ricerca era controllata dallo stato, oggi dalle transnazionali. Se c’è un bravo scienziato all’Embrapa, la Monsanto lo compra. Ma la cosa peggiore sono gli accordi formali, cioè ilfatto che i laboratori pubblici vengono messi a servizio delle transnazionali e, comunque, siccome la genetica richiede molto denaro, i laboratori migliori non appartengono più agli stati.
§ Quarto obiettivo degli investimenti è il settore degli AGROCOMBUSTIBILI. Sapete che le fonti di energia fossile (carbone, petrolio, gas) hanno stoques limitati. Il capitalismo sta cercando di trasformare l’agricoltura in una fonte di energia. Al fondo tutta l’energia ha origine dal sole. Quando noi mangiamo, i nostri alimenti di origine vegetale o animale non sono altro che una mutazione dell’energia solare. Tutti noi esseri viventi ci muoviamo grazie all’ energia solare. Giustamente i popoli indigeni guardavano al sole come al vero Dio, ed è vero perché senza sole questo pianeta scompare. Cosa è quindi l’agrocombustibile? E la capacità dialcune piante (soia, canna ecc) di captare l’energia solare e trasformarla in zucchero o olio. Il capitale vuol trasformare l’agricoltura in una fonte di alimenti per le automobili.
§ L’ultimo fronte del capitale è la CELLULOSA.
Quindi questo è il piano del capitale. Quali sono le contraddizioni di questo modello del capitale nei confronti dell’agricoltura? Esistono contraddizioni. Cosa sono le contraddizioni? Sono forze contrarie, generate dallo stesso progetto, che possono portarlo alla distruzione, se noi abbiamo la capacità di sfruttare queste contraddizioni. Il ruolo dei movimenti sociali come il nostro è comprendere le contraddizioni per organizzare il popolo a superare questo modello.
PRIMA CONTRADDIZIONE. Un modello di produzione industriale in agricoltura che ha bisogno di 60 miliardi di reais ogni anno per essere finanziato, la cosiddetta agricoltura industriale (tutti gli input sono prodotti fuori) ha delle contraddizioni perché la maggior parte di questi input hanno come materia prima il petrolio o fonti minerarie esauribili di fertilizzanti. Pertanto, a medio termine, non c’è futuro perché il petrolio diminuirà e ne aumenterà il prezzo, il fosfato lo stesso ecc. Come può crescere un agricoltura che dipende da un input esauribile e sempre più scarso? Non è possibile, questa è la loro grande contraddizione.
SECONDA CONTRADDIZIONE. La grande fazenda chiamata agrobusiness, per avere un buon profitto, deve produrre con il sistema delle monoculture. Ma la monocultura distrugge tutte le altre forme di biodiversità presenti nella natura e per fare questo usa veleni di origine chimica (che provengono in parte dal petrolio). Questa agricoltura industriale funziona solo usando veleni e il veleno che non è biodegradabile distrugge i microorganismi del suolo, uccide l’acqua. Questo tipo di agricoltura si sostiene quindi producendo alimenti contaminati, e quindi a medio termine non può che far aumentare i problemi della salute pubblica e man mano le persone se ne rendono conto. E’ chiaro che nel medio periodo questo tipo di agricoltura non è sostenibile basandosi sulla produzione di alimenti contaminati.
TERZA CONTRADDIZIONE. La produzione di polli ecc. su larga scala si sostiene solo sulla base diuso di medicinali e di molti ormoni e chi consuma questi prodotti assume le sostanze che sono state utilizzate e questo sta producendo mutazioni negli esseri umani (per esempio ci sono bambine che hanno il mestruo prima) ecc.
QUARTA CONTRADDIZIONE. I prezzi dei prodotti agricoli non si basano più sulla teoria del valore,ossia sui costi di produzione, il prezzo delle commodities (tutti quei prodotti agricoli che possono essere uniformati in tutto il mondo) è deciso in borsa dai monopoli o dalla speculazione e questo a medio termine porta a delle serie conseguenze. Se il prezzo è svincolato dalla produzione e anche dagli stoques e aumenta molto e la gente non può più comprare, questo porta a un aumento della fame. Al tempo della rivoluzione verde, negli anni 60/70, quando aumentò molto la produttività in agricoltura a causa dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi, 60 milioni di persone avevano fame; e la promessa allora del governo Kennedy e della rivoluzione verde era che l’agricoltura industriale avrebbe eliminato la fame. 40 anni dopo, con questo nuovo modello, le persone che hanno fame sono 880 milioni. Questo è un dato FAO dell’anno scorso (l’anno precedente erano 800 milioni, quindi in un solo anno, di speculazione in borsa con la crescita del prezzo della soia e del mais, 80 milioni di persone sono entrate nell’ambito del gruppo che soffre la fame). La maggioranza dei paesi più poveri ha perso la sovranità sulla produzione di alimenti, a causa delle transnazionali. Oggi ci sono 75 paesi nel mondo che non riescono a produrre ciò che serve al loro popolo.Non è per ragioni climatiche. Il nostro amato Venezuela, che è un paese ricco di petrolio, il paese più ricco dell’America Latina, importa il 75% di quel che mangia. Per colpa di chi? Della Monsanto, della Bunge, dellemultinazionali. Quando Chavez è andato al potere importava il 95%. Chavez è disperato e ha chiesto il nostro aiuto, ma fino ad ora è riuscito ad abbassare le importazioni solo al 75%. Il Paraguay, che ha le terre più fertili del mondo, che è in mezzo a due grandi fiumi, importa il 60% di ciò che mangia.
QUINTA CONTRADDIZIONE. La monocultura non ha bisogno di manodopera nelle campagne, la espellequindi è contro l’occupazione. E’ una contraddizione, dobbiamo approfittare dell’aumento della disoccupazione per denunciare l’agrobusiness come una delle cause della disoccupazione. Come dice Via Campesina, l’agricoltura industriale è in realtà una agricoltura senza agricoltori. Non ha bisogno di agricoltori, l’agrobusiness è una delle cause della disoccupazione.
SESTA CONTRADDIZIONE. Il modello industriale dell’agricoltura produce squilibri nell’ambiente. La monocultura distrugge le altre forme di vita, cioè la biodiversità. Perché l’equilibrio deriva dalla convivenza per milioni di anni di varie specie animali e vegetali che sono collegate tra loro. Quando si impone la monocultura si altera il clima. Il riscaldamento globale non è uno scherzo.Dalle grandi fazende in cui c’è solo bestiame, si possono rilevare le emissioni di butanolo dai satelliti, che viene dagli escrementi delle vacche. Gli stessi problemi sono causati dalla produzione intensiva disuini. Anche lì c’è emissione di gas che inquina l’ambiente. L’agricoltura industriale non ha la possibilità di convivere con l’ambiente e genera sempre più contraddizioni sulle quali noi dobbiamo lavorare.
SETTIMA CONTRADDIZIONE. Le imprese transnazionali controllano le sementi transgeniche. All’iniziodicevano che c’era una riduzione di costi perché invece di applicare tre tipi di erbicidi se ne poteva applicare solo uno, il loro, il Rondoup. La maggioranza degli agricoltori ci ha creduto, perché era così. Ma avremmopotuto sostituire i veleni con la policoltura. Cosa sta succedendo oggi con i semi transgenici? Che stanno nascendo parassiti resistenti. Compaiono piaghe che i veleni non uccidono più. Quindi non servono più i semi transgenici e questa è una contraddizione che noi dobbiamo utilizzare. Molti agricoltori del Mato Grosso e del Goias hanno già abbandonato i semi transgenici. Nel Paranà ci sono molti studi (per esempio della Ibrapa) che hanno dimostrato che non c’è più differenza di produttività tra sementi transgeniche e sementi convenzionali. E negli Stati Uniti è stato dimostrato che la produttività media della soia transgenica diminuisce di anno in anno.
OTTAVA CONTRADDIZIONE. L’altra contraddizione che questa forma di agricoltura sta producendo è chein alcune aree dedicate all’etanolo, agli agrocombustibili, e alla cellulosa le imprese , per garantire il loro investimento che è alto, stanno comprando terre. Secondo una ricerca realizzata dalla Folha di Sao Paulo, che è portavoce della borghesia brasiliana, negli ultimi 5 anni più di 20 milioni di ettari sono stati comprati dal capitale straniero e questa è una contraddizione sulla quale il MST/Via Campesina si può trovare vicino asettori lontani ideologicamente da noi ma che difendono interessi nazionalisti. Possiamo provocare questi settori. Volete aiutarci a difendere il Brasile o no? Quindi è una contraddizione importante della quale noi dobbiamo approfittare. Qui nel Rio Grande del Sud, per esempio, con le grandi imprese produttrici di cellulosa che utilizzano 300.000 ettari dello stato.


IL DISCORSO DI JOAO PEDRO STEDILE DEL GIORNO 24 GENNAIO, GIORNATA CONCLUSIVA DELLE CELEBRAZIONI, ALLA PRESENZA DI POLITICI, SINDACALISTI, INTELLETTUALI BRASILIANI E STRANIERI ALLA PAGINA http://www.mst.org.br/mst/pagina.php?cd=6310

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!