mercoledì 1 aprile 2009

Brasile:la giornata mondiale contro la crisi

Tra i giorni 28 di marzo e 4 aprile, movimenti sociali popolari, sindacali e degli studenti di tutto il mondo sono scesi in strada per protestare contro il capitalismo, la guerra e per gridare che i lavoratori e le lavoratrici non sono disposti a pagare l’attuale crisi mondiale.
La settimana di mobilitazione è stata convocata dall’Assemblea dei Movimenti Sociali, avvenuta a Belém (Brasil) durante il Forum Sociale Mondiale 2009, ed è caratterizata da tre grandi momenti.
Il giorno 28 marzo le mobilitazioni sono avvenute contro il gruppo del G20;
il giorno 30 marzo è stato caratterizzato da manifestazioni contro la crisi le guerre e in solidarietà al popolo Palestinese;
il giorno 4 aprile le proteste si concentreranno contro la NATO.
Anche in America Latina si sono organizzate numerose proteste e manifestazioni.

In Brasile
I sindacati e i movimenti sociali che hanno organizzato la manifestazione nazionale di lunedì 30 marzo, in difesa della classe lavoratrice e contro la crisi economica, vogliono essere uniti contro la disoccupazione, per conservare i diritti, per la riforma agraria e per cambiare la política economica.
Per João Paulo Rodrigues, del cordinamento nazionale del MST, la mobilizzazione dovrà continuare dopo la manifestazione "Sognamo che il 1º Maggio diventi un giorno di lotta di tutti i lavoratori", ha dichiarato.
Nivaldo Santana, vice-presidente di CTB (Centrale dei Lavoratori del Brasil), conferma che nel contesto della crisi "é strategica l’unità dei sindacati e dei movimenti sociali". "Le manifestazioni del 30 possono essere il punto di partenza per paralizzare il paese nel prossimo período", sostiene Luiz Carlos Prates, di Conlutas.
"Siamo riusciti in una cosa inedita: unire tutti i sindacati, movimenti sociali e partiti legati ai lavoratori in questa manifestazione contro la disoccupazione e la crisi", ha dichiarato il presidente di Forza Sindacale, il deputato federale Paulo Pereira da Silva (PDT). Per Pedro Paulo del cordinamento nazionale dell’ Intersindicale: "Non accetteremo la pressione per ridurre i salari in cambio del posto di lavoro".
Ubiraci Dantas de Oliveira, della CGTB (Centrale Generale dei lavoratori del Brasile), ha sottolineato che la manifestazione nazionale prevede iniziative di lotta in tutte le capitali del paese, dichiarando che "stiamo facendo una lotta per la riduzione dei tassi di interesse, che colpisce il nostro sviluppo".
Sono già stati chiusi 730 mila posti di lavoro tra ottobre 2008 e febbraio 2009, secondo i dati della Caged (Registro generale degli Impiegati e Disoccupati). In totale la popolazione disoccupata ha raggiunto 2,62 milioni di lavoratori.
João Paulo Mancha, dirigente del MST, ha difeso la statalizzazione delle imprese agroalimentari che hanno ricevuto finanziamenti statali e stanno licenziando. "Vogliamo alzare la bandiera della ristatalizzazione di Embraer per le imprese che stanno fallendo". Antonio Carlos Spis, del direttivo della CUT (Central Única dos Trabalhadores), ha criticato i licenziamenti in massa da parte di imprese che ricevono aiuti dal governo e hanno avuto alti guadagni negli ultimi anni, come Embraer, Vale do Rio Doce e CSN.
Per impedire l’aumento della disoccupazione, difende l’adesione del Brasile alla Convenzione 158 dell’ OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoro), che garantisce il posto di lavoro contro i licenziamenti immotivati. "Il reintegro dei lavoratori all’ Embraer fa parte di questa lotta", affema Mancha. L’impresa che fabbrica aerei ha licenziato più di 4.200 persone a febbraio, il 20% degli impiegati.
La Giustizia del Lavoro ha considerato abusivi questi licenziamenti condannando l’impresa a indennizzare i lavoratori e i licenziamenti sono stati sospesi dal Tribunale Regionale della 15ª Regione.

Riforma Agraria
Una delle parole d’ordine della manifestazione brasiliana del 30 è stata "Riforma Agraria Ora", che appare come una forte alternativa alla crisi economica, per garantire la produzione di alimenti e materie prime per l’industria, rinforzando il mercato interno e promuovendo la giustizia sociale.
"La Riforma Agraria é una alternativa per la crisi perchè garantisce lavoro, educazione e abitazioni ai contadini. Dobbiamo insediare le famiglie accampate e fare un programma di industrie agricole per rinforzare la produzione e garantire rendita alle famiglie", afferma João Paulo.
"Non c’è soluzione per il nostro paese senza Riforma Agraria. É stato un grande errore del governo Lula non averla messa tra i suoi obiettivi concreti. La democratizzazione della Terra garantisce una vera inclusione sociale, garantendo lavoro e produzione", continua.
Vedi anche: 15mila lavoratori protestano a San Paolo (Brasile)

G8 Ambiente

COORDINAMENTO REGIONALE SICILIANO “CONTRO G8”
CONTRO I PROGRAMMI DI DISTRUZIONE SOCIALE E AMBIENTALE DEI “GRANDI” DELLA TERRA PER LA DIFESA DEL TERRITORIO, DELL’AMBIENTE, DELLA VITA, DEL REDDITO, DEL LAVORO
Dal 22 al 24 aprile la città di Siracusa sarà sede del summit G8 sull’ambiente. I ministri per l’ambiente degli otto governi cosiddetti più grandi del mondo, grandi sostenitori e applicatori delle politiche liberiste, grandi inquinatori, grandi devastatori, grandi responsabili del declino inarrestabile del Pianeta e dell’oppressione dei suoi abitanti, arriveranno a Siracusa e si barricheranno dentro il castello Maniace dell’isola di Ortigia. A otto anni dalla rivolta di Genova gli 8 grandi troveranno ad attenderli, con la stessa determinazione di sempre, i movimenti che hanno riempito le piazze di tutto il mondo per opporsi al neoliberismo, allo sfruttamento, alla guerra, alla devastazione del pianeta. Sono movimenti presenti anche in Sicilia impegnati da sempre a difendere i territori, la salute, la vita, sostenere l’Antimafia Sociale, affermare i diritti fondamentali, costruire la solidarietà ai migranti, salvaguardare il valore delle differenze e le ragioni delle minoranze.Siracusa rappresenta il simbolo della distruzione ambientale e umana, causata da sfruttamento estremo del territorio in nome dello “sviluppo a tutti i costi” a esclusivo vantaggio del profitto privato e del gioco dei politicanti locali, così ben rappresentati in parlamento e al governo, poggiante su solide saldature tra massoneria, politica, mafia. La scelta di questa città come sede del summit sull’ambiente, voluto dalla ministra per l’ambiente Stefania Prestigiacomo, è paradossale perché l’area siracusana, limitrofa al triangolo della morte “Priolo-Augusta- Melilli” e all’area di Noto sfregiata dalle trivellazioni, è tra le più inquinate d’Italia e si appresta a superare ogni primato con l’arrivo di un rigassificatore e un inceneritore previsti dal governo di cui la Prestigiacomo fa parte. Non dimentichiamo che la ministra, col possesso di tre aziende di famiglia presenti nel triangolo della morte (Coemi spa, Vetroresina engineering development, Sarplast –fallita), è una vera “figlia d’arte” quanto a pervicace impegno antiambientale. È anche azionaria di un’azienda gestita dal padre (Ved), sulla cui testa incombono processi per bancarotta fraudolenta, trattamento e smaltimento illegale di rifiuti, violazione delle norme di sicurezza nei confronti dei dipendenti. Eppure, con questo curriculum, con inverosimile spudoratezza osa ergersi a paladina dell’ambiente! L’operato della famiglia Prestigiacomo ci sembra emblematico di un sistema di potere governativo. Le classi politiche che hanno amministrato questi territori possono fregiarsi di molti record negativi su scala nazionale e internazionale. Da mezzo secolo le multinazionali del petrolio e della chimica hanno inquinato aria, terra, acqua e annientato ogni forma di vita, ingannando la popolazione col miraggio del posto di lavoro. Le persone sono state e sono aggredite dai veleni, le famiglie sterminate dal cancro, la popolazione espropriata della speranza di un futuro, frustrata dall’impossibilità di consegnare un avvenire ai figli, la cui vita, come quella di ogni essere vivente dell’area siracusana, è segnata da rischio certo. Questo accade in un territorio, quello siciliano, che da sempre ha vissuto sulla propria pelle le scelte spregiudicate di un potere coloniale che impone privatizzazione di beni comuni come l’acqua, attua ostili processi di militarizzazione, espropria intere fette di territorio alle popolazioni locali (la base di Sigonella), si accinge a progettare e costruire, con costi altissimi per la popolazione, macchine di morte come inceneritori, rigassificatori e centrali nucleari, realizza il grande carcere per migranti a cielo aperto di Lampedusa e molti altri “guantanamo”, nostrani, semisegreti. E per non smentire l’arroganza colonialista del governo italiano, a coronamento del danno, si annuncia la beffa: un ponte faraonico, devastante per il territorio e di cui nessuno ha bisogno tranne l’avidità di governanti, ideatori e costruttori, palese espressione di delirante megalomania, estranea alla realtà e antitetica ai bisogni reali di sostegno e tutela delle popolazioni e dei luoghi. Denunciamo questi attacchi contro la Sicilia e conosciamo anche cosa gli impostori del G8 fanno “per l’ambiente” sull’intero pianeta. I G8, riuniti per trattare a gran voce questioni ambientali, vanno a programmare nuovi saccheggi, impoverimenti, disastri sempre più traumatici per il pianeta, per il suo ecosistema, per l’umanità, praticando a livello mondiale quanto a livello locale agiscono i loro vassalli. Non sapendo e non volendo cambiare rotta, scelgono di servirsi di vaste regioni della terra per farne sterminate discariche e preferiscono trasformare in nubi di diossina gli scarti del sovraconsumo di massa che hanno indotto, quando è ormai improrogabile ripensare i modelli di vita e di produzione/consumo e investire sulle conosciute e sane energie rinnovabili e sulle innocue e proficue, anche in termini di posti di lavoro, tecniche di riciclaggio dei rifiuti. Il peggioramento delle condizioni di vita di interi pezzi di popolazioni testimonia il fallimento delle teorie economiche neo-liberiste, generatrici del drastico aumento della sperequazione sociale, della totale precarizzazione del lavoro in nome della “flessibilità”, della scomparsa del lavoro stesso. Quello che è stato sbandierato e propinato al mondo come migliore “modello di sviluppo”, attraverso l’innesco di un processo di omologazione planetaria di consumo detta globalizzazione, è figlio dell’ultimo ruggito dell’esasperato capitalismo che ha scelto l’autocapitalizzazion e della finanza, da un lato, e lo sfruttamento estremo di risorse e lavoro, dall’altro. Due vertici senza controllo e senza limiti, voluti e garantiti dai governi, che scaricano sugli anelli più deboli della catena il prezzo impagabile di questa escalation: lavoratori schiavizzati, popolazioni allo stremo, risorse in prosciugamento, cancellazione di ecosistemi. Il modello di sviluppo globale “all’infinito” inciampa e si infrange di fronte ai confini fisici del pianeta per l’incompatibilità fra la pretesa vorace e la disponibilità che si riduce, una pseudofilosofia che deve fare i conti con gli equilibri degli ecosistemi globali e locali, con le ricchezze delle diversità culturali e con i relativi tessuti sociali. Le scelte dei governi di socializzare il debito e privatizzare gli utili, attraverso le elargizioni “statali” a banche e imprese, stanno aggravando i processi involutivi ancora a danno delle popolazioni. Addirittura si pretende di andare nella stessa direzione, come nel caso italiano, inventando inutili, rovinosi e costosissimi ecomostri da fare gravare sulle comunità, imponendoli con la forza, attraverso repressione del dissenso e militarizzazione dei territori. Ma non possono e non devono essere queste le scelte volte a sanare i disavanzi pubblici prodotti da comitati d’affari, oggi direttamente governanti, coinvolti in vorticosi traffici miliardari; non dovranno essere pagati dai cittadini i debiti causati dalla finanza “creativa” che ha preteso di considerarsi sganciata dall’economia reale. Noi, figli di questa terra devastata, non vogliamo stare a guardare un G8 che mortifica la vita e offende l’intelligenza. Reclamiamo la partecipazione attiva della popolazione perché cominci finalmente a divenire protagonista delle scelte del proprio destino e di quello dei luoghi a cui appartiene. Non aspettiamo che i grandi avvoltoi ed il loro seguito di sciacalli banchettino coi nostri cadaveri. Invitiamo tutti a impegnarsi per la preparazione di questo importante appuntamento e a lavorare per proseguire, dopo questa tappa, su un percorso responsabile di riappropriazione del diritto di autodeterminazione. Chiamiamo a raccolta ogni forma di aggregazione sociale, culturale e politica e quante altre persone disposte a impegnarsi per cambiare questo stato di cose attraverso un ampio fronte di dissenso contro coloro che giocano con i destini della nostra terra e delle nostre comunità. Ancora una volta pensiamo che i conflitti sociali siano l’unica via d’uscita dalle crisi e continuiamo la nostra lotta al sistema di sfruttamento e alle istituzioni nazionali e sovranazionali che lo rappresentano. Il coordinamento regionale “Contro G8” promuove tre giorni di mobilitazione a Siracusa, 22, 23 e 24 aprile, in cui si contesterà con determinazione il vertice di Ortigia e si confronteranno proposte concrete, coniugabili con la tutela primaria del pianeta, dell’integrità dei suoi molteplici equilibri, di tutti i viventi, dell’umanità tutta e dei suoi diritti fondamentali.

PETIZIONE A FAVORE DELLE SCUOLE ITINERANTI DEL MST

La governatrice del Rio Grande do Sul Yeda Crucius, e la parte di destra del Pubblico Ministero dello stato stanno colpendo le Scuole Itineranti delMST nel Rio Grande del Sud decretando la chiusura di queste istituzioni educative. Questa azione fa parte della criminalizzaione e del tentativo di espulsione del MST dallo stato. Per proteggere i latifondi e le corporazioni, specialmente quelle della cellulosa, Yeda e i suoi alleati vogliono tagliare quel che giudicano essere il male alla radice: l'educazione dei bambini, dei giovani e degli adulti che sono accampati da anni visto che niente viene fatto a favore della riforma agraria. Le scuole Itineranti del MST sono spazi di conoscenza, crescita, socializzazione che si basano sui valori etico-politici libertari e democratici. Sono spazi pubblici di formazione umana, di critica e di rinnovamento del pensiero pedagogico brasiliano e latino-americano. Studiosi di diversi paesi le analizzano e ne diffondono le idee in tesi, articoli, esperienze di educazione popolare propagando le idee pedagogiche originalmente sistematizzate da Paulo Freire. Le scuole itineranti sono luoghi che stanno favorendo riflessioni che permettono di costruire un migliore futuro per l'educazione pubblica, gratuita, laica e autonoma di fronte agli interessi particolaristici e meschini come quelli professati dall'attuale governo statale. Esigiamo l'immediata riapertura delle Scuole Itineranti organizzate dal MST e la garanzia che il potere pubblico assicurerà le infrastrutture necessarie al loro pieno funzionamento. I firmatari di questo manifesto seguiranno le azioni del governo dello stato nei sindacati, nelle scuole, nelle università, nelle lotte sociali, promuovendo denunce e atti politici fino a che le scuole saranno restituite ai bambini, ai giovani e agli adulti che in esse operano.

Assinam:
Carlos Walter Porto-Gonçalves ­ UFF
Eduardo Galeano ­ Escritor (Uruguai)
Emir Sader ­ UERJ, Secretario Executivo do CLACSO
Gaudêncio Frigotto ­ UERJ
Ivana Jinkings ­Editora Boitempo
Marcelo Badaró - UFF
Roberto Leher ­ UFRJ
Virgínia Fontes - UFF e Fiocruz

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TURCHIA-AMMINISTRATIVE Scivolone dell'Akp, pronto un rimpasto

di Orsola Casagrande
I kurdi: è ora di trattareIn Kurdistan il primo partito è il Dtp, titolava ieri un'agenzia di stampa kurda. Un titolo che era anche una sfida, quella di scrivere la parola «vietata»: Kurdistan. Ma le elezioni di domenica hanno certamente dato morale e forza ai kurdi, che già durante le celebrazioni del Newroz erano scesi in piazza massicciamente (due milioni di persone in tutta la Turchia) per ribadire soprattutto la loro voglia di pace e dialogo. I risultati elettorali premiano questa richiesta. Il Dtp, partito della società democratica, non solo si conferma il primo partito, ma ottiene anche nuove province. Quattro quelle strappate all'Akp di Erdogan, grazie alle quali ora il Dtp controlla oltre a Diyarbakir, Dersim, Batman, Siirt, Sirnak, Hakkari, Van e Igdir. A Diyarbakir il sindaco uscente, Osman Baydemir è stato rieletto con poco meno del 66,5% dei consensi. Una vittoria schiacciante sul candidato dell'Akp che si è fermato al 30,6%. Il partito del premier Erdogan si attesta sul 39,02% e, pur rimanendo il primo partito in Turchia, subisce una perdita secca del 2,6% dei voti, rispetto alle amministrative del 2004 e ben il 7,5% rispetto alle politiche del 2007. L'Akp ha vinto dieci delle sedici grandi municipalità, ma ha perso Mersin e Antalya, conquistate dal Chp (il partito kemalista repubblicano). Istanbul e Ankara invece rimangono nelle mani del partito di governo. Quanto alle province, l'Akp ne perde undici, mantenendo il controllo su 35. I comuni persi sono 34: l'Akp dunque ne mantiene 449. Crescono il Chp e il Mhp, il partito di destra. In particolare il Partito della Repubblica del popolo (Chp) ha ripreso il controllo della municipalità di Izmir e ha conquistato un totale di dieci province (nel 2004 ne aveva sei). La vittoria maggiore comunque per il Chp riguarda le città: da 130 del 2004, passa a 168. In percentuale il partito ha conquistato il 23,2% dei voti, il 4,9% in più rispetto alle amministrative del 2004 e il 2,3% in più rispetto alle elezioni politiche del 2007.Al terzo posto si attesta il Mhp, il partito nazionalista di destra, che ha guadagnato circa il 16,1% dei consensi. Rispetto alle precedenti tornate elettorali, la destra conquista il 5,6% in più che alle amministrative scorse e l'1,8% in più rispetto alle politiche. Il Mhp ha conquistato la municipalità di Adana e ha ottenuto nove province (ne aveva quattro) e 128 comuni (ne aveva 72). Non c'è dubbio però che il successo più importante è stato quello del Dtp. Anche perché a questo punto il premier Erdogan non può più ignorarlo come interlocutore. Il primo ministro le ha provate tutte per strappare le città kurde al Dtp. Dai «regali» porta a porta (riso, zucchero, carbone) all'apertura del canale statale in lingua kurda Trt6. E gli è andata male. E adesso, dopo le analisi e le recriminazioni, il governo turco dovrà decidere se continuare con l'opzione militare contro i kurdi o cominciare a pensare seriamente a sedersi attorno a un tavolo di trattativa. Erdogan nella notte di domenica, pur sottolineando che «queste elezioni sono state per l'Akp una vittoria» ha ammesso che «ci sono lezioni da trarre da questi risultati». Un rimpasto di governo è atteso nei prossimi giorni. A sottolineare la tensione che ha segnato queste elezioni i morti della vigilia. Ci sono stati pesanti risse che hanno provocato la morte di sei persone e il ferimento di oltre cento. Domenica notte e anche ieri mattina invece le strade soprattutto nelle zone kurde, sono state invase da migliaia di persone che celebravano la vittoria del Dtp.

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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!