sabato 1 agosto 2009

da YouTube

Iran... Bella ciao!

Partigiani ovunque....

Iran - Al via il processo contro 100 manifestanti delle proteste


Nella sala del Ministero Generale della Giustizia è iniziato il processo contro le persone accusate di disordini e fallito colpo di stato arrestate durante le proteste post-elettorali nel giugno e luglio scorsi.

Le persone coinvolte nel processo sono più di 100 e tra loro ci sono attivisti molto conosciuti dei partiti Moshakerat e Kargozaran.


Il testo dell'imputazione afferma che le elezioni recentemente svolte in Iran, con la loro altissima affluenza (85%), sono state un evento epico per la nazione, perchè hanno dato al mondo intero il messaggio che l'Iran è uno dei paesi più stabili e sicuri. Ma nonostante ciò gli oppositori sconfitti hanno provato subito a destabilizzare il paese: secondo i documenti disponibili e le confessioni degli accusati, c'è stato un tentativo preordinato di colpo di stato “soft”, dietro al quale ci sarebbe la mano della CIA.


Le organizzazioni accusate di questo tentato colpo di stato sono il partito Moshakerat, il partito Kargozaran e l'organizzazione Mojahedin; in particolare esse sono accusate di aver organizzato e diretto le manifestazioni non autorizzate e di aver provato a sfruttarle per cambiare la natura del regime islamico in un sistema secolare.


Inoltre il partito Moshakerat è accusato di avere avuto rapporti con spie britanniche, di avere posizioni antireligiose e di essere pronto a prendere posizioni filoamericane nel caso di un attacco statunitense all'Iran.

Il Sudafrica incrocia le braccia

L'11 agosto prevista una manifestazione nazionale


Manifestazioni in tutte le principali città: dipendenti pubblici, autisti, ferrovieri e netturbini. Chiedono un aumento adeguato dei salari all'inflazione, causato dalla grave recessione economica. Scongiurato per ora lo sciopero dei minatori.

L'Intervista a padre Effrem Tresoldi, da Pretoria

Un'ondata di scioperi sta invadendo il Sudafrica: dopo le violente manifestazioni della settimana scorsa, che hanno portato all'arresto di 200 persone in tutto il paese, da lunedì oltre 160mila lavoratori hanno incrociato le braccia, denunciando la grave crisi economica e chiedendo un aumento salariale. Le manifestazioni, organizzate e sostenute dai principali sindacati sudafricani (South African Municipal Workers Union, Samwu, e l'Independent Municipal and Allied Trade Union, Imatu ), si sono risolte in diversi casi in scontri con la polizia, in particolare nei centri della provincia del Limpopo, regione nordorientale del paese. Nel capoluogo Polokwane la polizia ha disperso la folla sparando proiettili di gomma.

Nelle principali città del paese come Pretoria, Cape Town, Port Elizabeth, Sol Plaatjie gli scioperanti hanno bloccato le strade con barricate e immondizia. Anche la capitale Johannesburg è paralizzata dai cortei e dal fermo dei mezzi pubblici; bloccata anche la metropolitana, con la polizia che si è schierata al fianco dei manifestanti.

L'astensione del lavoro di dipendenti statali, autisti, ferrovieri, netturbini sta mettendo in crisi il funzionamento dei trasporti pubblici e la raccolta dei rifiuti in molte città. Fermi anche diversi uffici degli enti pubblici locali. Falliti finora tutti i tentativi di mediazione tra governo e parti sociali: i sindacati chiedono un aumento del 15% degli stipendi e hanno rifiutato l'offerta dell'11,5% in più in busta paga.

La popolazione è stremata a causa della recessione economica che ha colpito il paese, la prima dalla fine dell'apartheid, e che ha causato un aumento vertiginoso della disoccupazione, costringendo molte aziende alla chiusura. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il continuo aumento del costo della vita e il mancato adeguamento degli stipendi. Non è un caso infatti che le manifestazioni siano partite dalle township più povere, dove la situazione è aggravata anche dalla mancanza di servizi come l'accesso all'acqua potabile e all'elettricità.

Le avvisaglie della crisi sono però evidenti da mesi, ed i sindacati accusano il governo di non aver preso le dovute precauzioni per tutelare i lavoratori. Recentemente gli scioperi hanno messo a rischio anche la costruzione degli stadi in vista dei Mondiali di calcio 2010.
La promessa di 500mila nuovi posti di lavoro fatta in campagna elettorale dal nuovo presidente Jacob Zuma, insediatosi circa 2 mesi fa, è già stata ritrattata. Zuma aveva fatto della lotta alla povertà la sua priorità.

Per ora è stato scongiurato il rischio dello sciopero nell'industria mineraria: l'Unione nazionale dei minatori (Num) ha raggiunto un accordo per l'aumento dei salari tra il 9 e il 10,5%. Si tratta di un settore cruciale per l'economia del paese, che dà lavoro a 150.000 persone. Il governo è ora al lavoro per trovare un compromesso anche per il settore pubblico.

Intanto il calendario delle proteste si infittisce di nuovi appuntamenti: l'11 agosto è prevista una manifestazione nazionale, mentre anche i giornalisti e i lavoratori nel settore delle comunicazioni stanno minacciando di scendere in piazza.

Tratto da:
Nigrizia

Links Utili:
SAMWU
IMATU

Messico, Morelos: Los 13 pueblos

Associazione Ya Basta! dalla carovana in Messico

Narr_Azione dal basso... di Marco

31 / 7 / 2009

Narra la leggenda che un giorno una famiglia di queste zone fu inviata a raccogliere acqua dalle sorgenti del vulcano Popocatepetl, e che sulla via del ritorno il recipiente con cui era trasportata si ruppe e dall’acqua sparsa nacque il Cerro Pelon.

E’ dalle falde di questa montagna che ancora oggi i pueblos e le comunita’ a sud di Cuernavaca, nello stato di Morelos, attingono acqua per i propri bisogni domestici e agricoli. Ed e’ da una delle sorgenti ai piedi del Cerro Pelon, la Chiuahuita, che Don Saul rappresentante del Consejo de pueblos de Morelos inizia il racconto delle lotte che le comunita’ locali stanno portando avanti in questa valle a sud di Citta’ del Messico.

Il Consejo de Pueblos de Morelos

Giusto due anni fa’ nasceva a Xoxocotla, un pueblo di quasi 40.000 abitanti a sud di Cuernavaca, il Consejo de Pueblo de Morelos. In questo villaggio si riunirono numerosi pueblos, abitanti e organizzazioni sociali dello stato di Morelos decisi ad organizzarsi in difesa dell’acqua, della terra e dell’aria. Nei giorni 28 e 29 luglio del 2007 piu’ di 700 persone provenienti da 48 comunita’, pueblos e quartieri urbani, accompagnati da rappresentati di organizzazioni sociali e accademici di diverse istituzioni, hanno discusso su come organizzarsi per difendere i propri territori e le relative risorse naturali dall’aggressione indiscriminata delle multinazionali del turismo e di un economia vorace, spesso collusa con il potere politico e le sue appendici, i partiti, da cui si tengono a distanza. Da questi due giorni, organizzati intorno a sei tavoli di lavoro (difesa dell’acqua, urbanizzazione, autonomia dei pueblos, rifiuti, boschi e aree naturali protette, terra) sono uscite una serie di denuncie e di proposte politiche raccolte nel Manifesto dei popoli di Morelos (www.13pueblos.com )

La delegazione di Ya Basta!

Abbiamo conosciuto Don Saul a giugno di quest’anno, durante il suo giro in Italia ospite dell’associazione Yaku di Trento insieme a Francesco Taboada Tabone regista del documentario “Los 13 pueblos de Morelos” e Fernanada Robinson, fotografa. A giugno sono stati ospiti al Festival di Radio Sherwood, dove e’stato proiettato il video inchiesta che spiega come “lo stato di Morelos attrasse i sui primi abitanti piu’ di due mila anni fa per la ricchezza e la diversita’ naturale. Negli ultimi anni, Morelos e’ stato vittima di una crescita selvaggia che minaccia le sue risorse naturali. Oggi, i discendenti dei primi abitanti della zona si vedono obbligati a organizzarsi in un movimento chiamato 13 pueblos per difendere la terra, l’acqua e l’aria. Questo documentario ritare la lotta del movimento per salvare le sorgenti e impedire la costruzione di una discarica a Loma de Mejia , una zona di doline e acquiferi. E’ la cronaca di una lotta che inizio’ nel 1910 con la Rivoluzione Messicana e que sta per ripetersi nel 2010”.

E’ stata in occasione della loro visita in Italia che ci e’ giunto l’’invito a visitare questo territorio.

Una piccola delegazione della carovana estiva di Ya Basta! “presenza/attiva” ha raccolto l’invito, raggiungendo Cuernavaca il 28 luglio. In 5, siamo stati accolti calorosamente, e dopo aver assistito ad una conferenza stampa del Consejo de los pueblos de Morelos, tenuta da Don Saul, siamo stati accompagnati al primo dei tre appuntamenti previsti.

Lungo la strada per Xoxcotla ci siamo fermati in una localita’ chiamata Tetecalita. Qui Don Saul ci ha illustrato una delle problematiche che los 13 pueblos soffrono maggiormente, l’espansione incontrollata della citta’ di Cuernavaca. Soprannominata la “citta’ dell’eterna primavera” per il suo clima favorevole, negli ultimi anni ha conosciuto un’espansione edilizia notevole. Si tratta di costruzioni a volte non piu’ grandi di 24 metri quadrati, tutte uguali e disposte in fila in grandi blocchi territoriali. Visti dall’autostrada su cui siamo stati accompagnati, la sensazione e’ quella di grandi prigioni le cui celle sono le unita’ abitative. Sono alloggi che le agenzie immobiliari e le ditte costruttrici vendono soprattutto agli abitanti di Citta’ del Messico, a una ora di macchina, che vengono qui per le vacanze o piu’ spesso per il fine settimana. L’impatto ambientale e’ enorme. Queste nuove zone residenziali vengono costruite lungo i fianchi delle colline o in vallate vicene a corsi d’acqua con il risultato di deforestare il territorio o di inquinare le falde acquifere che servono la vallata. O nel migliore dei casi di abbassare in maniera notevole il livello dell’acqua. Spesso le costruzioni vengono realizzate in zone dichiarate protette o in territorio agricolo senza cambio di destinazione d’uso. La speculazione la fa da padrona spesso con la complicita’ del potere politico.

Qui a Tetecalita Don Saul ci mostra una delle vittorie ottenute dai 13 pueblos con l’aiuto del Consejo. I lavori di costruzione di una di queste espansioni edilizie sono state bloccati a seguito delle lotte degli abitanti di queste comunita’. Era prevista la costruzione di 2000 unita’ abitative in una zona dove la popolazione totale arriva a 5000 persone divise tra le comunita’ di Tetecalita e di Temimilcingo. Una violenza ambientale e sociale incredibile, che avrebbe stravolto la vita e i ritmi contadini degli abitanti della zona e provocato l’inquinamento delle sorgenti d’acqua. Ed e’ proprio ad una di queste che don Saul e gli attivisti locali ci accompagnano: alla sorgente Chiahuita, fonte di vita, storia e cultura contadina per circa 100.000 persone.

La sorgente si trova circondata da enormi serre dove vengono coltivati fiori a livello industriale. Gli agenti chimici utilizzati nella produzione naturalmente finiscono nei fiumiciattoli che si riversano in quello principale proveniente dalla sorgente, che raggiungiamo attraverso un cammino nella vegetazione. Lo spettacolo e’ entusiasmante: i colori e l’atmosfera che l’acqua crea uscendo dalle rocce induce gioco forza al contatto, a berne un po’. Meno entusiasmanti sono le storie che Don Saul ci racconta insieme agli altri attivisti, che non sono tutti della zona ma anche di altri pueblos dello stato, come ad esempio di Hueyapan, al nord ma i cui problemi sono simili. E che saputa della nostra presenza sono venuti a conoscerci. Ci raccontano che qui i loro nonni o padri hanno partecipato all’avventura di Emiliano Zapata, hanno difeso la loro terra e la loro acqua e che continueranno a farlo per i loro figli.

Una delle eridita’ di quella lotta abbiamo la possibilita’ di vederla raggiungendo Xoxocotla. Qui l’acqua non e’ gestita ne’ da imprese private ne’ da entita’ pubbliche, qui l’acqua e’ gestita in maniera comunitaria e assembleare. Tutto cio’ che riguarda la gestione di questo bene comune viene discusso a livello comunitario. Da quando hanno ottenuto la possibilta’ di gestire l’acqua in questa forma, i risultati sono stati notevoli: miglioramento delle infrastrutture, aumento del numero degli utenti, fino all’acquisto di una cisterna che permette di rifornire d’acqua potabile le zone dove ancora questa non arriva. Il modello sviluppato a Xoxocotla ha permesso a Don Saul di essere ospite financo al seminario internazionale Agua: bien comun, gestion publica y alternativas svoltosi a Cochabamba, Bolivia, nell’agosto del 2008. Sara’ per questo che suonano strane le nostre parole che raccontano di come l’acqua in Italia sia in corso di privatizzazione o gia’ privatizzata, come nella provincia di Latina laboratorio della gestione privata e della resistenza (ad Aprilia 6000 famile non pagano l’acqua alla ditta privata ma continuano a farlo al comune)

La mattina inizia presto, troppo per alcuni di noi. Siamo ospiti di una piccola quanto strana radio, che trasmette dal campanile della chiesa utilizzando 4 megafoni direzionati ai 4 punti cardinali e collegati ad un amplificatore e questo al pc portatile del parroco locale, seguace della teologia della liberazione. Si chiama Radio Xokotl, che in lingua Nahuatl significa prugna, il frutto locale. Tra un disco e un sermone che assomiglia piu’ ad uno dei nostri volantini di collettivo, salutiamo gli abitanti del pueblo e gli facciamo i nostri migliori auguri perche’ il loro progetto di costruire un centro culturale dove recuperare l’idioma Nahuatl e migliorare la radio, abbia fortuna.

Da Xoxocotla ci spostiamo a Temixo, dove ci aspettano altri compagni membri del Consejo che ci portano a Loma de Mejia. E’ l’ultima tappa della nostra visita. Qui le comunita’ sono in lotta per la chiusura di una mega discarica. E ospiti di don Elio portiamo i saluti di un’altra comunita’ in lotta contro la costruzione di una discarica: la comunita’ resistente di Chiaiano.

Don Elio e’ l’ultimo dei contadini della zona che ha resistito alle “pressanti” richieste di vendere la sua terra per far spazio alla discarica di Loma de Mejia. Attraverso i suoi campi arriviamo alla discarica, in funzione da pochi mesi ma gia colma e male odorante. Costruita in zona protetta e archeologica, la ditta costruttrice in combutta con alcuni deputati statali ha realizzato questro mostro ecologico su alcuni acquiferi di ricarica dei pozzi delle comunita’ sottostanti e su un terreno estremamente poroso facilmente infiltrabile dal percolato prodotto dallo stoccaggio dell’immondizia. La valutazione di impatto ambientale e’ stata falsificata, tanto che alcuni dei tecnici che vi avevano partecipato hanno denunciato pubblicamente la cosa, ma senza ottenere risultati. Torniamo verso la proprieta’ di don Elio, la nostra visita finisce qui ma non prima di essere accompagnati alla sorgente d’acqua Tilapena, scendendo lungo uno dei costoni della collina dove al fondo scorre un fiumiciattolo che alimenta d’acqua la vallata sottostante. E’ una delle sorgenti e uno dei fimiciattoli che la discarica sta minacciando. Qui troviamo resti di offerte e di cerimonie. La tradizione dei popoli di queste vallate ancora rende omaggio ad uno dei beni comuni piu’ importanti della terra, l’acqua, perche’ difendendo lei si difende la vita.

Ci accomiatiamo dai nostri ospiti, da Francesco e Fernanada, torniamo a Cuernavaca e daqui a citta’ del Messico. Ma prima la nostra piccola delegazione si concede ad una birretta leggera e rinfrescante. Sono stati due giorni intensi ma ricchi di incontri scambio e solidarieta’, la giusta carica prima di arrivare in Chiapas.

Un secolo dopo il passaggio di Emiliano Zapata per queste incantevoli terre, dove fisso’ il suo quartier generale, la “lucha sigue”: TIERRA O LIBERTAD!

Per Ya Basta! Marco.

http://13pueblos.blogspot.com/ www.13pueblos.com

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Honduras - Si è scatenata la bestia

Violenza a Tegucigalpa

Brutale repressione contro la manifestazione pacifica del popolo in resistenza

di Giorgio Trucchi

Mentre il presidente Manuel Zelaya si riuniva a Managua con gli ambasciatori nordamericani di stanza in Nicaragua ed Honduras, e personalità del Dipartimento di Stato per cercare una via d’uscita alla crisi, migliaia di cittadini che manifestavano pacificamente contro il colpo di stato sono stati brutalmente attaccati dalle le forze repressive del governo de facto.

Esercito e polizia si sono accaniti contro la popolazione, inseguendola per chilometri, colpendola, facendo uso di gas lacrimogeno, pallottole di gomma e di piombo, in perfetta sintonia con le sanguinarie dittature degli anni 70 e 80.

Decine i feriti ed i detenuti, mentre un professore di scuola secondaria, Roger Vallejo Soriano di 38 anni, si trova tra la vita e la morte a causa di un colpo di pistola alla testa, molto probabilmente sparato da un poliziotto in civile chi si è dato alla fuga.

Carlos H. Reyes, segretario generale del Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili, Stibys, e membro del Comitato Mondiale della UITA, è stato inseguito, percosso ed è riuscito a salvarsi saltando in un profondo fosso insieme ad altri manifestanti.

Attualmente si trova ricoverato in attesa di essere operato per una frattura multipla al braccio destro e con dieci punti di sutura all’orecchio per i colpi ricevuti dai poliziotti.

Ci hanno accerchiato nella zona del Carrizal, abbiamo iniziato a correre ed ho sentito solamente un forte colpo all’orecchio. Ho visto un fosso e mi sono lanciato per salvarmi dai colpi ed è stato lì che mi sono fratturato il braccio – ha detto Carlos H. Reyes mentre usciva in barella dal Pronto Soccorso della Previdenza Sociale (IHSS) -.

Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, perché tutta la gente che appartiene ai corpi di sicurezza del nostro paese sono gli stessi criminali degli anni 80. Sono dei selvaggi a cui non importa la vita degli altri. Abbiamo già morti, feriti e contusi, e nonostante ciò la lotta deve continuare.

È troppo importante – ha continuato il leader sindacale e membro del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato - che il popolo honduregno continui la resistenza, perché questa lotta è giusta e necessaria, e tutta la comunità internazionale sostiene questo processo.

Chiediamo nuovamente alla comunità internazionale, alla Osa, alle Nazioni Unite, ai paesi del mondo di adottare misure più drastiche contro questo governo de facto. Abbiamo bisogno che si ristabilisca l’istituzionalità nel paese, perché c'è costata molto caro ottenerla e non la possiamo perdere.

Non sarà certo una frattura ad un braccio e nemmeno dieci punti di sutura a fermarci. Se non fossi sicuri di ciò che stiamo facendo, potete stare sicuri che non continuerei a espormi personalmente. L’ho fatto tutta la vita e lo continuerò a fare perché so che abbiamo ragione. Andiamo avanti perché questa battaglia la dobbiamo vincere", ha concluso Carlos H. Reyes mentre un infermiere l'accompagnava nella stanza dove lo Stibys ha garantito la presenza di un servizio di vigilanza per proteggere il suo segretario generale.

Cani rabbiosi

La violenta e rabbiosa reazione dei corpi repressivi del governo de facto ha radici molto più profonde di quanto ci si possa immaginare, e va nella direzione di resistere a qualsiasi tentativo di far rientrare nel paese il presidente Manuel Zelaya e di porre la parola fine alla resistenza interna, che sta provocando molti danni economici ai settori imprenditoriali che hanno progettato il colpo di stato.

"Le azioni di resistenza di queste ultime settimane hanno fatto molto male all'impresa privata e quest’ultima ha ordinato ai propri cani di mordere la gente. Oggi i cani hanno ubbidito ai loro padroni e hanno assalito e repressero la popolazione – ha detto visibilmente alterato Porfirio Ponce, dirigente sindacale dello Stibys -.

"Non hanno avuto pietà per nessuno. Anche i venditori ambulanti sono stati aggrediti e non hanno risparmiato nemmeno i giornalisti, che sono stati picchiati ed a cui sono state tolte e distrutte le telecamere e le macchine fotografiche. Non hanno rispettato nessuno", ha concluso.

Attacco e reclusione dei dirigenti popolari

Tra le colline che circondano la capitale Tegucigalpa, il coordinatore del Blocco Popolare e membro del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato, Juan Barahona, ha rilasciato una dichiarazione alla Lista Informativa “Nicaragua y más” a poche ore dal suo rilascio.

"Oggi abbiamo bloccato vari punti della strada che porta a nord, verso San Pedro Sula. La polizia e l'esercito hanno iniziato a reprimere brutalmente i manifestanti nella zona del Durazno e nel quartiere Lolo.

Hanno iniziato ad inseguirci per vari chilometri e quando siamo arrivati nei pressi della Previdenza Sociale, nella periferica del Boulevard del Nord, ci siamo resi conto che ci avevano accerchiato e che non avevamo vie d’uscita.

Ci hanno stretti in una morsa, picchiati ed arrestati, portandoci nella IV stazione di polizia e siamo stati liberati solo dopo cinque ore grazie all’intervento degli organismi dei diritti umani – ha continuato Barahona -.

Anche nel Dipartimento di Comayagua si è scatenata la repressione, con molti feriti e 70 detenzioni. Tuttavia, domani stesso abbiamo deciso di continuare con le proteste in tutto il paese", ha detto il dirigente popolare.

Domani, 31 luglio, si aspettano grandi mobilitazioni in risposta all'ondata di violenza brutale dell’'esercito e della polizia, sotto il comando del governo de facto e dei settori più retrogradi della società honduregna.

"Il popolo honduregno sta lottando pacificamente e di fronte a questa repressione, nasce una forte indignazione che farà aumentare il numero di persone disposte a unirsi alla lotta. Di questo ne siamo sicuri", ha concluso Barahona.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!