lunedì 2 novembre 2009

Cosa sono gli agro(bio)combustibili?

Il caso del Brasile

Le conseguenze delle monocoltivazioni per la produzione di etanolo.

“I movimenti contadini sostengono in primo luogo che non va impiegato il termine biocombustibile, perché mettere genericamente in relazione energia e vita (bio) è manipolare un concetto che non esiste. Il termine va rimpiazzato con agrocombustibile. Secondo, ammettiamo che l’agrocombustibile è più adeguato all’ambiente del petrolio. Ma ciò non modifica l’essenza della scelta a cui è chiamata l’umanità: il modello attuale di spreco di energia e di trasporto individuale, che deve essere sostituito da un modello basato sul trasporto collettivo (treno, metropolitana eccetera). Terzo, siamo contrari all’impiego di beni destinati all’alimentazione umana per produrre combustibili. Quarto, nonostante la produzione di agrocombustibili sia considerata necessaria, deve essere fatta in modo sostenibile.“ (Joao Pedro Stedile - MST)

Cosa sono gli agrocombustibili?

I biocombustibili sono combustibili vegetali, rinnovabili e puliti dal punto di vista ambientale, che sostituiscono i combustibili derivati dal petrolio, non influiscono sull’effetto-serra e possono essere ottenuti grazie all’energia solare per mezzo della fotosintesi delle piante.

Sono combustibili vegetali:
l’alcool etilico, ottenuto per fermentazione degli zuccheri o amidi
gli oli vegetali e la cellulosa, e i suoi numerosi derivati.

Poiché le piante da cui vengono estratti (canna da zucchero, palme, mais e grano, mamona,..) necessitano di molto sole, possono essere prodotti in grande scala nelle regioni tropicali che dispongano di acqua abbondante.

Il Brasile ha la maggior quantità di acqua dolce del mondo, una grande abbondanza di manodopera a basso costo ed è uno Stato strategico dal punto di vista biopolitico, nel panorama latino americano.

Le conseguenze delle monocoltivazioni per la produzione di etanolo

La monocoltivazione della canna sta sostituendo in molti stati la produzione di alimenti di base -il che minaccia la sovranità alimentare-, oltre al fatto che danneggia gravemente l’ambiente a causa dell’uso massiccio di pesticidi tossici, provoca malattie respiratorie e inquinamento atmosferico perché viene bruciata e sfrutta il lavoro dei tagliatori di canna, costretti a raccogliere ogni giorno 12-15 tonnellate a testa.

Altra conseguenza negativa della monocoltivazione delle piante che producono biocombustibili è che si innescherà un meccanismo di competizione per gli alimenti tra le macchine e le persone. Sta già succedendo. Dall’inizio dell’anno scorso, il prezzo del mais è duplicato, anche quello del grano è salito: secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per alimenti e agricoltura, la ragione di questo aumento è la domanda di etanolo: l’alcool usato come combustibile per motori è fatto anche di mais e grano.

Numerosi studi stanno dimostrando che i biocombustibili sono peggiori del petrolio per il pianeta: innanzitutto perché verranno distrutti migliaia di ettari di foreste in tutto il mondo per impiantare le monoculture, in secondo luogo perché le foreste bruciate per i disboscamento producono diossido di carbonio in quantità estremamente elevate, tant’è che sarebbe meno dannoso continuare ad usare il petrolio.

Il biodiesel dalle piante non conviene. Si usa più energia di quella poi generata

La trasformazione di piante quali il mais, la soia o il girasole in carburante richiede molta più energia di quella generata dall’etanolo o dal biodiesel risultante. Lo sostiene uno studio di ricercatori della Cornell University e dell’Università della California di Berkeley pubblicato sulla rivista "Natural Resources Research" (Vol. 14, No. 1, pp. 65-76).

"Non ci sono benefici energetici nell’uso di biomasse vegetali come combustibili liquidi", afferma l’ecologo David Pimentel. "Si tratta di strategie non sostenibili".

Pimentel e l’ingegnere ambientale Tad W. Patzek hanno analizzato in dettaglio il rapporto fra energia in ingresso e in uscita nella produzione di etanolo da mais, legno ed erba, e nella produzione di biodiesel dalla soia e dalle piante di girasole.

Nel caso della produzione di etanolo, gli autori hanno scoperto che l’utilizzo di mais richiede il 29 per cento di energia fossile più rispetto al carburante prodotto. Questi valori salgono al 45 per cento per l’erba e al 57 per cento per la biomassa di legno.

Nel caso del biodiesel, le piante di soia richiedono il 27 per cento di energia in più di quella fornita dal carburante, e i girasoli addirittura il 118 per cento in più.

Per stimare l’energia in ingresso, i ricercatori hanno considerato fattori quali l’energia usata per far crescere le piante (compresa la produzione di pesticidi e fertilizzanti, l’alimentazione delle macchine agricole e dei sistemi di irrigazione, e il trasporto) e per fermentare e distillare l’etanolo. Nell’analisi non sono stati inseriti costi aggiuntivi come quelli associati con tasse e sussidi statali e quelli relativi all’inquinamento e al degrado ambientale.

"In futuro avremo bisogno di un sostituto del petrolio, - spiega Pimentel - ma la produzione di etanolo o di biodiesel dalle biomasse vegetali non sembra essere la strada giusta".

Afghanistan - Abdullah Abdullah lascia il ballottaggio

Lo sfidante getta la spugna


"Un'elezione trasparente non è possibile": è quanto ha affermato lo sfidante del presidente afghano Hamid Karzai, Abdullah Abdullah, anunciando il suo ritiro delle elezioni presidenziali, dopo i pesanti brogli al primo turno del 20 agosto. A questo punto Karzai pare restare solo. In teoria è il presidente senza aspettare il ballottaggio in programma per domenica prossima.

I commentatori politici vedono una situazione non certo facile nel paese.

"E' stata una decisione difficile", ha detto ai giornalisti, dopo un incontro con i suoi sostenitori in una enorme tenda ad ovest di Kabul, dove otto anni fa nacque il primo governo afghano del dopo-talebani.

Ha aggiunto che questa sua scelta è anche per "protestare contro il cattivo comportamento del governo, e della Commissione elettorale indipendente", e di aver "tentato in ogni modo di persuadere Karzai" ad accettare le sue condizioni. "Ma - ha concluso - non siamo giunti ad alcuna conclusione".

Ricordiamo che le condizioni che aveva posto prevedevano la chiusura di seggi 'fantasma', la cacciata del responsabile della Commissione elettorale indipendente, ovvero un ex collaboratore di Karzai, e di tre ministri, tra cui quello degli interni, da lui considerati responsabili delle frodi.

Senza queste premesse, ha detto Abdullah, "il secondo turno sarebbe ancora peggiore del primo", in cui circa un milione di voti sono stati annullati e l'iniziale consenso del 56,6% attribuito a Karzai è stato poi ridotto al 49,7%, contro il 30,59% di Abdullah.

Dopo queste dichiarazioni l'ex ministro degli esteri di Karzai ha evitato di scaldare gli animi esortando i suoi sostenitori alla calma.

Ha affermato che per lui gli elettori sono "liberi di scegliere".

Dalle fonti ufficiali di Karzai viene la notizia che il ballottaggio si farà comunque.

Ma questo è ora il punto. Secondo quanto hanno sostenuto fonti dello staff elettorale di Karzai, il ballottaggio deve tenersi comunque. Il capo della Commissione elettorale Daud Ali Najafi ha dal canto suo affermato che "in base alle leggi elettorali e alla Costituzione, si deve tenere un secondo turno", mentre l'Onu ha fatto sapere di auspicare una soluzione "legale e senza rinvii".

RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE

El Pais

Le Monde

New York Times

Al Jazeera


Honduras - Accordo sul percorso per il reintegro di Zelaya

La resistenza del popolo dell'Honduras
ha raggiunto un primo obiettivo


L'OSA, Organizzazione degli Stati Americani, ha annunciato la firma di un accordo tra i delegati del presidente Manuel Zelaya e quelli di Roberto Micheletti che sblocca lo stallo politico in cui si trovavano i negoziati.

L'intesa prevede che il Congresso Nazionale (il parlamento monocamerale del Paese) decida sul reinsediamento di Zelaya nell'incarico di capo dello stato - in attesa delle presidenziali di novembre - dopo aver ascoltato i pareri della Corte Suprema di Giustizia, della Procura Generale e del Supremo Tribunale Elettorale.

A dare l'annuncio è stato Victor Rico segretario dell'Osa.

Zelaya ha espresso soddisfazione.

Comunicato del Frente Nacional contro el golpe

El Frente Nacional de Resistencia contra el Golpe de Estado, ante la inminente firma del acuerdo negociado entre la comisión representante del presidente legítimo Manuel Zelaya Rosales y los representantes del régimen de facto, comunica a la población hondureña y la comunidad internacional:
1. Celebramos como una victoria popular sobre los intereses mezquinos de la oligarquía golpista, la próxima restitución del presidente Manuel Zelaya Rosales. Esta victoria se ha obtenido con más de 4 meses de lucha y sacrificio del pueblo, que a pesar de la salvaje represión desatada por los cuerpos represivos del estado en manos de la clase dominante, ha sabido resistir y crecer en conciencia y organización hasta convertirse en una fuerza social incontenible.

2. La firma por parte de la Dictadura del documento donde se establece “retrotraer la titularidad del Poder Ejecutivo a su estado previo al 28 de junio”, representa la aceptación explícita de que en Honduras hubo un golpe de estado que debe ser desmontado para volver al orden institucional y garantizar un marco democrático en el que el pueblo pueda hacer valer su derecho de transformar la sociedad.

3. Exigimos que a los acuerdos que se firmen en la mesa de negociación se les de trámite expedito en el Congreso Nacional. En ese sentido, alertamos a todos nuestros compañeros y compañeras a nivel nacional para que se sumen a las acciones de presión para que se cumpla inmediatamente lo consignado en el documento final que se elabore en la mesa de negociación.

4. Reiteramos que la Asamblea Nacional Constituyente es una aspiración irrenunciable del pueblo hondureño y un derecho innegociable por el cual seguiremos luchando en las calles, hasta lograr la refundación de la sociedad para convertirla en justa, igualitaria y verdaderamente democrática.

“A 125 DÍAS DE LUCHA AQUÍ NADIE SE RINDE”
Tegucigalpa, M.D.C. 30 de octubre de 2009

Vivere in gabbia

Emergenza abitativa nel cuore finanziario dell'Asia



Il diario di bordo di Paolo Do - Hong Kong (Cina)

Pochi giorni fa ad Hong Kong è stato venduto un appartamento di poco più di 500 metri quadri al prezzo stellare di oltre 59 milioni di dollari. Mai si era speso tanto per acquistare casa.

Da un lato HK è sull`orlo di una speculazione immobiliare senza precedenti, dovuta in parte ai nuovi ricchi cinesi che acquistano appartamenti sull`isola per pura speculazione. Dall`altro il mercato di case della regione è uno strumento attraverso cui è possibile letteralmente ‘acquistare’ la cittadinanza ad HK.

La SAR (Special Administrative Zone) di Hong Kong è proprio uno strano posto: il ‘primo ministro’ è chiamato Amministratore Delegato, con 1 dollaro di capitale sociale si può aprire la sede legale della propria company ed un appartamento può persino valere, se sei abbastanza ricco, la cittadinanza. Ma per chi non può permettersi il lusso di un tale acquisto le cose possono andare davvero male. E al peggio, come si sa, non c`è fine.

A Giugno di quest’anno doveva entrare in vigore una legge sul salario minimo che è stata poi rinviata, causa crisi in corso, ad un futuro più prospero - e indefinito. Se non si hanno abbastanza soldi per affittare un appartamento, o per lo meno condividerlo, nel centro della finanza internazionale asiatica, si può sempre affittare una cella. Si, proprio una cella di poco meno di due metri quadrati con tanto di sbarre in quartieri come Sham Shui Po, Wan Chai o Tai Kok Tsui.
Una cella nemmeno abbastanza grande per stendersi e dormire.

Il bello è che l`affitto di quest'insolite e scomode 'abitazioni' ha raggiunto quest`anno i 95 $HK al metro quadro: un costo addirittura più alto di quello che si paga per una comoda abitazione extralusso.

Iran: proteste dopo l'arresto dello studente che ha contestato in pubblico Khamenei

Si chiama Mahmud Vahidnia genio della matematica alla Sharif University



Dall'Iran giungono le immagini delle proteste avvenute dopo l'arresto di uno studente universitario che mercoledì scorso aveva in pubblico criticato la Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei.

Il fatto è successo mercoledì quando il giovane ha preso la parola a Teheran durante un incontro ufficiale dello stesso Khamenei con le élite universitarie del Paese. Da giovedì sarebbe nelle mani dei Guardiani della Rivoluzione.

Il giovane, si legge nei blog è uno studente di matematica alla Sharif University che avrebbe vinto le Olimpiadi della Matematica e si chiamerebbe Mahmud Vahidnia. Nel suo intervento ha parlato per 20 minuti malgrado le proteste di diverse persone nella platea. Dalle informazioni che filtrano avrebe affermato che «le tv e radio di stato, il clima poliziesco che circonda la stampa, l'impossibilità di esprimere critiche alla Guida Suprema e la struttura di potere nel Paese incarnata dal Consiglio dei Guardiani e l'Assemblea degli Esperti» limitano la democrazia.

Rivoltosi a Khamenei, che presiedeva l'incontro, Vahidnia ha chiesto più tempo per parlare e la "Guida suprema", sempre secondo i blog, avrebbe detto: «Vorrei che proseguisse. Il tempo è già esaurito ma lei vada avanti».

Il giorno dopo pare che il giovane sia stato arrestato.

Nelle ultime ore in rete circolano immagini di proteste degli studenti per la sua liberazione.



BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!