venerdì 24 dicembre 2010

Cancun - Riflessioni sul postCop16

di Francesco Martone

Un fallimento annunciato, Copenhagen II, un passo verso la giusta direzione, una scialuppa di salvataggio per un multilateralismo alla deriva. Mai come stavolta tentare di fornire una valutazione univoca dell’esito della Conferenza di Cancun risulta essere esercizio complesso, viste le differenti tracce di analisi possibili.  Che il risultato potesse essere di basso profilo quello era ormai cosa certa. Bastava leggere attentamente il cosiddetto “testo del Presidente” del gruppo di lavoro sulla Cooperazione a largo termine (dedicato a definire le linee di lavoro sui temi dell’adattamento, mitigazione, trasferimento di tecnologie, finanze) per notare come nella selva di verbi utilizzati per definire le decisioni finali,  pochi erano i verbi che definivano un qualche tipo di impegno.  Tra questi  quello – poi confermato a Cancun - di lanciare definitivamente un programma globale sulla riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste (REDD - Reduced Emissions from Deforestation and Degradation), un fondo verde per il clima, un centro per il trasferimento delle tecnologie, una cornice istituzionale per gestire i programmi di adattamento. Il resto era affidato a quello che i tecnici chiamano “rolling process” un processo in itinere, nel quale si decide di non decidere, e di sostituire a impegni certi , l’opzione di tenere aperti canali di negoziato. La presidenza messicana aveva infatti optato per una strategia alternativa a quella fino ad allora attuata. Piuttosto che pensare di poter approvare un pacchetto onnicomprensivo d’impegni e di azioni, si era deciso di lavorare sui cosiddetti “building blocks”. Un gioco del Lego nel quale mattoncino per mattoncino si ricostruiva il quadro negoziale e si definivano pezzo per pezzo gli impegni politici e di spesa. Partendo dalla base, dai mattoncini sui quali si era registrato già a Copenhagen una sorta di consenso.

lunedì 20 dicembre 2010

Ghana - Benvenuto petrolio?


GhanaIl Ghana ha oggi lanciato ufficialmente le attività di estrazione del petrolio, rinvenuto tre anni fa, al largo delle sue coste, nel giacimento “giubileo”. Con il petrolio, considerato una “benedizione” dalla classe dirigente del paese, ci si aspetta che il Pil del Ghana raggiunga il 12% nel 2011.
Il Ghana è entrato nel gruppo degli Stati africani esportatori di petrolio. Il paese ha, infatti, lanciato oggi le attività estrattive del greggio, attività che saranno portate avanti dalla multinazionale inglese Tullow Oil Plc.
L'inizio della produzione petrolifera è frutto della scoperta, nel 2007, a circa 60 km dalla costa occidentale del paese, del giacimento offshore "giubileo" che, secondo le stime, contiene una riserva di più di 1,5 miliardi di barili.

La Cina alla guerra di religione


Chiesa nel mondodi Francesco Sisci

RUBRICA SINICA. Un eventuale scisma nella Chiesa cattolica cinese, dopo che Pechino ha nominato dei vescovi senza consultare il Vaticano, non sembra un problema: solo l'1% della popolazione è cattolica. Ma le ripercussioni internazionali di questa scelta possono essere molto gravi.

Dopo molti rinvii, il 9 dicembre, mentre a Stoccolma veniva premiato in absentia il mortificato dissidente Liu Xiaobo, la controversa Associazione patriottica cattolica cinese (Cpa) rinnovava i propri vertici.
L'Associazione è appoggiata dal governo cinese, ma non è riconosciuta dal Vaticano, ed è stata per decenni al centro dei problemi fra Cina e Santa Sede.

Birmania - Il ritorno del Triangolo d'Oro


Birmania

di Enrico Piovesana

Secondo l'ultimo rapporto dell'Ufficio antidroga delle Nazioni Unite (Unodc), quest'anno la produzione di oppio in Birmania è fortemente aumentata rispetto al 2009: la coltivazione è incrementata del 20 per cento (da 31.700 a 38.100 ettari) e il raccolto addirittura del 76 per cento (da 330 a 580 tonnellate, grazie a un forte aumento del rendimento: da 10 a 15 chili per ettaro).
Un boom che catapulta la produzione birmana di oppio al 16 per cento del totale mondiale, dal 5 per cento dello scorso anno. Quasi un ritorno ai 'narco-fasti' degli anni '60 e '70, all'epoca del Triangolo d'Oro, quando la Birmania, assieme a Laos e Thailandia, era il maggiore produttore al mondo di oppio ed eroina.
Nei decenni successivi, finita la guerra americana in Vietnam e le operazioni coperte della Cia nella regione, la produzione di oppio si spostò gradualmente in Afghanistan, dove crebbe prima con i mujaheddin antisovietici e poi con i talebani (entrambi sostenuti dagli Usa), fino al bando del 2001 deciso dal mullah Omar, per poi riesplodere con l'invasione e l'occupazione americana.

lunedì 13 dicembre 2010

Cancun: ignorati i popoli, vince il mercato

Comunicato RIGAS

13 / 12 / 2010
Se il pianeta ha la febbre a Cancun non è stata curata, anzi. Nulla di vincolante è stato deciso nell'accordo uscito all'alba di ieri, nonostante l'enfasi data dai governi riuniti e dalla stampa al testo conclusivo emerso dalle due settimane di lavori.
Cancun conferma sostanzialmente il consolidamento della logica emersa a Copenaghen, ampliando i meccanismi attraverso cui la gestione della crisi ambientale e climatica passa attraverso la finanziarizzazione e nuove speculazioni economiche. Il fondo verde, i mercati di carbonio e il meccanismo dei Redd+  non sono altro che false soluzioni che istituiscono una sorta di “diritto di inquinare”, in base al quale i paesi industrializzati continuano con le emissioni pagando “indulgenze” compensative che si risolvono nell'ennesimo ricatto verso i paesi del sud del mondo.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!