giovedì 25 giugno 2015

Kurdistan - ISIS massacra civili a Kobanê

È stato riferito che gruppi di Isis che si sono infiltrati a Kobanê dal versante turco hanno ucciso molti civili. Gli scontri continuano in città e le forze delle YPG/YPJ hanno circondato i gruppi di Isis.

I gruppi di ISIS si sono infiltrati a Kada Azadi, l’ospedale aperto da MSF, al centro culturale nel quartiere Martire Moro e nella zona di Kanya Kurda come in altre zone della città.

I gruppi di ISIS hanno aperto il fuoco casualmente sui civili in queste zone dove si sono infiltrati. Stanno giungendo rapporti che affermano che molti civili hanno perso la vita negli scontri.

Le forze delle YPG/YPJ hanno circondato i gruppi di ISIS e continuano aspri scontri. Almeno 10 esponenti di ISIS sono stati uccisi negli scontri attorno all’ospedale di MSF e a Kana Azad

Kurdistan - ISIS attacca Kobanê dalla Turchia

12 civili sono morti e 35 sono rimasti feriti in un attacco di Isis alla città di Kobane nel Rojava.

L’attacco è stato lanciato dal confine turco, attraverso miliziani dei gruppi che hanno attaccato da tre lati. 

Reporter affermano che i gruppi di Isis hanno aperto il fuoco in città indiscriminatamente sui civili e sulle forze militari e probabilmente sono rimaste ferite 35 persone in maggioranza donne e bambini.

La città di Kobanê,nella regione autonoma del Rojava in Siria è divenuta famosa quando i combattenti delle YPG/YPJ hanno resistito ai pesanti attacchi di Daesh sulla città.

Dopo la liberazione del centro della città nel gennaio 2015, dopo mesi di combattimento,i civili hanno incominciato a tornare nel centro della città in grande numero.


Le forze delle YPG/YPJ hanno incominciato un’operazione in diverse zone della città per fermare i gruppi di ISIS. 

Attualmente vi sono scontri in corso tra le forze delle YPG/YPJ e le bande di Daesh nella città di Kobanê.

martedì 9 giugno 2015

Messico - Elezioni tra boicottaggio e repressione

Il governo risponde con la militarizzazione dei seggi e la repressione al boicottaggio


di Giovanna Gasparello
Domenica 7 di giugno si sono svolte in Messico le elezioni di medio termine, in un clima di profondo discredito istituzionale, a cui il governo ha risposto con la militarizzazione dei seggi e la repressione delle manifestazioni di boicottaggio del processo elettorale.
Dei nove stati dove si é votato per il governatore, in cinque (Campeche, Colima, Guerrero, San Luis Potosí e Sonora) si é affermato il partito al governo del paese, il conservatorePartido Revolucionario Istituzionale (PRI). La destra del Partido de Acción Nacional (PAN) si é aggiudicata i governi di Baja California Sur e Querétaro, mentre il Partido de la Revolución Democratica (PRD) ha riconfermato il controllo dello stato di Michoacán e di varie delegazioni del Distrito Federal (Cittá del Messico). Nello stato di Nuevo Leóngovernerà un candidato indipendente. Il Movimento de Regeneración Nacional (Morena), di recente costituzione, si é affermato come la quarta forza politica del paese, e governerà in quattro delegazioni della capitale.
Oltre ai governatori ed ai delegati, sono stati eletti 871 sindaci e 500 deputati federali. Nel Parlamento il PRI ha ottenuto circa il 30%, a cui va sommato il 10% ottenuto dagli altri partiti della coalizione (Verde, Nueva Alianza y Convergencia), determinando così la maggioranza assoluta alla Camera. Il PAN ed il PRD si aggiudicano, rispettivamente, il secondo ed il terzo posto nello scacchiere politico.


La giornata elettorale, che ha visto un importante astensionismo (49%), é stata preceduta ed attraversata da manifestazioni dei sindacati dei maestri e professori, di organizzazioni sociali e movimenti che, denunciando l’illegittimità delle autorità e dell’intero sistema politico, invitavano al boicottaggio. 
Giá dalla scorsa settimana, diversi centri dell’Instituto Nacional Electoral sono stati attaccati con molotov oppure occupati.
Negli stati di Oaxaca, Chiapas e Veracruz, decine di migliaia di schede elettorali sono state bruciate pubblicamente all’interno di manifestazioni che esprimono lo scontento diffuso verso un governo sempre piú violento e corrotto, e che accompagna le sempre piú aggressive politiche neoliberali con un’altrettanto crescente repressione generalizzata. La convocazione alboicottaggio del voto é partita lo scorso autunno nello stato del Guerrero, nel contesto dell’insorgenza popolare che é seguita alla desaparición forzada di 43 studenti ad opera della polizia municipale di Iguala e di un cartello del narcotraffico locale.
In tutto il paese, sono stati 603 i seggi di cui é stata impedita l’istallazione, una cifra elevata, considerato anche il massiccio spiegamento di Esercito e Polizia per garantire l’installazione dei seggi nelle zone più conflittuali degli stati di Chiapas, Oaxaca e Guerrero.
Il saldo della giornata é comunque tragico: nella città di Tlapa, in Guerrero, la popolazione ha preso in ostaggio per l’intero pomeriggio 35 poliziotti, in risposta all’arresto di un gruppo di maestri. La conseguente irruzione della polizia in un quartiere popolare ha provocato la morte di un giovane.
Nel capoluogo di Tixtla, nel cui territorio sorge la Escuela Rural de Ayotzinapa, il blocco all’installazione dei seggi da parte dell’Assemblea Nazionale Popolare é riuscito ad impedire la realizzazione delle votazioni, ed il Palazzo Municipale rimane occupato.
In Oaxaca una maestra che manifestava é stata fermata dall’Esercito ed é attualmente desaparecida, mentre si contano un centinaio di feriti.
La violenza legata all’appuntamento elettorale ha causato l’uccisione, nel corso degli ultimi tre mesi, di una ventina di candidati locali e di coordinatori elettorali, negli stati dove é píú evidente la collusione tra narcomafia e politica. I politici, per la maggior parte del PRD, probabilmente non si erano allineati con le imposizioni dei cartelli del narcotraffico in disputa per il controllo di territori, risorse e spazi di potere all’interno delle istituzioni.
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Riflessioni ed analisi:
“Elección militarizada”,
Centro de derechos humanos de la Montaña, Tlachinollan, El Sur de Acapulco, 7 giugno
“Comicios sin autoridad”
Editorial, La Jornada, 8 giugno,

Kurdistan - Storica affermazione elettorale del HDP per la pace e la democrazia

Si sono svolte domenica 7 Giugno le  elezioni politiche in Turchia. Nonostante i numerosi brogli elettorali e le violenze che hanno preso di mira gli attivisti e le sedi elettorali dell'HDP, il Partito democratico dei popoli (HDP) ha ottenuto un risultato di portata storica superando lo sbarramento elettorale del 10% ed aggiudicandosi oltre 6 milioni di voti, il 13.1 % su scala nazionale e 80 seggi.

Il HDP promuovendo l'uguaglianza di genere, il sistema della co-presidenza, si è dimostrato ancora una volta il partito delle donne, assumendo un ruolo significativo nella rappresentanza dell'identità femminile in Turchia e aggiudicandosi 32 seggi, il 40 % dei seggi ottenuti.

Particolarmente rilevanti sono i risultati elettorali ottenuti ad Istanbul, dove HDP ottiene 11 deputati e nelle città di Dersim, Şırnak, Hakkari, Muş, Ağrı, Dersim e Iğdır che manderanno all'Assemblea Nazionale solo candidati eletti nell'HDP. 
L'Akp crolla sostanzialmente in tutte le regioni curde.

La vittoria dell' HDP rappresenta una svolta alla deriva autoritaria dell'Akp, rappresentata dal progetto di repubblica presidenziale, dalle riforme costituzionali, dal congelamento del processo di risoluzione democratica, ma sopratutto dal sostegno esplicito dato alle organizzazioni islamiste per impedire lo sviluppo della rivoluzione democratica del Rojava.

Il risultato elettorale dell' HDP, la rappresentanza democratica delle donne e dei popoli, delle religioni di Turchia, apre la prospettiva di una trasformazione democratica per tutti i popoli oppressi del Medio Oriente.


Il nostro augurio a tutti coloro che sono stati solidali e a fianco del popolo curdo e che chiedono la democrazia per la Turchia e per il Medioriente...

mercoledì 3 giugno 2015

Kurdistan - Si riaccende lo scontro tra Isis e kurdi siriani

Il califfato avanza a Homs, Aleppo e verso il confine con la Turchia.
Sulla graticola finisce anche il presidente turco Erdogan che minaccia di altre censure la stampa nazionale.
L’ennesima bar­ba­ria va in rete: lo Stato Isla­mico ha pub­bli­cato in inter­net un nuovo video che mostra la ter­ri­bile tor­tura a cui i mili­ziani hanno sot­to­po­sto un 14enne siriano a Raqqa, la “capi­tale” dell’Isis. 

Appeso ad un muro per i piedi, il gio­vane Ahmed viene costretto con l’elettrochoc e le 
fru­state a con­fes­sare di voler attac­care il calif­fato. 

Un video folle, otte­nuto dalla Bbc che è riu­scita a inter­vi­stare Ahmed, fug­gito da Raqqa in Tur­chia dopo due giorni di tor­ture e il carcere.

Anche sul campo di bat­ta­glia, intanto, pro­se­gue la vin­cente pro­pa­ganda del califfo. Dopo Pal­mira, che ha per­messo al califfo di arri­vare al cuore del paese, ora lo Stato Isla­mico torna a minac­ciare la regione kurdo-siriana di Rojava. Kobane ha resi­stito e ha vinto. 

Adesso nel mirino c’è Hasa­keh: l’offensiva è par­tita sabato, da sud. I mili­ziani del calif­fato sono entrati per 4 km all’interno della città e posto un chec­k­point a sud.

Dome­nica le mili­zie kurde sono riu­scite a rias­su­mere il con­trollo di 8 vil­laggi a sud est di Kobane, vicino la città di Raqa, assi­stiti dai raid della coa­li­zione anti-Isis. Altre 4 comu­nità sono state riprese nell’area di Hasa­keh. Gli scon­tri, ripor­tano fonti locali, sono ancora in corso. 
L’offensiva con­tro Hasa­keh è ini­ziata dopo l’uccisione da parte di mili­ziani kurdi di 20 civili accu­sati di affi­lia­zione all’Isis e la demo­li­zione di case di sospetti mili­ziani a Ras al-Ain e Tal Tamr.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!