sabato 11 marzo 2017

Messico - Comunicato del Congresso Nazionale Indigeno

Comunicato del Congresso Nazionale Indigeno 

9 marzo 2017

Alla Sexta nazionale e internazionale

Ai mezzi di comunicazione liberi

Alla società civile in generale

Compagni, compagne, mentre i nostri popoli continuano a organizzarsi, ciascuno con i suoi modi e le sue forme, analizzando e prendendo accordi collettivi per la formazione di un Consiglio Indigeno di Governo, la guerra contro i nostri popoli non cessa, la spoliazione e la repressione dei tre livelli di malgoverno continua ad agire contro la nostra madre terra, i nostri popoli e le nostre organizzazioni autonome.

Nello stato di Oaxaca
Con indignazione denunciamo e condanniamo quanto accaduto nella comunità di San Francisco del Mar, regione dell’Istmo di Tehuantepec, Oaxaca, dove vengono provocati atti di violenza, compreso l’uso di armi da fuoco, per imporre l’approvazione di progetti eolici che priverebbero questa comunità di una parte importante di terre di uso comune e danneggerebbero gravemente il suo ricco e delicato ecosistema.

I fatti si sono svolti durante l’assemblea del commissariato di beni comunali di San Francisco del Mar, che è stata convocata per trattare l’autorizzazione per l’uso di più di 15mila ettari per progetti di allevamento di gamberi di Pueblo Viejo nella zona denominata la bocabarra. Vari oratori hanno esposto il loro rifiuto a consegnare le terre, hanno evidenziato che in realtà l’obiettivo sono i progetti eolici; è stato detto che la bocabarra è un luogo vitale per migliaia di pescatori e l’approvazione del progetto significherebbe togliere loro il diritto alla loro fonte di vita e al loro sostentamento; oltre al fatto che una decisione tanto importante richiede la partecipazione e la decisione di tutta la popolazione.

La zona di Boca Barra forma parte del sistema lagunare dell’Istmo ed è un luogo di capitale importanza per essere la principale zona di pesca e per la presenza di luoghi sacri e di alto valore spirituale. In questa parte della regione, la pesca apporta il principale sostentamento economico ed è la fonte di alimentazione per tutta la popolazione. E’ anche un luogo molto bramato dalle imprese eoliche per i suoi potenti venti; ci fu già un tentativo di costruire il parco eolico di Mareña Renovables nella Barra di Santa Teresa, che generò grandi mobilitazioni di rifiuto da parte di tutti i villaggi circostanti.

E’ necessario evidenziare che ciò che è successo a San Francisco del Mar non è un fatto isolato, si tratta di un piano integrale di spoliazione dei territori delle comunità dell’Istmo per realizzare i mega progetti che pretendono di imporre nella regione con la cosiddetta Zona Economica Speciale dell’Istmo di Tehuantepec (ZEE), che sta supportando la seconda fase di sviluppo eolico.

Nello stato di Michoacán
Nella comunità di Calzonzin, il passato venerdì 24 febbraio il malgoverno dello Stato di Michoacán, in combutta con il Governo Federale, ha represso selvaggiamente il popolo purhépecha di Caltzontzin che manifestava per difendere il suo legittimo diritto alla restituzione del territorio comunale.

Quel giorno, le forze repressive dello Stato messicano hanno assediato tutta la comunità Caltzontzin, senza consentire l’accesso o l’uscita di alcuna persona, e conseguentemente hanno lanciato bombe di gas lacrimogeno da un elicottero su tutta la comunità, entrando nel territorio della comunità e arrestando arbitrariamente 17 comuneros, dei quali 13 continuano a essere detenuti e uno soffre per le sue facoltà mentali, e parallelamente sono entrati in diverse case della comunità senza mandato provocando danni, violando i diritti umani per difendere i privilegi dell’impresa multinazionale delle ferrovie Kansas City Southern.

Ci pronunciamo per la libertà immediata dei prigionieri politici dei popoli originari di Michoacán, in particolare dei 13 comuneros detenuti a Caltzontzin, il cui unico delitto è stato la difesa della terra comunale, della dignità e della vita per i propri popoli e le future generazioni.

Nella Costa, la comunità nahua di Santa María Ostula è aggredita da gruppi della delinquenza organizzata che sono penetrati nel territorio a sudest del municipio di Aquila, con la morte e il saccheggio che mirano a smantellare l’organizzazione autonoma e la sicurezza comunitaria affinché torni il terrore e il saccheggio delle risorse naturali e delle terre comunali.

Il 5 febbraio di quest’anno 5 poliziotti comunitari di San Pedro Naranjestil, a sud del municipio di Aquila, sono stati sequestrati da elementi della Segreteria di Marina, che poi li hanno consegnati a gruppi criminali guidati da Jesús Cruz Virrueta (alias Chuy Playas), Fernando Cruz Mendoza (alias El Tena), José María Cruz (alias El Tunco), Federico González Medina (alias Lico) e Mario Álvarez López (alias El Chacal), fatto a cui è seguito l’ostacolare gli operativi intrapresi dai gruppi di autodifesa dei municipi di Aquila, Chinicuila e Coahuayana per arrestare i gruppi delinquenziali.

Quanto sopra si somma ai molti episodi in cui le forze armate del malgoverno hanno agito all'unisono con le bande criminali e contro la comunità indigena di Santa María Ostula, cosa che ha contribuito al lutto collettivo e all'esigenza di giustizia per i 34 comuneros che sono stati assassinati e per i 5 che sono scomparsi.

Nello stato di Querétaro

Il malgoverno mantiene ingiustamente prigioniero il compagno indigeno ñhañhú Raymundo Pascual García originario di San Ildefonso, Amealco, Qro, il quale è stato detenuto per aver partecipato insieme alla sua comunità alle mobilitazioni contro il gasolinazo, insieme ad altri compagni. Allo stesso modo denunciamo che persiste il saccheggio delle terre del Fondo Legale delle comunità di Galeras e La Peñuela del municipio di Colón, attraverso le azioni corrotte dei malgoverni e dei loro partiti politici.

Di conseguenza, noi popoli, nazioni e tribù che facciamo parte del Congresso Nazionale Indigeno dichiariamo:

  1. Che riteniamo responsabili degli atti violenti nel territorio Ikoot e del tentativo di sottrarre le terre il presidente municipale e il commissariato dei beni comunali di San Francisco del Mar e denunciamo le complicità di noti politici e autorità statali e federali che lavorano per essi; esigiamo che vengano chiariti i fatti e vengano puniti i responsabili degli spari avvenuti durante l’assemblea e che si rispetti il legittimo diritto del popolo di San Francisco del Mar a decidere sul destino delle proprie terre e beni naturali.
  2. Che ci pronunciamo per il pieno rispetto all’organizzazione comunitaria e autonoma di Santa María Ostula, per la detenzione di Jesús Cruz Virrueta (alias Chuy Playas), Fernando Cruz Mendoza (alias El Tena), José María Cruz (alias el Tunco), Federico González Medina (alias Lico) y Mario Álvarez López (alias El Chacal), lo smantellamento della struttura economica e politica che li sostiene, il castigo ai militari e politici responsabili dell’assassinio del bambino Hidelberto Reyes García e di tutti i comuneros assassinati, la cancellazione degli ordini d’arresto contro i comandanti di Ostula e della regione Sierra Costa, la presentazione in vita degli scomparsi e il rispetto assoluto del territorio comunale di Ostula.
  3. Che esigiamo l’immediata liberazione assoluta del compagno Raymundo Pascual García originario di San Ildefonso, Amealco, Qro., che è stato detenuto per aver partecipato insieme alla comunità alla mobilitazione contro il gasolinazo imposto dal malgoverno, perché cessi il saccheggio di terre delle comunità di Galeras e La Peñuela del municipio di Colón, Querétaro e il castigo dei responsabili per l’ingiusta carcerazione di più di 3 anni delle compagne indigene Ñhañhu de Amealco, Querétaro: Jacinta Francisco Marcial, Alberta Alcántara Juan e Teresa González.

Ai nostri fratelli e sorelle dei popoli Ikoot, Purhépecha, Nahua e Ñhañu in queste regioni e nel resto del paese, dove sostengono ogni giorno la nostra speranza, ribellione e dignità con la loro lotta, diciamo che non siete soli, che i colori, le lingue e le geografie che compongono il CNI sono le vostre, che il vostro anelito di giustizia è il nostro, che il vostro dolore ci addolora e che la vostra esigenza che fa fiorire la nascita di un nuovo mondo è il nostro cuore e la nostra certezza irrinunciabile.

Affinché la dignità divenga costume

Libertà per tutti i prigionieri politici

Presentazione in vita degli scomparsi

Giustizia per San Francisco del Mar

Giustizia per Calzonzin

Giustizia per Santa María Ostula

Giustizia per il popolo Ñhañu di Querétaro

Cordialmente

Per la Ricostruzione Integrale dei Nostri Popoli

Mai più un Messico senza di Noi

Marzo 2017

Congresso Nazionale Indigeno

Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano

lunedì 6 marzo 2017

Kurdistan - Facciamo del Ventunesimo Secolo il Secolo della Liberazione delle Donne!

Facciamo del Ventunesimo Secolo il Secolo della Liberazione delle Donne!
Nel primo quarto del ventunesimo secolo le donne del mondo intero si sono confrontate con una concentrazione estrema degli attacchi del patriarcato. Questi attacchi sistematici hanno raggiunto nel frattempo il carattere di una guerra contro le donne. L’asservimento delle donne yezide da parte dello Stato Islamico, il rapimento di donne nigeriane da parte di Boko Haram, l’odio verso le donne propagato da esponenti politici populisti come Trump, le violenze di massa o la privazione dei diritti e delle libertà, che le donne hanno contrastato, sono solo alcuni esempi che ci illustrano la gravità della situazione. Noi celebriamo, l’8 marzo, la Giornata Internazionale delle Donne di quest’anno con un simile scenario sullo sfondo.
Tuttavia, parallelamente all’accrescimento estremo degli attacchi ostili verso le donne da parte del sistema globale patriarcale, cresce anche la resistenza delle donne. Dappertutto nel mondo le donne si difendono, da attacchi fisici, psicologici, sessuali, politici, economici, culturali ed ecologici. Esse si riconoscono nella lotta mondiale delle donne per la libertà e l’autodeterminazione.
Un importante ruolo di conduzione in questa lotta su scala mondiale è rivestito dal movimento femminile kurdo, il quale, soprattutto attraverso la propria resistenza contro la mentalità patriarcale ostile verso le donne – sia che si manifesti nella forma dello Stato Islamico, sia dell’AKP, o in altre modalità – ha suscitato ammirazione, dappertutto nel mondo. Per il movimento delle donne kurde la resistenza non è da separare dai processi creativi. Mentre noi resistiamo, da un lato, agli attacchi ostili verso le donne, e difendiamo la nostra vita, la nostra libertà, i nostri sogni e le nostre utopie, costruiamo dall’altro lato, contemporaneamente, anche un nostro sistema alternativo. Ciò è essenziale, dal momento che soltanto così si può conseguire e garantire un reale cambiamento. Soltanto così, inoltre, possiamo davvero parlare di una rivoluzione delle donne.

Stati Uniti - Marcia per Standing Rock a New York

Marcia per Standing Rock a New York
Sei giorni prima della Native March on Washington, DC, sabato 4 marzo una folla di attivisti si è radunata di fronte alla New York Public Library e si è diretta verso la Trump Tower per protestare contro l’oleodotto Dakota Access e la minaccia da esso rappresentata nei confronti della tribù Sioux Standing Rock, le sue terre sacre e le sue fonti d’acqua potabile.
Il giorno prima, in un’operazione coordinata, sono stati inviati mails e tweets al Sindaco di New York Bill de Blasio, chiedendogli di rispettare l’impegno di ritirare i fondi della città dalla Banca Wells Fargo per il suo coinvolgimento nell'oleodotto.
Il 17 febbraio il Sindaco de Blasio aveva dichiarato che New York City sosteneva Standing Rock. La costruzione dell’oleodotto Dakota Access avrebbe non solo violato “i diritti umani e tribali della riserva di Standing Rock”, ma avrebbe anche quasi sicuramente avuto conseguenze ambientali negative sulla terra, l’acqua e la salute degli abitanti della zona.
De Blasio è una delle persone responsabili di oltre 165 miliardi di dollari destinati a finanziare i benefici di oltre 700.000 dipendenti della città, in servizio attivo o in pensione. Forse non sarà facile per il sindaco rispettare l’impegno preso, ma New York non sarebbe la prima città a prendere questa decisione. Seattle, Santa Monica, Davis e Alameda hanno già ritirato i loro fondi dalla Wells Fargo, o si accingono a farlo.


 tratto da Pressenza

sabato 4 marzo 2017

Honduras - Proteste a un anno dall’assassinio di Berta Cáceres

Honduras, proteste a un anno dall’assassinio di Berta CáceresIn Honduras, centinaia di persone si sono radunate giovedì davanti alla sede della Corte Suprema a Tegucigalpa per chiedere giustizia per Berta Cáceres, la famosa leader ambientalista e femminista assassinata in casa sua un anno fa. Otto uomini sono stati arrestati in quanto sospettati della sua uccisione, tra cui un maggiore dell’esercito in servizio attivo e due militari in pensione. Due di questi sospetti sarebbero stati addestrati negli Stati Uniti.
“Siamo qui per denunciare che non è stata fatta giustizia” ha dichiarato Bertita Isabel Zúñiga Cáceres, figlia di Berta. “Le autorità vogliono farci credere che il caso sia risolto, ma noi affermiamo che ci sono molte irregolarità. Non c’è garanzia che le persone arrestate vengano imprigionate e condannate.”
Poliziotti in tenuta anti sommossa hanno lanciato lacrimogeni sui partecipanti alla protesta di giovedì a Tegucigalpa e questi hanno risposto tirando pietre. I manifestanti chiedevano la fine dell’impunità per gli assassini degli oltre 150 attivisti per i diritti alla terra morti nella valle di Aguan dal 2009.
tratto da Democracy Now!

venerdì 3 marzo 2017

Turchia - Ha vinto la paura

di Ilaria de Bonis
Turkey Purge è un collettivo di giovani giornalisti turchi «diventati la voce libera della gente comune», come loro stessi si definiscono. Il lavoro di questi attivisti è molto utile oggi, nella Turchia del post golpe: il loro sito web aiuta a visualizzare i numeri e i dettagli della ‘purga’ del presidente-sultano, che sta annientando la libertà del paese. Inoltre traduce (in inglese) notizie che parlano di violazioni e arbitri contro le persone. Turkey Purge tiene desta l’attenzione su tutte le violazioni dei diritti umani. 
Abbiamo rivolto ai giornalisti alcune domande per mail ed hanno risposto collettivamente, raccomandandosi di riferire soprattutto la loro “preoccupazione per il destino della gente comune”. Parlano di “una deriva autoritaria” che si sta allargando. Con la scusa del terrorismo Erdogan può far fuori chiunque: colpisce i funzionari, gli insegnanti, gli impiegati, i parenti dei giornalisti. Chi non è dichiaratamente col presidente, è contro di lui. Il risultato è che in Turchia domina la paura e la gente sta diventando “apolitica”..
Che ne è della gente comune in Turchia in questo momento storico?
Questa cosa ci turba molto. Nessuno sembra preoccuparsi più di tanto delle migliaia di persone che vengono “punite” quotidianamente con l’accusa di terrorismo o sostegno al terrorismo. Il rischio di finire nel calderone dei sospettati gioca un ruolo fondamentale nel creare una società sempre più “apolitica”. Nessuno mette più in discussione la narrativa ufficiale. Mentre il governo punisce tutto ciò che percepisce come nemico, la gente prende per buono il pretesto di Erdogan nel dire che la sicurezza nazionale è sotto attacco.
C’è una paralisi sociale diffusa. Perché?

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!