venerdì 28 novembre 2014

Messico - PRIMO FESTIVAL MONDIALE DELLE RESISTENZE E DELLE RIBELLIONI CONTRO IL CAPITALISMO

PRIMO FESTIVAL MONDIALE DELLE RESISTENZE E DELLE RIBELLIONI CONTRO ILCAPITALISMO
PROGRAMMA GENERALE
INAUGURAZIONE. COMUNITA’ DI SAN FRANCISCO XOCHICUAUTLA, MUNICIPIO DI LERMA, ESTADO DE MÉXICO.
Sabato 20 dicembre 2014:
Ore 16:00  Inizio delle registrazioni e ricevimento dei delegati.
Domenica 21 dicembre 2014:
·    Ore 8:00 Proseguimento delle registrazioni e colazione.
·    Ore 13:00-14:00 Pranzo.
·  Ore 14:00-16:00 Inaugurazione del Primo Festival Mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni Contro il Capitalismo.
·         Ore 16:00-21:00 Evento culturale.

Nota:
·       Ore 18:00 partenza di delegati e delegate per Amilcingo.
·      Ore 21:00 arrivo ad Amilcingo ed inizio delle iscrizioni de@ delegat@ per questa sede della condivisione.

PRIME CONDIVISIONI A SAN FRANCISCO XOCHICUAUTLA E AMILCINGO.
San Francisco Xochicuautla, Municipio di Lerma, Estado de México.
Lunedì 22 dicembre 2014:
·         Ore 8:00 Colazione.
·         Ore 9:00 Inizio dei lavori della Condivisione.
·         Ore 14:00-15:00 Pranzo.
·         Ore 15:00 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 19:00 Cena.

Martedì 23 dicembre 2014:
·         Ore 8:00 Colazione.
·         Ore 9:00 Inizio dei lavori della Condivisione.
·         Ore 14:00-15:00 Pranzo.
·         Ore 15:00 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 19:00 Chiusura dei lavori della Condivisione.
·         Ore 19:30 Cena.

Amilcingo, Municipio di Temoac, Morelos.
Lunedì 22 dicembre 2014:
·         Ore 8:00 Colazione.
·         Ore 9:00 Benvenuto da parte dei compagni di Amilcingo.
·         Ore 9:30 Inizio dei lavori della Condivisione.
·         Ore 14:00-15:00 Pranzo.
·         Ore 15:00 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 19:00 Cena.

Martedì 23 dicembre 2014:
·         Ore 8:00 Colazione.
·         Ore 9:00 Inizio dei lavori della Condivisione.
·         Ore 14:00-15:00 Pranzo.
·         Ore 15:00 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 19:00 Chiusura dei lavori della Condivisione.
·         Ore 19:30 Cena.

GRANDE FESTIVAL CULTURALE A CITTA’ DEL MESSICO 24, 25 E 26 DICEMBRE 2014.
Lienzo Charro, Cabeza de Juárez. Av. Guelatao, No 50, Colonia Álvaro Obregón. Delegación Iztapalapa
Nota:
·         27 dicembre 2014. Partenza dei delegati e delegate del CNI e della Sexta per la sede di Candelaria, Campeche.

TERZA CONDIVISIONE. MONCLOVA, MUNICIPIO DI CANDELARIA, CAMPECHE.
Sabato 27 dicembre 2014:
·         Ore 16:00 Inizio iscrizioni delle e dei delegati a Monclova.

Domenica 28 dicembre 2014:
·         Ore 7:00 Colazione.
·         Ore 9:00 Benvenuto da parte dei compagni della Península.
·         Ore 9:30 Inizio dei lavori della Condivisione.
·         Ore 12:00 Pausa e pozol.
·         Ore 12:30 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 16:00-17:00 Pranzo.
·         Ore 17:00 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 20:00 Chiusura.

Lunedì 29 dicembre 2014:
·         Ore 7:00 Colazione.
·         Ore 9:00 Inizio dei lavori della Condivisione.
·         Ore 12:00 Pausa e pozol.
·         Ore 12:30 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 16:00-17:00 Pranzo.
·         Ore 17:00 Continuazione dei lavori della Condivisione.
·         Ore 20:00 Chiusura.

Nota:
·         Martedì 30 dicembre 2014. Partenza di delegati e delegate del CNI e della Sexta per Oventic.

FESTA DELLA RIBELLIONE E DELLA RESISTENZA ANTICAPITALISTA NEL CARACOL DI OVENTIC, CHIAPAS.
31 dicembre 2014 e Primo gennaio 2015.
PLENARIA CONCLUSIVA, ACCORDI E DICHIARAZIONI. CIDECI, SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS, CHIAPAS.
2 gennaio 2015:
·         Riassunti delle relazioni di ogni Condivisione.
·         Proposte risultanti.

3 gennaio 2015:
·         Accordi e compiti.
·         Dichiarazioni.

CHIUSURA.
_______________________________________________________________
REGISTRAZIONE ED ISCRIZIONE DEI DELEGAT@.
Potranno registrarsi ed iscriversi per partecipare come delegat@:
1.  Popoli, comunità ed organizzazioni membri del CNI.
2.  Gli aderenti alla Sexta Nazionale ed Internazionale.
3.  Popoli, comunità ed organizzazioni indigene local e regionali invitati direttamente dalle sedi delle condivisioni in accordo con la Coordinación Provisional del CNI.
4. Le organizzazioni social in resistenza invitate dal Congresso nazionale Indigeno e dall’Esercito Zapatista di Liberazione nazionale.

Potranno registrarsi come stampa:
1.     I media liberi e alternativi aderenti alla Sexta.

Per la registrazione ed iscrizione de@ delegat@ viene costituita una COMISIÓN ÚNICA DE REGISTRO formata dalla Coordinación Provisional del CNI, delegat@ di ognuna delle sedi delle condivisioni ed una commissione della Sexta Nazionale.
·  La registrazione de@ delegat@ del Congresso Nazionale Indigeno avverrà tramite l’indirizzo di posta elettronica catedratatajuan@gmail.com fino a prima del 15 dicembre 2014 specificando chiaramente nella mail il nome de@ delegat@, il popolo di appartenenza (lingua), comunità o organizzazione, municipio e stato. SI DOVRA’ INOLTRE INDICARE A QUALE TAPPA DEL FESTIVAL SI INTENDE PARTECIPARE O SE SI INTENDE PARTECIPARE A TUTTO IL FESTIVAL.

·   La registrazione de@ delegat@ della Sexta Nazionale ed Internazionale e dei media liberi ed alternativi avverrà tramite l’indirizzo di posta elettronica comparticionsexta@gmail.com fino a prima del 15 dicembre 2014 specificando chiaramente nella mail il nome de@ delegat@, organizzazione e/o collettivo o se in forma individuale, stato e paese. SI DOVRA’ INOLTRE INDICARE A QUALE TAPPA DEL FESTIVAL SI INTENDE PARTECIPARE O SE SI INTENDE PARTECIPARE A TUTTO IL FESTIVAL.

    La registrazione de@ delegat@ direttamente invitati avverrà tramite l’indirizzo di posta elettronica catedratatajuan@gmail.com o direttamente presso le sedi delle condivisioni secondo i tempi definiti nel programma del Festival.

I popoli, comunità ed organizzazioni membri del CNI e della Sexta che desiderino presentare un evento culturale o vendere prodotti durante il GRANDE FESTIVAL CULTURALE A CITTA’ DEL MESSICO dovranno rivolgersi all'indirizzo di posta elettronica comparticioncultural@gmail.com fornendo tutte le informazioni necessarie.

Messico, novembre 2014
DISTINTAMENTE
PER LA RICOSTRUZIONE INTEGRALE DEI NOSTRI POPOLI
MAI PIU’ UN MESSICO SENZA DI NOI

CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

Traduzione “Maribel” -Bergamo

giovedì 27 novembre 2014

Kurdistan - Il PKK si è costituito 36 anni fa

Formalmente costituito il 27 e il 28 Novembre 1978, il nucleo del PKK (Partiya Karkerên Kurdistan-Partito dei lavoratori del Kurdistan) era costituito prevalentemente da studenti di scienze politiche guidati da Abdullah Öcalan ad Ankara. 
Il gruppo spostò presto la sua attenzione alla numerosa popolazione curda nel sud-est della Turchia. 
Il 27 Novembre 1978 il gruppo ha adottato il nome “Partito dei Lavoratori del Kurdistan”.

Il colpo di Stato in Turchia del 1980 ha spinto l’organizzazione a un’altra fase, con i componenti che subiscono il carcere, sono soggetti alla pena capitale, o fuggono in Siria.
Il primo congresso dell’organizzazione si è tenuto nel 1982 ed ha sottolineato le varie fasi per la liberazione del Kurdistan. 
Il 15 Agosto 1984 il PKK ha effettuato la sua prima azione armata.

Il PKK attraverso le sue parole parole

Il nostro partito, sin dal suo inizio, è in lotta per l’esistenza, la libertà e l’onore del popolo curdo contro il genocidio iniziato dagli unionisti razzisti-sciovinisti all'inizio del 20° secolo, che si proponevano di porre fine alla libertà del popolo curdo e di spazzarli via dalla storia.

In questo senso la decisione adottata il 27 novembre 1978 di diventare un partito è stata anche una decisione per l’esistenza e la resistenza nazionale. 
Questo è il motivo per cui oggi questo giorno viene celebrato come resistenza nazionale dalla nostra gente. Nel corso degli anni il PKK ha combattuto per salvaguardare e realizzare la libertà del popolo kurdo contro le politiche fisiche e culturali di genocidio e assimilazione dello stato-nazione turco.

Il nostro partito ha messo in scena un’elevata resistenza contro uno dei più grandi eserciti nel mondo, sostenuto dalla NATO e anche dall'organizzazione Gladio, per portare il popolo curdo al punto di dichiarare l’autonomia democratica.

lunedì 24 novembre 2014

Messico - Liberateli. Subito.


di Gloria Muñoz Ramírez


Il 20 novembre sarà ricordato come un giorno storico, quando si sono svolte più di 500 mobilitazioni in Messico e nel mondo per chiedere di riavere in vita i 43 studenti di Ayotzinapa, Guerrero, dopo più di 50 giorni in cui sono stati vittime di sparizione forzata e tre dei loro compagni assassinati. La richiesta, anch’essa centrale, delle dimissioni del presidente Enrique Peña Nieto è risuonata contemporaneamente in Corea del Sud, Nuova Zelanda, India ed in centinaia di città di Stati Uniti ed Europa. Ed ovviamente, in tutto il territorio messicano. Il grido di “Andatevene tutti!” è stato certamente sentito dalla classe politica messicana di tutti i colori, i cui membri non osano nemmeno più frasi vedere in queste manifestazioni. Non si salva nessuno.

Questa storica giornata non si è conclusa con atti vandalici, come hanno riferito le grandi catene televisive, e l’irruzione della Polizia Federale e dei granatieri del DF. La carica di un gruppo di agenti in uno Zócalo semivuoto, quando il corteo ancora stava arrivando per avenida Madero, è stata la conclusione di una mobilitazione stracolma di simboli contro il potere.

Dalla notte di giovedì all'alba di venerdì erano iniziate a circolare le immagini che hanno smontato le versioni ufficiali secondo le quali gruppi di attivisti avrebbero attaccato i manifestanti. Una dopo l’latra le testimonianza compongono la realtà di tre ore di cariche e botte della polizia e detenzioni arbitrarie.

Julián Rodrigo Simón accusa: “Erano le 9:15 circa quando abbiamo sentito uno di loro dire agli altri: ‘chínguenselos‘. E subito ci sono stati addosso. Ci hanno preso a calci, a me e le mie due sorelle”.

Le immagini dei video mostrano una donna nella stazione Pino Suárez della Metro, seduta in terra con la figlia tra le braccia, in segno di pace di fronte a centinaia di stivali di poliziotti intorno a lei. Un uomo si siede accanto a lei, e poi un altro, ed un altro ed un altro ancora. 

Così a formare un cordone di persone sedute in resistenza pacifica che sconcerta gli agenti.

Uno dei video è stato girato dall’hotel Majestic, su di una piazza semivuota che in pochi minuti viene sgomberata. Dalla terrazza si fissano i colpi contro i manifestanti. Gli ospiti, molti turisti stranieri, si affollano alla ringhiera e, mentre uno filma, il resto grida disperatamente: 

Figli di puttana! Li state massacrando!


Gli arrestati nella mobilitazione devono essere liberati. Subito.

venerdì 21 novembre 2014

Kurdistan - Appello dal fronte: Tornate a Kobanê

Appello dal fronte: Tornate a Kobanê
I e le combattenti delle YPG/YPJ sul fronte sudovest continuano a resistere agli attacchi di ISIS. La combattente delle YPJ Viyan Avareş, che sta combattendo insieme a 2 sorelle a Kobanê, ha detto: “Resisteremo fino alla fine per Kobanê e la vittoria sarà nostra.” Il combattente delle YPG Zinar Kobanê ha chiesto di tornare a Kobanê e di unirsi alla lotta.

Mentre gli attacchi di ISIS contro Kobanê continuano per il 66simo giorno, i e le combattenti delle YPG e YPJ stanno resistendo su 3 fronti – i fronti est, sud e ovest – e continuando a respingere le bande. Sul fronte sudovest ci sono violenti scontri nella notte mentre c’è costante fuoco di cecchini durante il giorno.

‘Non sono stati in grado di ottenere nulla’
La combattente delle YPJ Viyan Avareş è sul fronte sudovest con due delle sue sorelle, mentre suo padre lavora nella logistica dietro le linee. Viyan Avareş, ha detto: “Anche se le bande hanno provato molto a spezzare la nostra resistenza non ci sono riuscite. Stiamo combattendo con il morale alto e nonostante le bande volessero prendere take Kobanê non sono riuscite a ottenere nulla.”

Viyan Avareş ha aggiunto che stanno combattendo dal 2011, dicendo: “Eravamo vicino Tel Abyad. Ci hanno attaccati con carri armati. Abbiamo risposto con i nostri AK47. Non abbandoneremo Kobanê. Combatteremo fino all’ultima casa e la vittoria sarà nostra.”

domenica 16 novembre 2014

Messico - I familiari degli studenti scomparsi di Ayotzinapa incontrano l’EZLN a Oventik

Comandante Javier porge il benvenuto alla carovana di Ayotzinapa nel caracol di Oventik, il 15 novembre 2014

Sorelle e fratelli genitori dei 43 studenti desaparecidos, Studenti ed Insegnanti della scuola Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa, dello stato di Guerrero.
Buona sera a tutti e tutte.
A nome delle nostre migliaia di compagni e compagne basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, vi diamo il più cordiale benvenuto in questo umile Caracol II di Oventik, Resistencia y Rebeldía por la Humanidad, della Zona Altos del Chiapas, Messico.
Siamo qui quali rappresentanti dei nostri popoli zapatisti per accogliervi a braccia aperte ed ascoltare le vostre parole.
Non siete soli! Il vostro dolore è il nostro dolore! La vostra rabbia è la nostra degna rabbia! E vi sosteniamo nella richiesta di riavere in vita i 43 studenti desaparecidos per l’azione criminale dei malgoverni; accomodatevi, siete a casa vostra, questo è il posto di tutte e tutti coloro che lottano.
Grazie.

Comandante Tacho apre l’incontro dell’EZLN con la carovana dei Ayotzinapa, il 15 novembre 2014

Compagne e compagni:
Padri e madri dei giovani studenti desaparecidos della Scuola Normale Rurale Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa, stato di Guerrero, Messico.
Agli studenti ed a tutti quelli che accompagnano questa carovana e a tutti i presenti.
A nome dei bambini, bambine, ragazzi, ragazze, uomini, donne, anziani ed anziane dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, benvenuti nel caracol di Oventik, Caracol II Resistencia y Rebeldía por la Humanidad.
Compagne e compagni:
L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale vuole ascoltare le vostre parole di dolore e rabbia, che sono anche nostre.
Noi non vogliamo sapere dei municipi bruciati, né delle auto bruciate, né di porte, né di palazzi.
Noi vogliamo ascoltare il vostro dolore, la vostra rabbia e la vostra angoscia di non sapere dove si trovano i vostri ragazzi.
Vogliamo anche dirvi che noi zapatisti vi abbiamo accompagnati nelle proteste e mobilitazioni che si sono svolte in Messico e nel mondo, anche se sui mezzi di comunicazione prezzolati non appaiono le nostre azioni di dolore e rabbia, ma vogliamo dirvi che vi abbiamo accompagnati con fatti reali e veri.
Per questo vogliamo che ci parliate e noi vogliamo ascoltarvi.
Se avessimo saputo del vostro arrivo qualche giorno prima, oggi ad accogliervi ed ascoltarvi saremmo stati molto più numerosi.
Noi oggi siamo qui in rappresentanza di tutti per accogliervi con tutto il cuore ed ascoltare il vostro dolore e la vostra rabbia.
È tutto.

Parole del Comando Generale dell’EZLN, per voce del Subcomandante Insurgente Moisés, al termine dell’incontro con la carovana dei familiari di desaparecidos e studenti di Ayotzinapa, nel caracol di Oventik, il giorno 15 novembre 2014.

Madri, Padri e Familiari dei nostri fratelli assassinati e scomparsi a Iguala, Guerrero:

Studenti della Scuola Normale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa, Guerrero:

Fratelli e sorelle:

Ringraziamo di tutto cuore per averci portato la vostra parola.

Sappiamo che per portarci questa parola diretta, senza intermediari, senza interpretazioni estranee, avete dovuto viaggiare molte ore e soffrire la stanchezza, la fame, il sonno.

Sappiamo anche che per voi questo sacrificio è parte del dovere che vi sentite.

Il dovere di non abbandonare i compagni fatti scomparire dai malgoverni, di non venderli, di non dimenticarli.

E’ a causa di questo senso del dovere che avete iniziato la vostra lotta fin da quando non si faceva alcun caso a essa, e i fratelli oggi scomparsi erano catalogati come “capelloni”, “novellini”, “futuri delinquenti che se lo meritavano”, “picchiatori”, “radicali”, “tamarri”, “agitatori”.

Così li hanno chiamati molti di quelli che ora si affollano attorno alla vostra degna rabbia per moda o convenienza, benché allora volessero incolpare della disgrazia la Normale Raúl Isidro Burgos.

C’è ancora chi tenta di farlo da là sopra, con l’intenzione di distrarre e nascondere il vero colpevole.

Per questo senso del dovere avete iniziato a parlare, a gridare, a spiegare, a raccontare, a usare la parola con coraggio, con degna rabbia.

Oggi, nel marasma di parole vane che uno o l’altro sparge sulla vostra degna causa, litigano ora per stabilire chi ha fatto in modo che foste conosciuti, ascoltati, compresi, abbracciati.

Forse non ve l’hanno detto, ma siete stati voi, i familiari e compagni degli studenti morti e scomparsi, a ottenere, con la forza del vostro dolore, e di tale dolore convertito in rabbia degna e nobile, che molte e molti, in Messico e nel Mondo, si sveglino, facciano domande, pongano in questione.

Per questo vi ringraziamo.

Non solo per averci onorato con l’aver portato la vostra parola perché la potessimo ascoltare, umili come siamo: senza rilevanza mediatica, senza contatti con i malgoverni, senza capacità né conoscenze per potervi accompagnare, spalla a spalla, nell’incessante andirivieni di ricerca dei vostri cari, che ormai lo sono anche per milioni di persone che non li hanno conosciuti; senza le parole sufficienti a darvi consolazione, sollievo, speranza.

Anche e soprattutto, vi ringraziamo per il vostro eroico impegno, la vostra saggia caparbietà di nominare i desaparecidos di fronte ai responsabili della loro disgrazia, di domandare giustizia di fronte alla superbia del potente, di insegnare ribellione e resistenza di fronte al conformismo e al cinismo.

Vogliamo ringraziarvi per gli insegnamenti che ci avete dato e ci state dando.

E’ terribile e meraviglioso che familiari e studenti poveri e umili che aspirano a diventare maestri, si siano convertiti nei migliori professori che abbiano visto i cieli di questo paese negli ultimi anni.

Fratelli e sorelle:
la vostra parola per noi è stata ed è una forza.

E’ come se ci abbiate dato un alimento pur essendo lontani, pur non conoscendoci, sebbene ci separassero i calendari e le geografie, cioè il tempo e la distanza.

E vi ringraziamo anche perché ora vediamo, ascoltiamo e leggiamo che altri cercano di zittire la vostra parola dura, forte, quel nucleo di dolore e rabbia che ha messo in moto tutto.

E noi vediamo, ascoltiamo e leggiamo che ora si parla di porte che prima non importavano a nessuno.

Dimenticando che da tempo tali porte sono servite a indicare a quelli di fuori che non erano affatto tenuti in considerazione nelle decisioni che prendevano quelli all’interno.

Dimenticando che ora tali porte sono parte soltanto di un baraccone inservibile, dove si simula sovranità e ci sono solo servilismo e sottomissione.

Dimenticando che tali porte danno soltanto su un grande centro commerciale al quale non accede il popolo che sta fuori, e nel quale si vendono i rottami di quel che in qualche tempo è stata la Nazione messicana.

A noi non interessano queste porte.

Né ci interessa se le bruciano, se le adorano, se le vedono con rabbia, o con nostalgia, o con desiderio.

A noi importano di più le vostre parole.

La vostra rabbia, la vostra ribellione, la vostra resistenza.

Perché là fuori si parla, si discute, si chiosa su violenza e non violenza, lasciando da parte che la violenza si siede tutti i giorni a tavola con la maggioranza delle persone, cammina con loro al lavoro, a scuola, torna con loro a casa, dorme con loro, diventa incubo che è sogno e realtà indipendentemente dall'età, dalla razza, dal genere, dalla lingua, dalla cultura.

E noi ascoltiamo, vediamo e leggiamo che là fuori si discutono colpi di mano di destra e di sinistra, ovvero chi mandiamo via per vedere chi mettiamo al suo posto.

E si dimentica così che l’intero sistema politico è marcio.

Che non è tanto il fatto di avere relazioni con il crimine organizzato, con il narcotraffico, con le molestie, le aggressioni, gli stupri, le botte, le carceri, le sparizioni, gli omicidi, bensì che tutto questo è già parte della sua essenza.

Perché non si può più parlare della classe politica e differenziarla dagli incubi che soffrono milioni di persone in queste terre.

Corruzione, impunità, autoritarismo, crimine organizzato e disorganizzato, sono già negli emblemi, negli statuti, nelle dichiarazioni di principi e nella pratica di tutta la classe politica messicana.

A noi non importano i perché e percome, gli accordi e disaccordi che quelli di sopra imbastiscono per decidere chi si incarica ora della macchina di distruzione e morte in cui si è convertito lo Stato messicano.

A noi importano le vostre parole.
La vostra rabbia, la vostra ribellione, la vostra resistenza.

E noi vediamo, leggiamo e ascoltiamo che là fuori si discutono calendari, sempre i calendari di sopra, con le loro date ingannevoli che nascondono le oppressioni che oggi patiamo.

Perché si dimentica che dietro Zapata e Villa si nascondono quelli che sono rimasti, i Carranza, Obregón, Calles e la lunga lista di nomi che, sul sangue di chi è stato come noi, prolunga il terrore fino ai nostri giorni.

A noi importano le vostre parole.
La vostra rabbia, la vostra ribellione, la vostra resistenza.

E noi leggiamo, ascoltiamo e vediamo che là fuori si discutono tattiche e strategie, i metodi, il programma, il che fare, chi dirige chi, chi comanda e verso dove è orientato.

E si dimentica che le domande sono semplici e chiare: devono ricomparire in vita tutti e tutte, non solo quelli di Ayotzinapa; devono essere puniti i colpevoli di tutto lo spettro politico e di tutti i livelli; e si deve fare il necessario perché non si torni mai più a ripetere l’orrore contro chiunque in questo mondo, anche se non si tratta di una personalità o di qualcuno di prestigio.

A noi importano le vostre parole.
La vostra rabbia, la vostra ribellione, la vostra resistenza.

Perché nelle vostre parole noi ascoltiamo anche noi stessi.

In queste parole ci sentiamo dire e dirci che nessuno pensa a noi, i poveri di sotto.

Nessuno, assolutamente nessuno pensa a noi.

Fanno solo finta di esserci per vedere cosa cavarne, quanto possono crescere, guadagnare, raccogliere, fare, disfare, dire, tacere.

Molti giorni fa, nei primi giorni di ottobre, quando appena appena si iniziava a comprendere l’orrore di ciò che era avvenuto, vi mandammo alcune parole.

Piccole, come da tempo sono di per sé le nostre parole.

Poche parole perché il dolore non trova mai parole sufficienti che lo dicano, che lo spieghino, che lo allevino, che lo curino.

Allora vi dicemmo che non siete soli.

Ma con ciò vi dicemmo non soltanto che vi appoggiavamo e che, seppure lontani, il vostro dolore era nostro, come nostra è la vostra degna rabbia.

Sì, vi dicemmo questo ma non solo questo.

Vi avevamo detto anche che nel vostro dolore e nella vostra rabbia non eravate soli perché migliaia di uomini, donne, bambini e anziani conoscono sulla propria pelle quell’incubo.

Non siete soli sorelle e fratelli.

Cercate le vostre parole anche nei familiari dei bambini e delle bambine assassinati nell’asilo nido ABC nel Sonora; nelle organizzazioni per i desaparecidos nel Coahuila; nei familiari delle vittime innocenti della guerra, persa fin dall'inizio, contro il narcotraffico; nei familiari dei migliaia di migranti eliminati nell'intero territorio messicano.

Cercatele nelle vittime quotidiane che, in ogni angolo del nostro paese, sanno che l’autorità legale è chi picchia, annichila, ruba, sequestra, estorce, stupra, incarcera, uccide, a volte sotto le vesti di organizzazione criminale e a volte come governo legalmente costituito.

Cercate i popoli originari che, da prima che il tempo fosse tempo, serbano la saggezza necessaria a resistere e che conoscono più di chiunque altro il dolore e la rabbia.

Cercate lo Yaqui e si troverà in voi.

Cercate il Nahua e vedrete che la vostra parola sarà accolta.

Cercate il Ñahtó e lo specchio sarà mutuo.

Cercate coloro che hanno innalzato queste terre e con il loro sangue hanno partorito questa Nazione fin da prima che la chiamassero “Messico”, e saprete che di sotto la parola è ponte che attraversa senza timore.

Perciò ha forza la vostra parola.

Nelle vostre parole si sono visti riflessi in milioni.

Molti lo dicono, anche se la maggior parte lo tace ma fa suo il vostro reclamare e dentro di sé ripete le vostre parole.

Si identificano con voi, con il vostro dolore e la vostra rabbia.

Sappiamo che molti vi richiedono, vi esigono, vi domandano, vi vogliono portare da una parte o dall'altra, vi vogliono usare, vi vogliono comandare.

Sappiamo che è molto il frastuono che vi scagliano contro.

Noi non vogliamo aggiungere frastuono al frastuono.

Noi vogliamo solo dirvi di non lasciar cadere la vostra parola.

Non lasciatela cadere.

Non affievolitela.

Fatela crescere perché si elevi al di sopra del frastuono e della menzogna.

Non abbandonatela perché in lei prosegue non solo la memoria dei vostri morti e desaparecidos, ma cammina anche la rabbia di chi oggi è di sotto perché gli altri siano di sopra.

Sorelle e fratelli:

Noi pensiamo che forse sapete già che può succedere che rimaniate soli, e che siate preparati.

Che può succedere che quelli che ora si affollano su di voi per usarvi a proprio beneficio, vi abbandonino e corrano altrove alla ricerca di un’altra moda, di un altro movimento, di un’altra mobilitazione.

Noi vi parliamo di ciò che conosciamo perché è già parte della nostra storia.

Fate conto che siano 100 quelli che ora vi accompagnano nelle vostre richieste.

Di questi 100, 50 vi sostituiranno per la moda che verrà al prossimo giro di calendario.

Dei 50 che resteranno, 30 compreranno l’oblio che fin d’ora si offre a pagamenti rateali e si dirà di voi che ormai non esistete, che non avete combinato nulla, che siete stati una farsa per distrarre da altre cose, che siete stati un’invenzione del governo affinché non facesse progressi il tal partito o il tal personaggio politico.

Dei 20 rimanenti, 19 fuggiranno impauriti al primo vetro rotto perché le vittime di Ayotzinapa, di Sonora, di Coahuila, di qualsiasi geografia, restano nei mezzi di comunicazione solo un momento e possono scegliere di non vedere, di non ascoltare, di non leggere, girando pagina, cambiando canale o stazione, ma un vetro rotto è, in cambio, una profezia.

E allora, di 100 vedrete che ne resterà solo uno, una, unoa.

Ma questa una o uno o unoa, si è scoperta nelle vostre parole; ha aperto il suo cuore, come diciamo noi, e in quel cuore si sono seminati il dolore e la rabbia della vostra indignazione.

Non soltanto per i vostri morti e desaparecidos, ma anche per quell’uno, una, unoa tra cento, dovete andare avanti.

Perché quell'una o uno o unoa, come voi, non si arrende, non si vende, non zoppica.

Come parte di quell'uno per cento, magari la più piccola, stiamo e staremo noi zapatiste e zapatisti.

Ma non solo.

Ci sono molte, molti, moltei di più.

Perché risulta che i pochi sono pochi finché si incontrano e si scoprono in altri.

Allora accadrà qualcosa di terribile e meraviglioso.

E quelli che si credevano pochi e soli, scopriranno che siamo la maggioranza in tutti i sensi.

E che sono quelli di sopra a essere pochi, in verità.

E allora bisognerà ribaltare il mondo perché non è giusto che i pochi dominino i molti, le molte.

Perché non è giusto che ci siano dominatori e dominati.

Sorelle e fratelli:

Tutto questo diciamo noi, secondo i nostri pensieri che sono le nostre storie.

Voi, nelle vostre storie, ascolterete molti altri pensieri, così come ora ci fate l’onore di ascoltare i nostri.

E voi avete la saggezza per prendere ciò che ci trovate di buono e disfarvi di ciò che vedete di male in tali pensieri.

Noi come zapatisti pensiamo che i cambiamenti che importano davvero, che sono profondi, che creano altre storie, sono quelli che iniziano con i pochi e non con i tanti.

Però sappiamo che voi sapete che sebbene passerà di moda Ayotzinapa, che sebbene falliranno i grandi piani, le strategie e le tattiche, che sebbene passeranno le congiunture e diverranno di moda altri interessi e altre forze, che sebbene se ne andranno quelli che oggi si agglomerano su di voi come animali da carogna che prosperano sul dolore altrui; sebbene tutto questo passerà, voi e noi sappiamo che c’è in ogni luogo un dolore come il nostro, una rabbia come la nostra, un impegno come il nostro.

Noi come zapatisti che siamo vi invitiamo ad andare da questi dolori e queste rabbie.

Cercateli, incontrateli, rispettateli, parlateci e ascoltateli, scambiate i vostri dolori.

Perché noi sappiamo che quando dolori differenti si incontrano non germinano in rassegnazione, tristezza e abbandono, bensì in ribellione organizzata.

Sappiamo che nel vostro cuore, indipendentemente dalle vostre credenze e dalle vostre ideologie e organizzazioni politiche, ad animarvi è la richiesta di giustizia.

Non spezzatevi.

Non dividetevi, a meno che non sia per arrivare più lontano.

E soprattutto, non dimenticate che non siete soli.

Sorelle e fratelli:

Con le nostre piccole forze ma con tutto il nostro cuore abbiamo fatto e faremo il possibile per appoggiare la vostra giusta lotta.

Non è stata molta la nostra parola perché abbiamo visto che ci sono molti interessi, dei politici di sopra in prima fila, che vi vogliono usare a proprio gusto e convenienza, e non ci sommiamo né ci sommeremo al volo rapace degli opportunisti svergognati ai quali non importa nulla che ricompaiano in vita quelli che mancano ora, bensì importa portare acqua al mulino della loro ambizione.

Il nostro silenzio ha significato e significa rispetto perché la dimensione della vostra lotta è gigante.

Perciò i nostri passi sono stati in silenzio, per farvi sapere che non siete soli, perché sappiate che il vostro dolore è il nostro e nostra è anche la vostra degna rabbia.

Perciò le nostre piccole luci si sono accese dove nessuno, a parte noi, ne teneva conto.

Chi vede come poca cosa o ignora questo nostro sforzo, e reclama ed esige che parliamo, che dichiariamo, che aggiungiamo rumore al rumore, è un razzista che disprezza ciò che non appare di sopra.

Perché è importante che voi sappiate che vi appoggiamo, ma è importante anche che noi sappiamo di appoggiare una causa giusta, nobile e degna, così come lo è quella che ora anima la vostra carovana per tutto il paese.

Perché questo, sapere che appoggiamo un movimento onesto, per noi è alimento e speranza.

Sarebbe un male se non ci fosse alcun movimento onesto, e che in tutto il grande sotto che siamo si fosse replicata la farsa grottesca di sopra.

Noi pensiamo che chi punta su un calendario di sopra o su una scadenza, vi abbandonerà quando apparirà una nuova scadenza all’orizzonte.

Avendo fiutato una congiuntura per la quale nulla hanno fatto e che all’inizio hanno disprezzato, aspettano che “le masse” gli aprano la strada al Potere e che un uomo supplisca a una altro uomo di sopra mentre sotto non cambia niente.

Noi pensiamo che le congiunture che trasformano il mondo non nascono dai calendari di sopra, ma sono create dal lavoro quotidiano, tenace e continuo di coloro che scelgono di organizzarsi invece di unirsi alla moda di turno.

Certo, ci sarà un cambiamento profondo, una trasformazione reale in questo e in altri territori dolenti del mondo.

Non una ma molte rivoluzioni dovranno scuotere il pianeta.

Ma il risultato non sarà un cambio di nomi e di etichette per cui quello di sopra continui a stare di sopra a spese di chi sta sotto.

La trasformazione reale non sarà un cambio di governo, ma di relazione, per la quale il popolo comandi e il governo obbedisca.

Per la quale essere governo non sia un affare.

Per la quale essere donne, uomini, altri, bambine, bambini, anziani, giovani, lavoratori o lavoratrici della campagna e della città, non sia un incubo o un trofeo di caccia per il piacere o l’arricchimento dei governanti.

Per la quale la donna non sia umiliata, l’indigeno disprezzato, il giovane desaparecido, il diverso dipinto come un diavolo, l’infanzia resa una merce, la vecchiaia accantonata.

Per la quale il terrore e la morte non regnino.

Per la quale non ci siano né re né sudditi, né padroni né schiavi, né sfruttatori né sfruttati, né salvatori né salvati, né leader né seguaci, né comandanti né comandati, né pastori né pecore.

Sì, sappiamo che non sarà facile.

Sì, sappiamo anche che non sarà rapido.

Sì, ma sappiamo bene anche che non sarà un cambiamento di nomi e d’insegne nell’edificio criminale del sistema.

Ma sappiamo che sarà.

E sappiamo anche che voi e tutti gli altri troverete i vostri desaparecidos, che ci sarà giustizia, che per tutti quelli che hanno sofferto e soffrono questa pena ci sarà il sollievo di avere risposte al perché, cosa, chi e come, e su queste risposte non solo si costruirà il castigo dei responsabili, ma anche il necessario affinché non si ripeta e che l’essere giovane e studente, o donna, o bambino, o migrante, o indigeno, eccetera, non sia un marchio attraverso il quale il boia di turno identifichi la sua prossima vittima.

Sappiamo che così sarà perché abbiamo ascoltato qualcosa che abbiamo in comune, tra le molte altre cose.

Perché sappiamo che voi e noi non ci venderemo, non zoppicheremo e non ci arrenderemo.

Fratelli e sorelle:

Da parte nostra vogliamo soltanto che portiate con voi questo pensiero che vi diciamo dal fondo del nostro cuore collettivo:

Grazie per le vostre parole, sorelle e fratelli.

Ma soprattutto, grazie per la vostra lotta.

Grazie perché, sapendo di voi, sappiamo che già si vede l’orizzonte…

Democrazia!
Libertà!
Giustizia!

Dalle montagne del Sudest Messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno- Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Subcomandante Insurgente Moisés.

Messico, a 15 giorni del mese di novembre 2014, nell'anno 20 dall'inizio della guerra contro l’oblio.



BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!